Inflazione eurozona ancora lontana dal target Bce, in arrivo nuove strette da 50 bp sui tassi
Lìindice dei prezzi al consumo nei Paesi dell’area dell’euro ha evidenziato un rallentamento, tornando a crescere ad un ritmo “single-digit” per la prima volta da agosto. Al contempo, però, il dato core, attenzionato dalla Bce per le decisioni sui tassi, ha mostrato una nuova accelerazione. Questo dovrebbe bastare per indurre l’istituto ad alzare ancora il costo del denaro al rimo di 50 punti base nelle riunioni di febbraio e marzo, per raffreddare l’inflazione.
L’inflazione rallenta al 9,2% a dicembre ma il dato core sale al 5,2%
La lettura preliminare sull’indice dei prezzi al consumo dell’eurozona, resa nota da Eurostat, segnala per il mese di dicembre una variazione annua del 9,2%, in rallentamento rispetto al 10,1% di novembre. Il dato è inoltre inferiore al consensus degli analisti raccolto da Bloomberg, che indicava una stima pari al 9,5%.
Su base congiunturale, l’indice evidenzia una flessione dello 0,3% rispetto al mese precedente. La contrazione è più marcata rispetto al -0,1% rilevato a novembre. Anche le previsioni per il mese di dicembre si attestavano su una variazione pari a -0,1%.
Il dato core, che misura l’inflazione di fondo escludendo le componenti più volatili come prodotti alimentari ed energetici, evidenzia tuttavia un’accelerazione al +5,2% tendenziale, rispetto al +5,0% di novembre. Il consensus stimava un incremento pari al +5,1%.
L’accelerazione dell’inflazione core spinge la Bce a nuove strette sui tassi da 50 bp
È proprio sull’accelerazione dell’inflazione core che si concentrerà prevalentemente la Bce per stabilire le prossime manovre sui tassi. La diminuzione dell’indice complessivo è stata infatti agevolata da un calo dei prezzi energetici, complici le temperature sopra la media. Tuttavia l’inflazione di fondo, che si aggiusta più lentamente, non solo continua a non diminuire ma resta ben al di sopra del target del 2% fissato dal Consiglio Direttivo dell’istituto europeo. Ricordiamo che le ultime proiezioni indicano un’inflazione del 6,3% nel 2023, in calo al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025.
Questa fa pensare che nelle prossime riunioni di febbraio e marzo l’Eurotower possa procedere con nuovi rialzi dei tassi da 50 punti base, portando il tasso di rifinanziamento principale al 3,5%. Gli operatori del mercato monetario scommettono su un ulteriore inasprimento di 150 pb entro la metà del 2023.
Una prospettiva confermata dalle dichiarazioni del vicepresidente Luis de Guindos, secondo cui “rialzi dei tassi da 50 pb potrebbero essere il nuovo standard”, e dal membro del Consiglio direttivo Martins Kazaks, che si aspetta aumenti “significativi” nelle prossime due riunioni.
Anche Christine Lagarde, presidente della Bce, ha recentemente messo in guardia dal rischio di concentrarsi esclusivamente sull’indice dei prezzi al consumo principale, affermando che “non ci si può fissare su un singolo numero”, poiché ci sono “buone ragioni” per credere che la crescita dei prezzi riprenda a salire a gennaio.
La view di ING: fondamentale un riavvicinamento dell’inflazione al target del 2%
Anche secondo Bert Colijn, Senior Economist di ING, “l’aumento dell’inflazione di fondo non distoglierà la Bce dal percorso da falco che ha intrapreso alla fine del 2022”.
L’economista sottolinea come “una combinazione di price cap e prezzi più bassi del petrolio e del gas naturale abbiano determinato una significativa riduzione dell’inflazione energetica (dal 34,9% al 25,7%), principale motore del calo dell’inflazione complessiva”. Una diminuzione generalizzata, con tutte le principali economie della zona euro che hanno mostrato “rallentamenti significativi nella crescita dei prezzi”. È dunque “probabile che il picco dell’inflazione sia ormai alle spalle, ma molto più rilevante per l’economia e i responsabili politici è capire se l’inflazione tornerà strutturalmente al 2% da qui in avanti”.
L’inflazione core non sembra andare in questa direzione, spinta da aumenti considerevoli sia per i beni che per i servizi. “I prossimi due mesi saranno fondamentali poiché molte aziende modificano tradizionalmente i prezzi all’inizio dell’anno”, spiega Colijn. “L’inflazione di base potrebbe quindi aumentare ulteriormente. Con i consumi ancora sotto pressione e le vendite al dettaglio da tempo in calo, le imprese continuano ad adeguare i loro prezzi agli shock dal lato dell’offerta del 2021 e 2022”.
La Bce ha indicato che sopporterà una lieve recessione pur di riportare l’inflazione strutturalmente al 2%. “Con l’inflazione energetica in rapido calo e le previsioni sull’approvvigionamento energetico in miglioramento, il target potrebbe essere raggiunto molto prima del previsto. Tuttavia, l’aumento dell’inflazione core sarà sufficiente perché la Bce continui ad aumentare di 50 pb a febbraio e marzo”.