Tassi, QT, BTP, inflazione: la Bce sta esagerando?
E se la Bce stesse esagerando? Oggi, la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde ha alzato i tassi, annunciando anche l’intenzione di iniziare a ridurre il proprio bilancio, gonfiato in tutti questi anni con il programma contrario al QT, ovvero il QE-Quantitative easing, in termini tecnici APP (PPA in italiano).
I BTP e lo spread BTP-Bund non hanno retto il colpo, sebbene l’annuncio fosse in cantiere da tempo. I tassi decennali dei BTP sono schizzati sul mercato secondario di quasi 27 punti (26,8 punti), volando al 4,125% .
Lo spread BTP-Bund è scattato oltre la soglia di 200 punti, fino a 201,5, in crescita di ben 10 punti base.
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A spaventare, la paura stessa che la Bce continua ad avere nei confronti dell’inflazione dell’Eurozona. Inflazione che, usando le parole di Christine Lagarde, rimane “troppo alta”.
Di conseguenza, la numero uno dell’Eurotower non ha indorato la pillola: saranno necessari altri rialzi dei tassi, probabilmente ancora di 50 punti base, per un po’ di tempo. In generale, le strette monetarie saranno “significative”.
Per quanto riguarda l’esito odierno della riunione del Consiglio direttivo della Bce, oggi i tre principali tassi di riferimento dell’area euro sono stati alzati, come da attese, di 50 punti base:
per la precisione, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saliranno rispettivamente al 2,50%, al 2,75% e al 2,00%, con effetto dal 21 dicembre 2022.
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Per avere un’idea dei debiti sovrani che la Bce si appresta a scaricare attraverso il Quantitative Tightening, basta qualche numero:
valgono 5 trilioni di euro i bond che la banca centrale europea detiene nel suo bilancio, e sono questi 5 trilioni di euro di bond, che includono una immensa fetta di BTP, che saranno smobilizzati. Certo, in modo graduale, come ha confermato la Bce.
Bce sta esagerando? eToro risponde
Le novità dell’ultimo atto del 2022 della Bce e l’effetto in particolare sui BTP e sullo spread sono state commentate da Gabriel Debach, market analyst di eToro.
Così l’analista interpellato da Borse.it:
“La Bce si è mostrata molto più falco di quanto si potesse immaginare. La recessione diventa sempre più probabile nel breve termine, sebbene breve e poco profonda, mentre l’inflazione rimane ancora ‘troppo elevata’ e, secondo le proiezioni, tale da mantenersi su un livello superiore all’obiettivo per un periodo di tempo ‘troppo prolungato’. A tutto questo si aggiunge il nuovo programma di QT, con un piano che prevede riduzioni nell’Asset Purchase Programme per una media di 15 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre, con un ritmo ancora da definire successivamente”.
Debach ha fatto notare che i mercati hanno risposto alla Bce con “vendite sul comparto azionario, rialzi sui rendimenti dei titoli di Stato, aumento dello spread ed euro in rialzo“.
Il trend dei mercati è stato così motivato:
“A spaventare i mercati non è tanto l’atteso rialzo di 50 punti base, quanto una Bce che riporta nuovi aumenti ‘significativi’ dei tassi in futuro. Mercati che rivedono al rialzo le aspettative future dei tassi, con una lotta all’inflazione ancora lontana dall’essere estirpata. Anzi il calo di novembre sembra non generare entusiasmo, con l’inflazione dei beni alimentari e le pressioni di fondo sui prezzi in tutta l’economia che si sono rafforzate e si protrarranno per qualche tempo”.
“Vista la risposta al rialzo sullo spread, passato da 196 punti agli attuali 204 – ha fatto notare l’esperto di eToro – l’attenzione sui debiti pubblici locali (Italia in primis) resta attentamente monitorata. Il piano della banca centrale di tagliare il suo sostegno ai mercati dei titoli sovrani arriva mentre i governi della zona euro sono pronti a emettere più debito il prossimo anno per coprire il costo della protezione delle famiglie e delle imprese dall’impatto dei prezzi elevati dell’energia quest’anno”.
“Per valutare se questa risposta della Bce sia esagerata o meno, basta fare un confronto con altre politiche monetarie a livello globale. Sebbene i rischi di recessione siano maggiormente presenti in Europa che in America, la Bce ha il mandato esclusivo di monitorare la stabilità dei prezzi”.
E , “con un’inflazione a doppia cifra, con solamente la lettura di novembre che ha restituito una flessione (la prima da giugno 2021) e per lo più, come evidenziato oggi dalla stessa Bce, generata dal calo dei prezzi energetici, risulta difficile pensare che le pressioni sui prezzi siano acqua passata”.
Tra l’altro, “la Banca Centrale Europea ha deciso di adottare un percorso di rialzi solamente dallo scorso luglio, partendo con un rialzo da 50pb (il suo primo da quasi 11anni) e arrivando ad oggi a un totale di 250 pb. Nello stesso periodo la Fed ha rialzato i tassi di 425 pb, iniziando da marzo, mentre la Bank of England, nell’ultimo anno, ha visto un rialzo di 340 pb”.
“Parlare quindi di esagerazione sulla stretta monetaria, con solamente quattro rialzi effettuati, due da 50 e due da 75 punti base, sembra prematuro – conclude Gabriel Debach – Mentre la politica monetaria può fare poco per influenzare l’inflazione nel brevissimo termine, è essenziale che la banca centrale adotti misure necessarie per garantire la stabilità delle aspettative di inflazione a medio termine”.