Wall Street in balia di paura tassi Fed. Il punto
Wall Street riparte dopo la settimana peggiore dell’anno, con il sentiment degli investitori che da settimane fa temere che il rally di inizio 2023 sia stato solo un fuoco di paglia.
Soltanto nella sessione di venerdì, il Dow Jones Industrial Average è sceso di 336 punti, o dell’1%, dopo aver ceduto nel corso della sessione fino a -510 punti (-1,54%); lo S&P 500 e il Nasdaq Composite hanno perso rispettivamente l’1% e l’1,7%.
Motivo: la pubblicazione del parametro preferito dalla Fed per monitorare il trend dell’inflazione: l’indice PCE core, che è avanzato oltre le attese, frantumando la convinzione, ormai piuttosto radicata nei mercati, secondo cui l’inflazione degli Stati Uniti avrebbe toccato il picco.
Il sell off di venerdì scorso ha ampliato le perdite di Wall Street su base settimanale. Il Dow Jones ha concluso la serttimana in calo del 3% e in rosso per la quarta settimana consecutiva. Lo S&P 500 è sceso del 2,7%, mentre il Nasdaq Composite ha perso il 3,3%.
La pubblicazione del dato cruciale relativo all’inflazione Usa è arrivata qualche giorno dopo la diffusione delle minute della Fed , relative all’ultima riunione del Fomc del 31 gennaio-1° febbraio, che si è conclusa con l’annuncio di un rialzo dei tassi di interesse Usa di 25 punti base, da parte della Fed guidata da Jerome Powell, al range compreso tra il 4,5% e il 4,75%, record dall’ottobre del 2007.
I verbali avevano già riacceso sui mercati i timori di ulteriori rialzi dei tassi più aggressivi : dal documento è emerso infatti come, alcuni esponenti della Fed fossero stati a favore, nel corso dell’ultimo meeting della banca centrale Usa, di un aumento dei tassi di 50 punti base, in un contesto ancora di rischi al rialzo sull’inflazione.
Il commento di Debach (eToro) su Wall Street (e non solo)
Così Gabriel Debach, market analyst di eToro, commenta quanto avvenuto a Wall Street nel corso delle ultime sessioni:
“Diventano tre le settimane consecutive di correzione per lo S&P 500, trascinato al ribasso delle preoccupazioni legate alle valutazioni azionarie e dello scetticismo degli investitori nei confronti della narrativa sulla disinflazione. Un mercato del lavoro più forte del previsto, i commenti da falco della Federal Reserve (Fed) e i dati di venerdì sulla spesa per consumi personali, più caldi del previsto, hanno convinto gli investitori che la Fed manterrà i tassi di interesse più alti più a lungo per frenare le pressioni inflazionistiche. Nonostante una Fed che avesse messo nero su bianco nelle sue previsioni (con opzione di revisione, spesso al rialzo) il suo futuro possibile percorso dei tassi, i mercati avevo scommesso su uno scenario decisamente più roseo”.
“Risultato – continua Debach – ora le proiezioni dei mercati risultano essere persino superiori a quelle inizialmente proiettate dal FOMC“.
L’analista di eToro fa notare che “in tale contesto lo S&P 500 scambia ora con un rapporto prezzo/utili forward di 17,5x, in deciso calo”. E che “non si salva neanche il fronte europeo dove, nonostante alcune decise buone letture macroeconomiche e societarie l’umore viene ad essere scalfito da una crescita del Pil tedesco per l’ultimo trimestre minore delle attese e, soprattutto, da un’inflazione core rivista al rialzo rispetto alle sue letture preliminari“.
Di conseguenza, prendendo in considerazione anche i sell che si sono abbattuti sulle borse europee e su altri listini azionari mondiali, “la scorsa settimana il mercato azionario globale ha visto bruciare circa 2,4 miliardi di dollari in termini di capitalizzazione”.
Gabriel Debach fa notare allo stesso tempo che, “con i mercati obbligazionari spaventati sul possibile rallentamento economico, con la curva dei tassi d’interesse invertita, sorprende la scommessa opposta del Dottor Rame, metallo spesso indicatore dell’andamento reale della produzione industriale. Dal ritorno cinese sui mercati il rame ha trovato quella forza necessaria per invertire quel annus horribilis del 2022, sebbene anche lui nelle ultime sedute abbia evidenziato cenni di preoccupazioni”.
Guardando ai prossimi giorni, “questa settimana è importante per i mercati azionari, con l’agenda macroeconomica statunitense che vedrà gli investitori principalmente focalizzati sui diversi interventi dei vari membri della Fed per cogliere eventuali spunti sul rivisto percorso al rialzo. PMI, ordini durevoli, bilancia commerciale, fiducia dei consumatori e dati sul mercato immobiliari le principali letture attese nella settimana”.
E sarà una “settimana decisamente intensa” anche “in Europa, tra i vari interventi dei funzionari di Francoforte, con le pubblicazioni dei resoconti della riunione di politica monetaria della BCE e dei rapporti sull’inflazione e sull’occupazione nell’Eurozona, in Germania, Francia, Italia e Spagna“.
Per quanto riguarda il fronte politico, “il primo marzo si terrà a Nuova Delhi, sotto la presidenza dell’India, la riunione di due giorni dei ministri degli Esteri del Gruppo dei 20 inizia a pochi giorni dal primo anniversario dell’invasione russa; il 3 marzo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sono attesi incontrarsi alla Casa Bianca. Infine, Cina protagonista con sabato che inizia la riunione annuale del massimo organo di consulenza politica cinese”.
“Nel frattempo – conclude il market analyst di eToro – la stagione degli utili si sta avvicinando alla fine, ma non mancano i grandi nomi per questa settimana: Bayer, Berkshire Hathaway, Occidental Petroleum, HP, Target, Lowe’s, Merck, Kohl’s, Salesforce e Zoom sono solamente alcuni, così come in Italia Saipem, Moncler, Amplifon e Inwit. Attenzione, inoltre, al settore auto con le trimestrali di Nio ma soprattutto con l’investor day di Tesla, il colosso delle auto elettriche guidato e fondato dal ceo Elon Musk atteso il primo marzo. La conference dovrebbe essere incentrata sulla linea di produzione, i piani di espansione, la piattaforma di generazione 3, l’allocazione del capitale e altri argomenti.”