Mercati in balìa incubo Covid in Cina: alert test contraffatti. CNN: proteste record da tempi Tienanmen
Borse asiatiche negative, dopo la chiusura debole di Wall Street e a fronte di futures Usa negativi. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dell’1,59%, borsa Shanghai negativa con -0,29%, Hong Kong -0,28%, Seoul -1,84%, Sidney -0,72%.
Futures Usa in lieve calo, segnano perdite tra il -0,09% dei futures sul Dow Jones al -0,29% dei futures sul Nasdaq.
A pesare sull’azionario asiatico, è l’incertezza sulle modifiche alla politica Zero Covid che il governo di Pechino avrebbe deciso di apportare per sedare la rabbia dei cittadini, stremati dalle misure di lockdown. Un’incertezza che è stata fomentata nelle ultime ore dalla pubblicazione di un articolo su una testata controllata dal People’s Daily, il quotidiano ufficiale del Partito comunista cinese.
L’articolo, ora cancellato, ha riportato come i risultati di alcuni test per la rilevazione del virus, inclusi alcuni condotti a Shanghai e Pechino, siano stati contraffatti.
In particolare, alcuni laboratori diagnostici sono stati accusati di di aver cambiato in “negativo” i risultati di alcuni test che avevano indicato invece la positività dei pazienti al virus.
Boom di critiche su Weibo, la versione cinese di Twitter: “Se il caos dei test sul virus non si fermerà mai, la pandemia potrebbe non finire mai”.
Non si sa al momento fino a che punto i laboratori di riferimento deputati alla diagnosi per i casi di infezione da SARS-CoV-2 abbiano contraffatto i risultati.
Già alla fine di novembre, le autorità avevano scoperto che il laboratorio Lanzhou Nucleus Huaxi Laboratory aveva fatto risultare nelle cartelle dei pazienti la negatività al Covid, quando in realtà i pazienti erano positivi.
Il caos Covid si è intensificato dopo la decisione del governo di Pechino di allentare alcune misure di restrizione a seguito delle forti proteste dilagate in diverse aree del paese. In decine di distretti di Shanghai e Guangzhou i lockdown sono stati ritirati. Il problema è che si tratta di due città che stanno assistendo a un balzo di casi giornalieri di infezioni Covid.
Le proteste e dimostrazioni, riporta la Cnn, stanno talmente dilagando da non essere mai state diffuse dai tempi dalle proteste di Tienanmen del 1989. Negli ultimi giorni diversi studenti hanno organizzato manifestazioni presso diverse università; in generale, la gente si è riversata nelle strade di Pechino, Shanghai, Wuhan, Lanzhou, e di altre città, in base ai video che sono circolati sui social media.
Le manifestazioni sono partite inizialmente da Urumqi, nello Xinjiang, lo scorso venerdì, a seguito di un incendio che alla vigilia ha provocato 10 vittime in un’area sottoposta a lockdown da mesi.
Secondo le proteste, proprio i controlli lanciati dalle autorità locali per garantire l’isolamento dei residenti avrebbe ritardato l’arrivo dei vigili di fuoco, provocando la morte di dieci persone.
La rabbia dei cinesi si spiega anche con il fatto che le restrizioni della Zero Covid Policy stanno continuando a zavorrare la crescita dell’economia del paese, che ora fa fronte a un tasso di disoccupazione giovanile che si aggira al 20% circa. Alcuni video hanno mostrato manifestanti che chiedono le dimissioni del presidente cinese Xi Jinping e dello stesso partito comunista.
Ma il punto, ha fatto notare qualche giorno fa Hui Shan, capo economista della divisione Cina del colosso Usa Goldman Sachs, è “che ci sono lacune in campo medico, proprio laddove il virus si è evoluto a un livello tale da aver fatto diventare l’attuazione della politica zero Covid molto costosa”.
Shan ha avvertito che “esiste anche una probabilità del 30% di un reopening che venga anticipato”, ma in modo “forzato”, in una Cina che non dispone di un piano alternativo ai lockdown nella gestione della pandemia.
L’economista ha spiegato che un’uscita forzata dalla politica Zero Covid della Cina potrebbe vedere le autorità governative e locali ridurre i controlli anti-Covid prima che il paese sia davvero pronto a gestire un aumento inevitabile delle infezioni.
Tornando alle borse asiatiche, la cautela sull’azionario si spiega anche con l’attesa per la pubblicazione del market mover di oggi, che condizionerà il trend dei mercati globali, dando informazioni cruciali anche alla Fed di Jerome Powell, in vista del meeting dei prossimi 13-14 dicembre.
Si tratta del report occupazionale Usa relativo al mese di novembre, che sarà reso noto alle 14.30, ora italiana: gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono che, nel mese di novembre, i nuovi posti di lavoro siano aumentati di 200.000 unità, in calo rispetto alla crescita di 261.000 unità di ottobre. La speranza è che i numeri avallino le opinioni di chi ritiene che l’inflazione Usa abbia toccato il picco e che la Fed di Jerome Powell possa varare rialzi dei tassi meno aggressivi: ipotesi a cui ha aperto lo stesso presidente della Fed.