Wall Street: futures Usa giù, Nasdaq reduce da migliore settimana da marzo. Ma c’è l’attenti della Fed
Futures Usa in ribasso dopo i forti buy fioccati a Wall Street la scorsa settimana, sulla scia del dato CPI che ha confermato il rallentamento della crescita dell’inflazione. Gli investitori guardano anche all’esito delle elezioni midterm Usa.
Il testa a testa tra Repubblicani e Democratici ha portato i secondi a vincere per un soffio al Senato, che rimane dunque sotto il loro controllo. I Repubblicani hanno invece strappato il controllo dei Democratici alla Camera.
Tornando al fronte macroeconomico degli Stati Uniti forse davvero l’inflazione made in Usa si è lasciata alle spalle il picco, grazie alla carrellata di rialzi dei tassi da parte della Fed di Jerome Powell.
L’indice CPI Usa di ottobre diffuso la scorsa settimana ha messo in evidenza una inflazione salita su base annua, del 7,7% su base annua, dal precedente rialzo dell’8,2% di settembre e rispetto al +8% atteso dal consensus.
Gli investitori hanno subito scommesso sull’arrivo di manovre restrittive meno aggressive da parte della Fed di Jerome Powell nel meeting di metà dicembre, dopo i quattro rialzi consecutivi di 75 punti base da inizio anno.
L’euforia è stata tale che, nel giorno in cui è stato reso noto il dato sull’inflazione, ovvero lo scorso giovedì, il Dow Jones è volato di 1.201 punti circa, in rally del 3,70%; lo S&P 500 è schizzato del 5,54% mentre il Nasdaq Composite è balzato del 7,35%.
Il risultato è che, su base settimanale, il Nasdaq è balzato dell’8,1% la scorsa settimana, riportando il trend migliore su base settimanale da marzo, mentre il Dow Jones è salito del 4,2%. Lo S&P 500 ha incassato la settimana migliore da giugno, con un rally del 5,9%.
Lo scorso 2 novembre, la Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, portandoli dal range compreso tra il 3% e il 3,25% al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, valore record dal 2008.
Un avvertimento a non credere troppo che la battaglia della Fed contro l’inflazione stia per volgere al termine è arrivato però nella giornata di ieri dal governatore della Fed Christopher Waller.
Waller ha detto che il fatto che la banca centrale Usa potrebbe alzare i tassi a un ritmo minore nella prossima riunione del Fomc – il suo braccio di politica monetaria – non dovrebbe essere interpretato come una possibile decisione imminente dell’istituto di deporre le armi nel contrastare le fiammate dell’inflazione:
“Smettete di prestare attenzione alla velocità (dei rialzi) e iniziate a prestare attenzione a quello che sarà il tasso finale (tasso terminale). Fino a che non riusciremo a far scendere l’inflazione, la fine (delle strette monetarie) rimarrà lontana”, ha sottolineato Waller. Trascorse le 12 ora italiana, i futures sul Dow Jones scendono dello 0,28%, quelli sullo S&P 500 sono in perdita dello 0,43% e quelli sul Nasdaq arretrano dello 0,70%.