Wall Street e la storica rimonta intraday. Shock inflazione Usa alle spalle, Dow Jones balza di oltre 800 punti, Nasdaq +2,2%
Recupero storico per Wall Street che, dopo essere capitolata all’inizio della sessione scontando il dato sull’inflazione Usa relativo all’indice dei prezzi al consumo, ha segnato un forte rally.
L’indice S&P 500 ha oscillato in particolare durante la sessione di ieri all’interno della forchetta di trading più ampia dal marzo del 2020, mentre il Dow Jones è rimbalzato di oltre 1.300 punti dai minimi intraday testati nelle ore precedenti.
L’incredibile recupero di Wall Street è stato il quinto più forte della storia dello S&P 500 e il quarto più sostenuto per il Nasdaq, secondo i dati di SentimenTrader riportati dalla Cnbc.
Il Dow Jones ha chiuso così in rally di 827,87 punti (+2,83%), a 30.038,72 punti, dopo essere scivolato di più di 500 punti durante le contrattazioni; lo S&P 500 è balzato del 2,60% a 3.669,91, interrompendo una scia negativa che durava da sei sedute, mentre il Nasdaq Composite ha guadagnato il 2,23% a quota 10.649,15.
Adam Sarhan, fondatore e ceo di 50 Park Investments, ha spiegato la rimonta con il fatto che Wall Street versava in una condizione di ipervenduto.
“Dopo il forte ribasso (delle sedute precedenti), ha spiegato, è normale che il mercato vada giù, si muova al rialzo, testi un nuovo massimo, e poi scenda di nuovo”.
A suo avviso, il trend della borsa Usa è stato il risultato di una combinazione di operazioni di short-covering e di ingresso di investitori value.
Detto questo, secondo Sarhan, il recupero storico di Wall Street non cambia il fatto che la borsa Usa stia attraversando una fase di mercato orso.
Gli iniziali sell off che si sono abbattuti sugli indici sono stati scatenati dalla pubblicazione, prima dell’inizio della sessione, dell’indice dei prezzi al consumo CPI, relativo al mese di settembre.
L’accelerazione dell’inflazione core su base annua, in particolare, ha portato i mercati a paventare nuovi rialzi dei tassi anti-inflazione da parte della Federal Reserve di Jerome Powell.
Dopo la diffusione del dato relativo all’inflazione i mercati hanno prezzato di fatto l’arrivo di una quarta stretta monetaria da parte della Fed di 75 punti base, nel prossimo meeting del 1-2 novembre, con una probabilità del 98%. Aumentata al 62% la probabilità anche di un quinto rialzo dei tassi consecutivo di 75 punti base.
I trader ora stanno scommettendo su una carrellata di strette monetarie da parte di Powell & Co che porterà i tassi ad avvicinarsi al 5%, prima che la banca centrale ponga fine ai rialzi, nella primavera del 2023. Le aspettative sono su tassi sui fed funds in crescita fino al 4,9% entro il prossimo aprile, rispetto al 4,65% prezzato l’altroieri.
Tornando al dato, nel mese di settembre l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti è salito su base mensile dello 0,4%, il doppio rispetto alle attese, accelerando il passo rispetto al +0,1% precedente. La componente core – depurata dai prezzi dei beni energetici ed alimentari – è balzata dello 0,6% su base mensile, oltre il +0,5% stimato e come nel mese di settembre.
Su base annua l’inflazione misurata dall’indice CPI è balzata dell’8,2%, rallentando il passo rispetto alla crescita dell’8,5% del mese precedente, ma salendo a un ritmo superiore al +8,1% atteso.
L’inflazione core ha accelerato inoltre il passo, dal +6,3% di agosto al +6,5%, in linea con le attese. E’ il 28esimo mese consecutivo che l’indice CPI core sale, approdando ora al record dall’agosto del 1982.