Nouriel Roubini presenta il Crash inevitabile
L’economista Nouriel Roubini presenta la madre di tutte le crisi stagflazionistiche dei debiti: destino che potrà essere magari posticipato, ma che è ormai inevitabile per un mondo finanziario globale affollato da zombie insolventi.
Professore di economia alla New York University, il Dr. Doom che riuscì a prevedere l’esplosione della crisi finanziaria degli anni 2007-2009, da tempo lancia l’avvertimento sugli effetti devastanti della crescita dei debiti in tutto il mondo, anticipando il momento della resa dei conti per quei zombie insolventi che sono riusciti a farla franca, solo grazie alla droga di liquidità fabbricata dalle banche centrali.
Quella droga che ora le stesse banche centrali sono costrette a drenare per salvare il mondo dall’inflazione.
“L’economia mondiale sta barcollando verso una confluenza senza precedenti di crisi economiche, finanziarie e di debiti, a seguito dell’esplosione dei deficit, degli indebitamenti e del leverage degli ultimi decenni”, ha scritto Roubini su Project Syndicate.
Titolo dell’articolo: “The Unavoidable Crash”, ovvero, “Il Crash inevitabile”.
“Sia il settore pubblico che quello privato hanno ammassato debiti enormi – ha ricordato l’economista – Basta guardare ai debiti espliciti, i numeri sono sconcertanti”.
Roubini: debiti pubblici e privati fino al 420% Pil
“A livello globale, i debiti del settore privato e pubblico in rapporto al Pil sono saliti dal 200% del 1999 al 350% del 2021. Il rapporto è ora del 420% tra le economie avanzate e del 330% in Cina. Negli Stati Uniti, è al 420%, più che durante la Grande Depressione e dopo la Seconda Guerra Mondiale”.
“Ovviamente – spiega Roubini – i debiti possono sostenere l’attività economica se i debitori investono in nuovi capitali (macchinari, abitazioni, infrastrutture pubbliche) che danno ritorni superiori ai costi di finanziamento”.
Tuttavia, nella situazione attuale, “gran parte dei debiti contratti va semplicemente a finanziare le spese per consumi, che superano i redditi in un modo persistente. E questa è la ricetta della bancarotta. In più, anche gli investimenti nel capitale possono essere rischiosi, sia se il debitore è una famiglia che acquista una casa a un prezzo gonfiato artificialmente, sia che si tratti di un’azienda che cerchi di espandersi troppo velocemente a prescidendere dai ritorni, o di un governo che spenda soldi sugli elefanti bianchi (ovvero, spiega lo stesso Roubini) su progetti di infrastrutture stravaganti e inutili”.
“Ora, questo ricorso ai debiti va avanti da decenni, per ragioni diverse. La democratizzazione della finanza – che in passato Roubini ha definito una beffa– ha permesso a famiglie a corto di redditi di finanziare i consumi con i debiti”.
Dal canto loro, “i governi di centro-destra hanno tagliato le tasse in modo persistente senza tagliare al contempo le spese, mentre i governi di centrosinistra hanno puntato generosamente su programmi sociali che non sono stati finanziati da tasse sufficientemente più alte. E le politiche fiscali più favorevoli ai debiti che all’equity, sostenute dalle politiche monetarie e di credito ultra espansive delle banche centrali, hanno scatenato un boom nel ricorso all’indebitamento sia nel settore provato che in quello pubblico”.
Debiti: un esercito di zombie insolventi
Nouriel Roubini continua, presentando quello che potrebbe essere definito il peccato originale commesso dalle banche centrali.
“Anni di Quantitative easing (QE) e di allentamenti sui crediti hanno tenuto i costi di indebitamento vicini allo zero, e in alcuni casi anche negativi (come è stato in Europa e in Giappone). Entro il 2020, il debito pubblico con tassi negativi era arrivato in termini di dollari a valere $17 trilioni e, in alcuni paesi del Nord, anche i mutui presentavano tassi di interesse nominali negativi”.
“L’esplosione di ratio dei debiti insostenibili ha portato diversi debitori – famiglie, aziende, banche, banche ombra, governi, e perfino interi paesi – a diventare zombie insolventi che sono stati sostenuti dai bassi tassi di interesse (che hanno permesso ai costi di servizio dei debiti di essere gestibili)“.
Roubini spiega che “sia nella crisi finanziaria del 2008 che nella crisi del Covid-19, molte entità insolventi che avrebbero dovuto dichiarare bancarotta sono stati salvati dalle politiche di tassi di interesse zero, o negativi, dal QE, e da bail-out fiscali diretti”.
Ora, però, fa notare l’economista, con l’inflazione, tutto è cambiato.
“Ma ora, l’inflazione – anch’essa alimentata dalle stesse politiche fiscali, monetarie e di credito ultra-accomodanti – ha posto fine a questa Alba finanziaria dei morti viventi “.
Il modo in cui il massacro degli zombie insolventi sta avvenendo è sotto gli occhi di tutti:
“Con le banche centrali costrette ad alzare i tassi di interesse al fine di ripristinare la stabilità dei prezzi, gli zombie stanno facendo fronte a netti aumenti dei costi di servizio del debito. Per molti, questa situazione rappresenta un triplo colpo, visto che l’inflazione sta erodendo anche i redditi reali delle famiglie e riducendo il valore dei loro asset, come quello degli immobili e delle azioni”.
“Lo stesso sta accadendo alle aziende, alle istituzioni finanziarie e ai governi fragili ed eccessivamente indebitati, alle prese con un forte aumento dei costi di finanziamento, con il calo dei redditi e del fatturato, e con la perdita di valore dei loro asset, tutto nello stesso momento. La cosa peggiore è che questi sviluppi stanno coincidendo con il ritorno della stagflazione (alta inflazione accompagnata da bassa crescita”.
Roubini: peggio che negli anni ’70 e della crisi finanziaria
Il professore della New York University ricorda che “l’ultima volta che le economie avanzate sperimentarono condizioni del genere fu negli anni Settanta. Tuttavia, almeno in quegli anni, i ratio sui debiti erano molto bassi. Oggi, stiamo affrontando gli aspetti peggiori degli anni ’70 (shock stagflazionistici), insieme a quelli peggiori della crisi finanziaria globale“.
L’altro dramma è che, “questa volta, non possiamo semplicemente tagliare i tassi di interesse, al fine di stimolare la domanda. Dopo tutto, l’economia globale è colpita da shock negativi e persistenti dell’offerta, di breve e medio termine, che stanno riducendo la crescita e aumentando i prezzi e i costi di produzione”.
Roubini precisa che questi shock “includono le interruzioni provocate dalla pandemia all’offerta di lavoro e di beni; l’impatto della guerra in Ucraina lanciata dalla Russia sui prezzi delle commodities; la politica zero-Covid sempre più disastrosa della Cina, e una decina di altri shock di medio termine (dai cambiamenti climatici agli sviluppi geopolitici), che creeranno pressioni stagflazionistiche aggiuntive”.
Tra l’altro, “diversamente dalla crisi finanziaria del 2008 e dai primi mesi del Covid-19, ricorrere semplicemente al bail-out (salvataggio) delle entità pubbliche e private adottando politiche macro accomodanti getterebbe ancora più benzina al fuoco dell’inflazione”.
Tutto ciò, per Nouriel Roubini, significa “che ci sarà un hard landing – una recessione profonda e protratta nel tempo – oltre a una grave crisi finanziaria”.
Quando il genio dell’inflazione uscirà dalla bottiglia…
Il risultato?
L’economista prevede un contesto caratterizzato dall‘ “esplosione di bolle di asset, dal boom dei costi di servizio dei debiti, dal calo dei redditi delle famiglie, del fatturato delle aziende, e delle entrate dei governi (effettuando gli aggiustamenti tenendo conto dell’inflazione) “, con “la crisi economica e il crash finanziario che si alimenteranno l’un l’altro”.
“E’ vero – ricorda Roubini – che le economie avanzate che si indebitano nella loro valuta potranno utilizzare l’inflazione inattesa per cercare di ridurre il valore reale di alcuni debiti nominali di lungo termine a tasso fisso“.
Un aspetto positivo in questo scenario desolante sembra, dunque, esserci. Ma sembra essere anche l’unico. Tanto che, “con i governi che non sono disposti ad alzare le tasse o a tagliare le spese per ridure i loro deficit, la monetizzazione del deficit da parte delle banche centrali verrà vista di nuovo come la strada più facile”.
“Ma non si possono prendere in giro sempre tutti – avverte Roubini – Una volta che il genio dell’inflazione uscirà dalla bottiglia – che è ciò che accadrà quando le banche centrali abbandoneranno la battaglia, a fronte dell’imminente crash economico e finanziario – i costi di indebitamento nominali e reali balzeranno”.
E tutto ciò significa che, come conclude Roubini, “la madre di tutte le crisi stagflazionistiche dei debiti potrà anche essere rimandata, ma non evitata”.
Dalle 10 D mortali all’outlook STOP cartucce fiscali
Vale la pena ricordare che, già nell’estate del 2020, Nouriel Roubini aveva presentato le 10 D mortali da Grande Depressione, confermando la sua ‘impostazione’ bearish molto prima dello scoppio della guerra in Ucraina.
Qualche mese più tardi, l’economista affrontava di nuovo la questione delle banche centrali, spiegando il motivo per cui il mondo fosse già MMT, (Modern Monetary Theory ).
L’outlook dello stesso Dr. Doom è indubbiamente peggiorato all’inizio di quest’anno, a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin (24 febbraio 2022).
Oltre che verso una guerra fredda 2.0, Roubini ha detto, tra le altre cose, di prevedere un mondo orientato a un crollo simile a quello post Lehman Brothers.
Nel settembre di quest’anno, l’economista ha poi rimarcato l’outlook di una recessione lunga e violenta, parlando anche di stop ‘cartucce fiscali‘ nei paesi con troppi debiti.
L’anti-crypto per eccellenza si è messo infine di nuovo in evidenza proprio pochi giorni fa,citando il J’accuse di Velasco riguardo all’“insopportabile inutilità delle criptovalute”.