Borsa Tokyo +1,46%, Shanghai e Hong Kong ancora chiuse. A Wall Street futures Usa poco mossi
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione odierna in rialzo dell’1,46%. Le borse di Hong Kong e Shanghai sono rimaste chiuse in occasione del Capodanno cinese. Chiuse anche le borse di Taiwan, Corea del Sud, Malesia e Singapore. La borsa di Sidney ha segnato un rialzo dello 0,44%.
Futures Usa poco mossi dopo la sessione solida di Wall Street della vigilia.
Ieri il Dow Jones ha guadagnato 254 punti, +0,76%, chiudendo a 33.629,56. Lo S&P 500 è salito di 47 punti, +1,19%, a 4.019,81. Il Nasdaq Composite è avanzato di 224 punti, o 2,01%, a 11.364,41. A sostenere la borsa Usa sono stati gli acquisti, in particolare, sui titoli tecnologici.
Il Nasdaq ha chiuso la sessione della vigilia in forte rialzo, oltre il 2% per la seconda seduta consecutiva, dopo il +2,66% di venerdì scorso.
Forti buy sui titoli Tesla e Apple, schizzati rispettivamente del 7,7% e del 3,2%. Le azioni continuano a beneficiare delle notizie relative al reopening dell’economia della Cina.
Alle 7.35 ora italiana, i futures sul Dow Jones, sul Nasdaq e sullo S&P 500 viaggiano attorno alla parità.
Dal fronte macroeconomico del Giappone, reso noto il Pmi manifatturiero, che ha sofferto una contrazione per il terzo mese consecutivo. E’ quanto emerge dalla lettura preliminare del dato, stilato congiuntamente da Jibun Markit e S&P Global.
Il Pmi manifatturiero si è attestato a 48,9 punti, come nel mese di dicembre, zavorrato dalle componenti della produzione delle fabbriche e dei nuovi ordinativi, scese per il settimo mese consecutivo.
La contrazione è confermata dal valore del dato inferiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e di espansione – valori al di sopra.
Bene invece il Pmi servizi del Giappone, salito a gennaio a 52,4 punti, al record degli ultimi tre mesi, rispetto ai 51,1 punti precedenti.
I tassi sui Treasuries Usa a scadenza decennale sono in calo al 3,517%; quelli a due anni scendono al 4,229%.
Oltre che sulle trimestrali, il focus rimane sulle prossime mosse della Fed di Jerome Powell.
Secondo i dati del CME Group, i mercati stanno prezzando una probabilità del 99,7% di una stretta monetaria da parte della Fed, per il prossimo 1° febbraio, di 25 punti base, che porterebbe il costo del denaro Usa al nuovo range compreso tra il 4,5% e il 4,75%.