Fed alza tassi: il commento di eToro e di altri analisti
Fed, tassi, inflazione, mercati: nel Day After dell’annuncio sui tassi da parte della Federal Reserve guidata da Jerome Powell, Gabriel Debach, market analyst di eToro, rilascia la sua view su quanto sta accadendo in queste ore.
“La tanto attesa decisione di politica monetaria da parte della Federal Reserve frena la corsa di Wall Street, almeno per ora. Sebbene le attese per un rialzo di 50 punti base fossero ampiamente scontate dai mercati, a far crollare ieri i titoli azionari, ben prima che Jerome Powell prendesse la parola, le pubblicazioni sugli aggiornamenti economici, con i ‘dot plot’ che riportano un percorso dei tassi più falco rispetto a quanto previsto dal mercato negli ultimi tempi, con ben 17 delle 19 previsioni individuali che vedono il Fed Funds Rate al di sopra del 5% nel 2023″
“In particolare – ha spiegato Debach a Fol – le proiezioni della Fed indicano un tasso terminale del 5,1% nel 2023, leggermente al di sopra delle aspettative del mercato che si avvicina al raggiungimento di un tasso di picco del 4,75% – 5,0%. Le proiezioni della Fed mostrano anche un rallentamento della crescita economica allo 0,5% nel 2023 (in calo rispetto all’1,2% nella riunione di settembre) e una moderazione dell’inflazione core al 3,5% nel 2023 (rispetto alla proiezione del 3,1% di settembre)”.
“La Fed ha ufficialmente cambiato marcia nei rialzi dei tassi e forse si sta avvicinando alla fine del percorso. Ma il lavoro è tutt’altro che finito . Ieri la Federal Reserve ha praticamente affermato come i tassi potrebbero salire ancora e che l’inflazione potrebbe impiegare ancora più tempo per tornare sotto controllo rispetto a quanto si pensava solo pochi mesi fa”.
E “ai mercati non piace l’idea di tassi ancora più alti. Le stesse proiezioni della Fed non prevedono tagli dei tassi fino al 2024. È chiaro che si stanno realizzando progressi sul fronte dell’inflazione, ma la Fed vuole essere sicura di riuscire a tenere i prezzi sotto controllo, evitando di allentare la presa prima del dovuto”.
La prova è nelle stesse parole di Powell, proferite durante la conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, che il market analyst di eToro riporta:
“I dati sull’inflazione ricevuti finora per ottobre e novembre mostrano una gradita riduzione del ritmo mensile di aumento dei prezzi. Tuttavia, occorreranno prove molto più consistenti per dare la certezza che l’inflazione abbia imboccato un percorso di discesa duraturo. Le pressioni sui prezzi rimangono evidenti in un’ampia gamma di beni e servizi – ha detto il numero uno della Fed, aggiungendo: ‘abbiamo percorso molta strada e gli effetti del nostro rapido inasprimento devono ancora farsi sentire. Tuttavia, abbiamo ancora molto lavoro da fare“.
Il market analyst di eToro fa notare che “è interessante, tuttavia, osservare come non si sono generate importanti variazioni all’interno del percorso atteso sui tassi americani, monitorato dai CME FedWatch Tool, con le probabilità odierne di un percorso della Fed in linea con quello rilevato un mese fa, e perfino inferiore a quello della passata settimana. Dati che lasciano pertanto ben sperare su una possibile ripresa dei mercati.
Debach conclude con un commento che si riferisce al trend dei Treasuries Usa:
“Nonostante la dichiarazione aggressiva del FOMC, i rendimenti dei titoli di Stato USA a 10 anni sono scesi al 3,422% dopo che il presidente della Fed Powell ha dichiarato che ci sono ‘alcuni segnali iniziali’ di un rallentamento dell’inflazione core dei servizi e degli alloggi e che la Fed si sta ‘avvicinando’ a tassi sufficientemente restrittivi”.
Fed: ultimo atto tassi 2022
Ieri, Fed-Day, la banca centrale americana ha annunciato di aver alzato i tassi sui fed funds di 50 punti base, al nuovo range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.
La stretta monetaria, di entità inferiore rispetto ai precedenti quattro rialzi consecutivi dei tassi di 75 punti base, ha portato i tassi Usa al record degli ultimi 15 anni.
Largamente atteso, non è stato il rialzo a deprimere il sentiment dell’azionario.
Piuttosto, la Fed si è mostrata più hawkish nel dot-plot, prevedendo un tasso terminale più alto di quanto precedentemente atteso; sempre dal dot plot è emerso che i tassi Usa non saranno tagliati prima del 2024.
Nel comunicato del Fomc, è rimasta la frase secondo cui la banca centrale Usa “anticipa che gli aumenti dei tassi saranno appropriati” e, nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, il presidente della Fed Jerome Powell ha detto che avrà bisogno di più dimostrazioni del fatto che l’inflazione Usa stia scendendo in modo sostenibile.
Mps Capital Services: la reazione dei mercati
Occhio anche al commento rilasciato dagli analisti di Mps Capital Services, che hanno riassunto e interpretato il trend dei mercati.
“La tanto attesa riunione della Fed si è conclusa con il rallentamento atteso nel ritmo di rialzi (50 pb dopo i quattro rialzi da 75pb), ma con le proiezioni dei dots per il 2023 con un bias rialzista: infatti la quasi totalità dei membri (17 su 19) si attende un tasso terminale sopra al 5% (con una mediana al 5,1%)”.
“Il governatore Powell ha sottolineato nella conferenza stampa che, sebbene i tassi siano prossimi ad un livello ‘sufficientemente restrittivo’, sono necessari ulteriori ritocchi al rialzo per raggiungere l’obiettivo del 2% d’inflazione”.
“Su quest’ultimo aspetto, Powell ha sottolineato che nonostante i segnali incoraggianti giunti dagli ultimi dati, vi è ancora una componente (ovvero la parte core ex beni ed ex shelter) su cui ancora non ci sono stati progressi significativi. Riguardo all’entità del rialzo nella prossima riunione di febbraio 2023, Powell non ha fornito indicazioni rimandando la decisione sulla base dei prossimi dati macro in arrivo”.
“Guardando alla reazione del mercato (con il rendimento a 2 anni stabile intorno al 4,2%) gli operatori sembrano non credere che la Fed possa spingersi sopra al 5%, anche perché le nuove proiezioni economiche disegnano un quadro non molto roseo”.
Di fatto, “malgrado i toni hawkish della Fed, la seduta si è chiusa con un lieve calo dei rendimenti USA, dovuto evidentemnte al fatto che il mercato non crede pienamente nei rialzi proiettati dai Dots, soprattutto se si considera la revisione al ribasso delle stime sul PIL (nel 2023 allo 0,5% dall’1,2%) ed al rialzo di quelle sul tasso di disoccupazione (nel 2023 4,6% da 4,4%). L’Istituto ha rivisto al rialzo anche le stime sull’inflazione con il PCE core atteso nel 2023 al 3,5% dal 3,1% stimato a settembre, mentre è atteso tornare in prossimità del target solo nel 2025 quanto è stimato al 2,1%”.
Sul fronte euro-dollaro, da Mps Capital Services scrivono che “ieri l’euro-dollaro dopo la forte volatilità conseguente l’annuncio Fed, ha concluso la sessione in rialzo. Stamattina, tuttavia assistiamo ad un parziale ritracciamento del movimento. Il mercato evidentemente, dopo aver dato maggiore peso al rallentamento dei rialzi che anticipa la futura pausa, torna a valutare i Dot Plot dei banchieri USA“.