Mercati sull’attenti in attesa esito elezioni midterm Usa. Trump sospetta già brogli. Borsa Tokyo e futures WS giù
Sentiment attendista sui mercati azionari globali, con gli investitori che preferiscono rimanere alla finestra mentre aspettano i risultati delle elezioni midterm Usa. Dalle prime indicazioni, emerge che i repubblicani, così come da attese, prenderanno il controllo della Camera dei Rappresentanti.
Più incerto l’esito nel Senato.
In ogni caso, quella ondata rossa pronosticata non si è materializzata mentre l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha già preannunciato l’arrivo di “un grandissimo annuncio il prossimo martedì 15 novembre” già parla di brogli: “Sta accadendo la stessa cosa che successe nel 2020 con i brogli elettorali?”, ha chiesto e si è chiesto Trump, lanciando il messaggio dalla sua piattaforma social Truth.
In Asia indici contrastati, con l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo in calo dello 0,56%, Shanghai -0,48%, Hong Kong -1,74%, Seoul +1,06%, Sidney +0,58%.
In premercato a Wall Street futures in lieve ribasso, con quelli sul Nasdaq che cedono lo 0,10% circa, quelli sullo S&P in calo dello 0,23% e quelli sul Dow Jones che scendono dello 0,29%.
Ieri Wall Street, nel giorno dell’Election Day, appunto delle elezioni midterm Usa, ha chiuso la sessione positiva, con il Dow Jones scattato di oltre 333 punti (+1,02%), lo S&P 500 salito dello 0,56% e il Nasdaq in rialzo dello 0,49%.
“La reazione dei mercati finanziari a una eventuale vittoria dei Repubblicani dovrebbe essere debole, visto che l’esito alla Camera di una loro vittoria è già ampiamente atteso, e il risultato del Senato farebbe meno differenza nel caso in cui i Repubblicani controllassero la Camera – ha commentato Jan Hatzius di Goldman Sachs in una nota – Una vittoria dei democratici alla Camera e al Senato peserebbe invece probabilmente sulle azioni, in quanto i partecipanti al mercato potrebbero anticipare un aumento ulteriore delle tasse in capo alle aziende”.
Focus anche sulla nota di Michael Wilson di Morgan Stanley Investors, tra i top strategist dell’alto mondo della finanza mondiale a cui va riconosciuto il merito di aver profetizzato il collasso di quest’anno di Wall Street.
Con i sondaggi che indicano che le elezioni midterm Usa inaugureranno la vittoria dei Repubblicani in almeno uno delle due camere del Congresso, Wilson ritiene che un esito del genere potrebbe fare da assist a un mercato caratterizzato da rendimenti dei Treasuries più bassi e da prezzi delle azioni più elevati: binomio che garantirebbe la prosecuzione del rally attuale di mercato orso. (bear-market rally).
Wilson ha tuttavia avvertito, insieme al team degli strategist di Morgan Stanley, che, prima dei risultati ufficiali delle elezioni, che saranno conosciuti soltanto nei prossimi giorni, considerata anche l’attesa per la pubblicazione, nella giornata di giovedì 10 novembre, del dato sull’inflazione misurata dal CPI (indice prezzi al consumo), i mercati dovrebbero far fronte a una volatilità di breve termine.
L’ansia per la pubblicazione del dato sull’inflazione Usa è alta, visto che trader e investitori si stanno chiedendo se la Fed di Jerome Powell annuncerà a dicembre una stretta magari inferiore a quella di 75 punti base che è stata varata la scorsa settimana per la quarta volta consecutiva.
Si spera in rialzi dei tassi meno aggressivi dopo che, lo scorso 2 novembre, la Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, portandoli al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, valore record dal 2008.
Dal fronte macroeconomico della Cina, comunicata oggi l’inflazione cinese misurata dall’indice dei prezzi alla produzione (PPI) è scesa su base annua dell’1,3%, a un ritmo lievemente inferiore rispetto al calo dell’1,5% previsto dagli analisti.
A ottobre l’indice dei prezzi alla produzione della Cina è sceso per la prima volta dal dicembre del 2020, zavorrato dai ribassi dei prezzi dell’acciaio e del minerale di ferro.
Reso noto anche l’indice dei prezzi al consumo della Cina, sempre di ottobre.
L’inflazione cinese misurata dall’indice dei prezzi al consumo è salita del 2,1% su base annua, al di sotto del +2,4% atteso dagli analisti di Reuters.
Boom per i prezzi della carne suina, che sono volati del 51,8%, mentre quelli della frutta sono aumentati del 12,6%. I prezzi della verdura fresca sono scesi dell’8,1%.
Esclusi i prezzi dei beni alimentari ed energetici, il cosiddetto indice CPI core è avanzato dello 0,6% nel mese di ottobre.