Notizie Notizie Mondo Fed, Powell riaccende ansia tassi. Scatta l’ordine sell

Fed, Powell riaccende ansia tassi. Scatta l’ordine sell

8 Marzo 2023 11:19

Fed e tassi, Powell scatena panico tassi

La Fed di Jerome Powell torna a stremare i mercati, presentando la prospettiva di rialzi dei tassi anti-inflazione più aggressivi.+

I dati macroeconomici Usa, d’altronde, sono fin troppo positivi, e la crescita dell’inflazione è fin troppo alta rispetto ai desiderata di Powell & Co. E così, nel corso della sua audizione tanto attesa al Senato Usa, il presidente della Federal Reserve non è nella posizione di indorare la pillola: servono nuove strette monetarie, anche più aggressive.

Il che significa: anche più aggressive rispetto all’ultima stretta monetaria annunciata lo scorso 1° febbraio al termine della riunione di due giorni del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, quando i tassi Usa sono stati alzati di 25 punti base, balzando al nuovo range compreso tra il 4,5% e il 4,75%, record dall’ottobre del 2007.

Wall Street: tonfo Dow Jones, indice azzera guadagni 2023

Immediate le vendite a Wall Street, con l’indice Dow Jones che chiude la sessione con un tonfo di quasi 575 punti (-1,72%), a 32.856,46 punti.

Lo S&P 500 perde l’1,53% bucando la soglia di 4.000 punti, a quota 3.986,37.

Il Nasdaq Composite scivola dell’1,25% a 11.530,33 punti.

Con i suoi ribassi, il Dow Jones diventa negativo YTD, azzerando i guadagni messi a segno dall’inizio del 2023.

Gli ultimi dati macroeconomici si sono confermati più forti delle attese, fattore che suggerisce che il livello finale dei tassi di interesse sarà probabilmente più alto di quanto anticipato in precedenza”, ha detto Powell, aggiungendo che la Fed potrebbe dunque tornare ad alzare i tassi in modo più sostenuto rispetto a quanto ha deciso di fare nell’ultima riunione, quando ha annunciato una stretta monetaria di 25 punti base.

Se l’insieme dei dati dovesse indicare la necessità di varare una politica restrittiva più forte, saremmo pronti ad aumentare il ritmo dei rialzi dei tassi“, ha rincarato la dose il numero uno della Federal Reserve, nella sua audizione al Senato Usa.

Effetto Powell sui Treasuries: boom tassi 2 anni oltre il 5%

A reagire non è solo Wall Street, ma anche il mercato del reddito fisso, già vittima delle tensioni delle ultime settimane, legate sempre alla paura di una Fed più hawkish.

Occhio in particolare ai tassi dei titoli di stato Usa a due anni, che sono balzati fino a oltre il 5%, al 5,08%, livelli record dalla metà del 2007.

I tassi dei Treasuries Usa a 10 anni sono saliti anch’essi, attorno alla soglia del 4%, superata la scorsa settimana per la prima volta dal mese di novembre, poi bucata già nella seduta di venerdì scorso.

L’ansia Fed colpisce soprattutto la parte a breve della curva dei rendimenti Usa: dopo le parole di Powell al Senato Usa, i tassi dei Treasuries a due anni balzano al di sopra della soglia del 5% per la prima volta dal 1981.

Risultato: la curva dei rendimenti Usa non è stata mai così invertita da quell’anno, fattore che, secondo alcuni economisti, anticipa un hard landing per l’economia americana.

Mercati scommettono ora su tasso terminale Usa al 5,65%

Altro risultato, che fa tremare ulteriormente i mercati: gli stessi mercati ora scommettono su un tasso terminale Usa – ovvero sul tasso finale che la Fed raggiungerà con la carrellata di rialzi dei tassi – pari al 5,65%. Il che significa che, secondo i trader, Powell procederà a ulteriori strette di 105 punti base prima di mettere la parola punto ai tassi.

Fed e mercati, il commento di eToro

Gabriel Debach, market analyst di eToro, riassume e commenta quanto accaduto nelle ultime ore:

“In un contesto azionario ancora troppo incerto, dopo il deciso rimbalzo di inizio anno, i mercati azionari scivolano nuovamente sulla scia della testimonianza al Senato del numero uno della Fed, Jerome Powell. Nel discorso, due punti sembrano aver intimorito maggiormente gli investitori:

  • I dati di gennaio sull’occupazione, la spesa al consumo, la produzione manifatturiera e l’inflazione hanno invertito in parte le tendenze al ribasso che avevamo riscontrato nei dati di appena un mese fa. Una parte di questa inversione riflette probabilmente il clima stagionalmente caldo di gennaio in gran parte del Paese”.
  • Ma “l’ampiezza dell’inversione di tendenza e le revisioni del trimestre precedente suggeriscono che le pressioni inflazionistiche sono più elevate di quanto previsto al momento della precedente riunione del Federal Open Market Committee (FOMC)”.

Praticamente, sottolinea Debach, “sebbene l’inflazione si sia moderata negli ultimi mesi, il processo per riportarla al 2% ha una lunga strada da percorrere e sarà probabilmente accidentato”.

Gabriel Debach ricorda quanto detto da Jerome Powell:

“Gli ultimi dati economici sono stati più forti del previsto, il che suggerisce che il livello finale dei tassi di interesse sarà probabilmente più alto di quanto previsto in precedenza. Se l’insieme dei dati dovesse indicare che un inasprimento più rapido è giustificato, saremmo pronti ad aumentare il ritmo dei rialzi dei tassi. Per ripristinare la stabilità dei prezzi sarà probabilmente necessario mantenere un orientamento restrittivo della politica monetaria per qualche tempo”.

Per l’analista di eToro, “un déjà-vu, con stime sull’inflazione da parte della Fed ancora troppo rosee e revisioni al rialzo dei tassi terminali. Risultato: aspettative in aumento per un rialzo di 50 punti base, invece che di 25pb, nella prossima riunione del 21-22 marzo”.

Detto questo, avverte Debach, queste stesse aspettative potrebbero confermarsi ballerine, nel caso in cui i “prossimi rapporti sull’occupazione di venerdì e sull’inflazione di martedì prossimo dovessero essere più forti del previsto”.

In ogni caso, “oltre ai commenti di ieri e di oggi del presidente della Fed Jerome Powell, gli investitori in generale attenderanno con impazienza la riunione del FOMC di marzo, dove la Fed pubblicherà una nuova serie di previsioni sull’inflazione e sulla crescita economica, nonché il nuovo ‘dot plot’, che delineerà le nuove proiezioni dei membri del FOMC sul percorso dei tassi di interesse nei prossimi tre anni”.

Nel commentare la reazione dei mercati, il market analyst di eToro fa notare che “la testimonianza di Powell ha subito generato decisi, ma strani, movimenti sui mercati”.

Ovvero?

“Sebbene i listini azionari abbiano registrato correzioni alla luce di un nuovo previsto rialzo dei tassi, gli strumenti maggiormente sensibili ai suoi movimenti hanno riportato movimenti inferiori. Il tecnologico Nasdaq e il più ciclico Russell 2000 hanno infatti registrato vendite inferiori a quelle dello S&P 500; così come il Bitcoin, che, a conclusione del discorso programmatico di Powell, ha persino recuperato le iniziali vendite”.

Riferimento anche al “mercato obbligazionario, solito osservato speciale” che ” evidenzia in primis nuove preoccupazioni per un rallentamento economico”, tanto che “lo spread dei rendimenti a 10 e 2 anni registra nuovi minimi (su valori degli anni Ottanta) così come quello a 10 anni e 3 mesi, che vira nuovamente al ribasso”.

In particolare, facendo riferimento anche a quanto accaduto nel mercato dei titoli di stato dell’area euro, Debach indica che “il rendimento del Treasury a due anni, maggiormente sensibile alle politiche monetarie, rompe la soglia del 5%, una situazione che non si verificava del 2007″.

“Non meglio per i titoli di stato europei, con il Bund tedesco a 2 anni che ha superato il 3% di rendimento, situazione che non si verificava dal 2008″.

Powell al Congresso: commento Mps Capital Services

Commentano il discorso di Jerome Powell anche gli analisti di Mps Capital Services che, nella nota odierna, così scrivono:

“Ieri sono ritornate le tensioni sugli asset rischiosi a causa dei toni hawkish del governatore della Fed, Powell. Il passaggio chiave è stato l’affermazione secondo la quale la Fed potrebbe essere costretta ad accelerare il ritmo dei rialzi qualora i dati lo richiedessero”.

“A questo punto – confermano gli analisti di Mps Capital Services – il focus si sposta ai dati sul mercato del lavoro (venerdì) e all’inflazione USA (14 marzo) che anticiperanno la prossima riunione Fed del 22 marzo. Powell ha poi affermato che il terminal rate potrebbe essere superiore rispetto a quanto stimato (dai Dots) in precedenza”.

“Il mercato OIS ora prezza 40 pb di rialzo a marzo ed un terminal rate del 5,50-5,75% per giugno. Di pari passo aumentano le possibilità che l’atteggiamento restrittivo della Fed (higher for longer) possa causare una pesante recessione nella fase finale del 2023/inizio 2024, come indicato dall’inversione della curva 2-10 USA sprofondata ulteriormente a -105 pb”.