Borsa Tokyo -2% paga tonfo Wall Street, futures Usa incerti. Alert Apple, in Asia sell sui titoli dei fornitori della Big Tech
Borse asiatiche e azionario globale sull’attenti dopo i forti sell off che si sono abbattuti ieri a Wall Street.
I mercati asiatici in particolare pagano anche l’effetto Apple: il titolo della Big Tech è scivolato ieri del 4,9%, sulla scia di indiscrezioni su un calo della domanda per i suoi nuovi prodotti, in particolare per i suoi iPhone 14.
Il titolo Apple ha pagato anche il downgrade di
Bank of America, che ha rivisto al ribasso il rating da buy, a neutral, abbandonando la valutazione “buy” che continua a essere confermata invece dalla maggior parte degli analisti intervistati da FactSet.
In Asia scivolano così i titoli dei fornitori del gigante americano: alla borsa di Tokyo, capitolano le azioni di Nidec e Alps Alpine; a Taiwan, cede Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, insieme a Largan Precision. I titoli perdono fino a -5% circa.
La borsa di Tokyo scivola di quasi il 2%; Shanghai piatta con +0,05%, Hong Kong +0,18%, Seoul -0,29%, Sidney -1,19%.
L’incubo sell sui mercati sembra non finire. Ieri a Wall Street lo S&P 500 ha perso il 2,1% a 3.640.47, capitolando al nuovo minimo del 2022; il Dow Jones ha ceduto più di 458 punti, l’1,54%, a 29.225.61, e il Nasdaq Composite è arretrato del 2,84% a 10.737.51.
I principali indici azionari Usa si apprestano a terminare la settimana negativi; lo S&P 500 ha perso l’1,4%, il Dow e il Nasdaq hanno ceduto entrambi l’1,2%.
Le borse cinesi guardano alla diffusione degli indici Pmi.
Nel mese di settembre l’indice Pmi manifatturiero della Cina stilato dalle società private China Caixin e Markit è sceso ulteriormente in fase di contrazione, in flessione a
48,1 punti, peggio dei 49,5 punti attesi dal consensus e in peggioramento rispetto ai 49,5 punti precedenti.
Il dato conferma la contrazione dell’attività economica cinese, in quanto inferiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di espansione (valori superiori ai 50 punti) e di contrazione (inferiori ai 50 punti).
Diramato nelle ultime ore anche il Pmi manifatturiero ufficiale, stilato sulla base di un sondaggio lanciato dall’Ufficio nazionale di statistica e dalla Federazione di logistica e acquisti della Cina.
Il PMI ufficiale si differenzia dal Pmi privato in quanto si basa sui risultati di sondaggi che coinvolgono aziende controllate dallo Stato e/o più grandi.
Dal Pmi manifatturiero ufficiale della Cina è emerso che l’attività economica cinese è rimasta in fase di espansione, con l’indice che ha mantenuto quota 50 punti, salendo a 50,1 punti, meglio dei 49,6 punti attesi e in recupero rispetto ai precedenti 49,4 punti.
Il Pmi non manifatturiero ufficiale è invece sceso a 50,6 dai 52,6 punti di agosto e peggio dei 52 punti attesi.
Il Pmi Composite è rallentato a 50,9 punti dai 51,7 punti precedenti.
Dal fronte macroeconomico del Giappone, reso noto il dato relativo alla produzione industriale, salita ad agosto del 2,7% su base mensile, in rialzo per il terzo mese consecutivo, decisamente al di sopra del +0,2% atteso dagli analisti.
Bene anche le vendite al dettaglio del Giappone, balzate del 4,1% ad agosto su base annua, ben oltre il +2,8% atteso dagli analisti. Futures Usa deboli, con quelli sul Dow Jones in calo dello 0,09%, quelli sullo S&P 500 in rialzo dello 0,05% e quelli sul Nasdaq che avanzano dello 0,11%.