Euforia sui mercati: borsa Tokyo +3%, Hong Kong vola di oltre il 7% dopo inflazione Usa e annuncio Cina su Covid
Boom per la borsa di Hong Kong, con l’indice Hang Seng che vola di oltre il 7%, sia per effetto del rally scatenato della vigilia di Wall Street che per l’annuncio della Cina, che ha deciso di ridurre il numero dei giorni di quarantena per Covid di due giorni, per chi arriva dall’estero, dai precedenti sette a cinque giorni.
In forte crescita l’azionario asiatico, con l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo che avanza del 2,98%; Shanghai +2,18%, Seoul +3,41%, Sidney +2,79%.
Nella sessione di ieri Wall Street ha riportato la migliore seduta in due anni, dopo la pubblicazione del dato relativo all’inflazione Usa misurata dall’l’indice dei prezzi al consumo. Il CPI ha messo finalmente in evidenza il rallentamento delle pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti.
Su base mensile, il dato è salito a ottobre dello 0,4%, meno del +0,6% atteso e come nel mese di settembre. L’indice core, depurato dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni energetici ed alimentari, è salito inoltre, sempre su base mensile, dello 0,3%, meno del +0,5% stimato e a un ritmo dimezzato rispetto al +0,6% precedente.
Su base annua, la crescita dell’inflazione headline si è indebolita rispetto al precedente rialzo dell’8,2% di settembre, al +7,7%, ritmo inferiore rispetto al +8% atteso dal consensus. Diminuita anche la crescita dell’inflazione core che, su base annua, è passata dal rialzo al ritmo massimo degli ultimi 40 anni pari a +6,6% di settembre, al +6,3% di ottobre.
I trader hanno a questo punto motivo di sperare in una stretta monetaria di fine anno, nel meeting di dicembre del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed – di 50 punti base, dopo la fase in cui i tassi sono stati alzati di 75 punti base per quattro volte consecutive. E di fatto, queste aspettative si riflettono sul mercato dei futures sui fed funds, dove il tasso terminale è sceso fino al 4,88%, stando alle rilevazioni di BMO, decisamente al di sotto del 5,07% precedente la pubblicazione del dato.
D’altronde,lo stesso presidente della banca centrale americana Powell ha lasciato intendere che i rialzi dei tassi Usa potrebbero essere meno aggressivi (anche se, al contempo, ha detto che il valore del tasso terminale potrebbe confermarsi più alto di quanto previsto). Lo scorso 2 novembre, la Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, portandoli dal range compreso tra il 3% e il 3,25% al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, valore record dal 2008.
Il boom di buy ha visto il Dow Jones volare di 1.201 punti circa, in rally del 3,70%; lo S&P 500 è schizzato del 5,54% mentre il Nasdaq Composite è balzato del 7,35%. Alle 7.20 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones e sullo S&P 500 avanzando di oltre mezzo punto percentuale, mentre i futures sul Nasdaq mettono a segno un progresso dello 0,73%.