Borsa Tokyo +3,3%, Hong Kong +3,8%, futures Usa in rialzo. Focus su inflazione Usa e Cina e mossa Singapore
Il rally di Wall Street viene seguito dal rally delle borse asiatiche, con la borsa di Tokyo che balza del 3,3% circa e la borsa di Hong Kong che vola fino a +3,8%.
La borsa di Shanghai è in progresso di oltre il 2%, Sidney +1,75%, Seoul +2,3%. Solidi anche i rialzi dei futures Usa, con quelli sul Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq che mettono a segno un rialzo di mezzo punto percentuale.
“Sembra che gli investitori che puntano sull’azionario abbiano deciso che il dato sull’inflazione Usa non neghi le aspettative di forti cali dei prezzi, andando in avanti”, ha commentato in una nota riportata dalla Cnbc Rodrigo Catril, strategist del mercato del forex presso National Australia Bank.
Catril ha spiegato il rally anche con le operazioni di short-covering.
Intanto l’Autorità monetaria di Singapore ha proceduto a una manovra restrittiva, ricentrando il punto medio del range di oscillazione del tasso di cambio nominale effettivo del dollaro di Singapore, senza effettuare cambiamenti all’inclinazione e all’ampiezza del range.
Da segnalare che nel terzo trimestre dell’anno il Pil di Singapore è salito del 4,4%.
Ieri recupero storico di Wall Street che, dopo essere capitolata all’inizio della sessione scontando il dato sull’inflazione Usa relativo all’indice dei prezzi al consumo, ha segnato un forte rally.
L’indice S&P 500 ha oscillato in particolare durante la sessione di ieri all’interno della forchetta di trading più ampia dal marzo del 2020, mentre il Dow Jones è rimbalzato di oltre 1.300 punti dai minimi intraday testati nelle ore precedenti.
L’incredibile recupero di Wall Street è stato il quinto più forte della storia dello S&P 500 e il quarto più sostenuto per il Nasdaq, secondo i dati di SentimenTrader riportati dalla Cnbc.
Il Dow Jones ha chiuso così in rally di 827,87 punti (+2,83%), a 30.038,72 punti, dopo essere scivolato di più di 500 punti durante le contrattazioni; lo S&P 500 è balzato del 2,60% a 3.669,91, interrompendo una scia negativa che durava da sei sedute, mentre il Nasdaq Composite ha guadagnato il 2,23% a quota 10.649,15.
Gli iniziali sell off che si sono abbattuti su Wall Street sono stati scatenati ieri dalla pubblicazione, prima dell’inizio della sessione, dell’indice dei prezzi al consumo CPI, relativo al mese di settembre. L’accelerazione dell’inflazione core su base annua, in particolare, ha portato i mercati a paventare nuovi rialzi dei tassi anti-inflazione da parte della Federal Reserve di Jerome Powell.
nel mese di settembre l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti è salito su base mensile dello 0,4%, il doppio rispetto alle attese, accelerando il passo rispetto al +0,1% precedente. La componente core – depurata dai prezzi dei beni energetici ed alimentari – è balzata dello 0,6% su base mensile, oltre il +0,5% stimato e come nel mese di settembre.
Su base annua l’inflazione misurata dall’indice CPI è balzata dell’8,2%, rallentando il passo rispetto alla crescita dell’8,5% del mese precedente, ma salendo a un ritmo superiore al +8,1% atteso.
L’inflazione core ha accelerato inoltre il passo, dal +6,3% di agosto al +6,5%, in linea con le attese. E’ il 28esimo mese consecutivo che l’indice CPI core sale, approdando ora al record dall’agosto del 1982.
Diffuso oggi in Cina il dato sull’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo che, nel mese di settembre, è salita come da attese del 2,8%, accelerando il passo rispetto al +2,5% precedente e avanzando al ritmo più forte dall’aprile del 2020. Su base mensile, il rialzo è stato dello 0,3%, inferiore al +0,4% atteso, ma in forte recupero rispetto al -0,1% precedente.
Resa nota anche l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, salita dello 0,9% su base annua, lievemente al di sotto del +1% stimato e in rallentamento rispetto al precedente aumento del 2,3%. Su base mensile, il trend è stato di un calo dello 0,1%.
Va detto che, sebbene l’inflazione CPI sia elevata, rimane nel range del target che la People’s Bank of China ha fissato. La banca centrale della Cina ha dunque spazio per lanciare nuove misure monetarie accomodanti.