Wall Street: Merck sostiene il Dow Jones, rally oltre +9% dopo annuncio pillola anti-Covid. Ma l’alert Fitch fa barcollare il sentiment
Wall Street inizia il mese di ottobre all’insegna dell’ottimismo, spronata anche dalla notizia della pillola anti-Covid prodotta da Merck. Dopo pochi minuti dall’inizio della sessione, arriva però la nota di Fitch, che avverte che la politica del tetto sul debito Usa potrebbe mettere a rischio il rating a tripla A degli Stati Uniti.
L’agenzia scrive che il flop dei tentativi del Congresso di sospendere il limite apposto sul debito Usa conferma una impasse che potrebbe essere tra le più lunghe dal 2013. Detto questo, Fitch ritiene che alla fine il tetto sul debito Usa verrà alzato o sospeso, in tempo per evitare un default.
Gli indici azionari Usa sbandano, il Dow Jones riduce i guadagni iniziali, lo S&P e il Nasdaq virano in rosso. Passate le 16 ore italiane, il Dow Jones rimane solido con un guadagno superiore ai 130 punti (+0,40%), a 33.967 punti circa; lo S&P è ora in rialzo dello 0,10% con una variazione pari a +0,10%, mentre il Nasdaq cede lo 0,30% a quota 14.403.
Tra i titoli Merck rimane protagonista, con un rally di oltre +9% sul Dow Jones: il colosso farmaceutico americano ha annunciato che il medicinale anti-virale prodotto insieme a Ridgeback Biotherapeutics, come trattamento della malattia del Covid-19, ha ridotto il rischio di ricoveri o di morte del 50% per pazienti malati in modo lieve o moderato. Le due società chiederanno alle autorità competenti l’autorizzazione di emergenza per l’utilizzo del farmaco.
La borsa Usa si lascia alle spalle un mese che ha confermato la propria reputazione.
Nel mese di settembre, noto per essere per la borsa Usa il peggiore dell’anno, lo S&P 500 ha perso il 4,8%, il Dow Jones è arretrato del 4,3% e il Nasdaq Composite ha segnato un ribasso del 5,3%: tutti e tre gli indici azionari hanno sofferto i ribassi più forti dell’anno.
In particolare, lo S&P 500 ha interrotto un ciclo rialzista che è durato ben sette mesi, incassando la perdita più forte, a settembre, da quella sofferta nel mese in cui è risuonato in tutto il mondo il campanello d’allarme della pandemia Covid-19, ovvero dal marzo del 2020.
“Il rallentamento della crescita, la politica monetaria meno accomodante, i problemi della Cina, lo smorzarsi degli stimoli fiscali, le persistenti strozzature nella catena dell’offerta sono tutti fattori che hanno cospirato contro il sentiment degli investitori”, ha commentato in una nota riportata dalla Cnbc Chris Hussey, managing director di Goldman Sachs.
Dieci degli 11 settori sottoindici dello S&P 500 hanno chiuso settembre in rosso, capitanati dal crollo pari a -7,4% delle material stocks, ovvero di quelle società che processano e lavorano in generale le materie prime, incluse quelle concentrate sull’esplorazione e lavorazione delle commodities.
Il comparto migliore è stato invece quello energetico, volato di oltre il 9% nel mese, sulla scia del Global Energy Crunch.
Effetto positivo dai tassi sui Treasuries, che scendono sotto la soglia dell’1,50%.
Dal fronte macroeconomico reso noto il rapporto sulle spese per consumi e redditi personali, che contiene anche il parametro dell’inflazione più monitorato dalla Fed per fare scelte di politica monetaria: si tratta dell’indice dei prezzi delle spese personali per consumi core che,
nel mese di agosto, è salito del 3,6% su base annua, come da attese e come nel mese precedente. Su base mensile, il rialzo è stato pari a +0,3%, anche in questo caso come da attese e come nel mese di luglio.
L’indice complessivo, inclusi dunque i prezzi dei beni energetici e alimentari, è cresciuto del 4,3%, più del 4,2% precedente.
Riguardo agli altri dati macro comunicati, i redditi personali sono scesi dello 0,2%, facendo peggio della crescita pari a +0,3% attesa e rallentando rispetto al precedente aumento dell’1,1%.
Le spese per consumi sono salite dello 0,8%, facendo meglio del +0,6% stimato e del +0,3% precedente.