Wall Street: niente rally di Natale. Dicembre pessimo, Nasdaq quasi -9%. Novità su inflazione Usa
Wall Street torna a scontare i timori di una Fed ancora aggressiva sui tassi: talmente aggressiva da provocare una forte recessione. I timori sono stati riaccesi dalla pubblicazione del dato relativo al Pil Usa del terzo trimestre e rinfocolati ulteriormente dal dato di oggi sull’inflazione.
Ieri è stata resa nota di fatto l’ultima revisione del Pil, con cui la crescita del dato è stata rivista al rialzo a +3,2%, dal +2,9% della precedente lettura, oltre le attese di una crescita pari a +2,9%.
Dal dato è emerso come i fondamentali dell’economia degli Stati Uniti rimangano solidi, a dispetto dei tentativi della Fed di Jerome Powell di affossarla – per sfiammare l’inflazione – con le ripetute strette monetarie.
La paura tassi più alti per molto più tempo torna così sovrana a Wall Street: ieri il Dow Jones ha chiuso la sessione della viglia in ribasso di 348,99 punti (-1,05%), a 33.027,49 punti; lo S&P 500 è arretrato dell’1,45% a 3.822,39 punti, mentre il Nasdaq ha ceduto il 2,18% a 10.476,12.
Oggi, altra seduta no per la borsa Usa che non è riuscita in questo 2022 a riportare un rally di Natale.
Tutt’altro: lo S&P 500 si appresta a chiudere la settimana in calo dello 0,8%, in rosso per la terza settimana consecutiva. Il Nasdaq Composite ha perso su base settimanale il 2,1%, mentre il Dow Jones è riuscito a schivare il bilancio negativo, con un timido rialzo dello 0,3%.
Decisamente negativa la performance nel mese di dicembre: lo S&P 500 è scivolato di oltre il 6%, il Dow Jones ha ceduto il 4,5% e il Nasdaq è crollato di ben l’8,7%.
C’è da dire che oggi non aiuta affatto il dato preferito dalla Fed per monitorare il trend dell’inflazione, dunque per prendere le decisioni sui tassi sui fed funds: l’indice dei prezzi PCE core, pubblicato prima dell’inizio della sessione, è salito a novembre del 4,7% a novembre, in linea con le attese ma comunque in solido rialzo. Altri economisti, come quelli interpellati da Dow Jones, avevano previsto tra l’altro un rialzo inferiore su base annua, pari a +4,6%.
C’è da dire che l’indicatore ha allentato la sua corsa rispetto al precedente rialzo del 5%.
Su base mensile, tuttavia, l’inflazione Usa misurata dal PCE core è salita dello 0,2%, come da attese, e allo stesso ritmo del mese precedente.
Il PCE headline è avanzato invece su base annua del 5,5%, rispetto al +6% di ottobre (rivisto al ribasso dal precedente aumento inizialmente reso noto, pari a +6,1%), salendo su base mensile dello 0,1%, a un ritmo inferiore rispetto al precedente rialzo dello 0,3%.
Sul mercato dei titoli di stato, i rendimenti dei Treasuries Usa a 10 anni si rafforzano al 3,745%, mentre quelli a due anni, più sensibili alle decisioni di politica monetaria della Fed, sono poco mossi al 4,281%.