Wall Street contrastata tra paura tassi e Super dollaro. Morgan Stanley: ‘Non è di buon auspicio’
Il Super dollaro – soprattutto nei confronti della sterlina, dell’euro e dello yen – spaventa i mercati. Wall Street apre la settimana in territorio negativo. Alle 15.45 circa ora italiana il Dow Jones perde quasi 140 punti (-0,49%), lo S&P 500 arretra dello 0,19%, mentre il Nasdaq è in ripresa con un rialzo dello 0,46%.
“Storicamente una tale forza del dollaro si traduce sempre in una sorta di crisi finanziaria ed economica”, ha scritto in una nota riportata dalla Cnbc Michael Wilson, responsabile strategist della divisione equity di Morgan Stanley.
La sterlina in realtà ora recupera terreno, sulla scia di alcune indiscrezioni secondo cui la Bank of England sarebbe pronta a intervenire sulla valuta con una riunione di emergenza, per la precisione con un nuovo aumento dei tassi.
Il caso del Regno Unito sembra preoccupare i trader più della
vittoria del centrodestra alle elezioni politiche italiane.
L’esito delle elezioni inaugura l’era di un molto probabile Governo Meloni.
Nota per aver alzato la voce, spesso, contro l’Unione europea e le sue regole, la leader di Fratelli d’Italia oggi fa la moderata, ragion per cui a essere tartassati sono più i titoli di stato UK Gilt che i BTP.
Di fatto i rendimenti dei BTP a 10 anni sono schizzati di +29,4 punti base, fino al 4,12%, a fronte di un rialzo dei tassi BTP decennali che si è limitato a +9 punti base al 4,43%.
Il piano monstre di tagli alle tasse firmato dal governo britannico di Liz Truss continua a mettere sotto pressione gli asset made in UK tanto che, durante le contrattazioni dei mercati asiatici, la sterlina è crollata di quasi -4% testando un nuovo minimo storico nei confronti del dollaro Usa, a quota $1,0382, per poi prendere quota, ma puntare di nuovo verso il basso e azzerare gran parte del recupero. L’euro cede lo 0,26% a 0,9664.
Continua anche la marcia rialzista dei rendimenti dei Treasuries Usa: i tassi dei titoli di stato Usa a due anni, quelli più sensibili alle decisioni di politica monetaria della Fed, sono volati oggi oltre il 4,3%, fino al 4,351%, al valore più alto dall’agosto del 2007. In rialzo anche i tassi dei Treasuries a 10 anni, che avanzano di 9 punti base al 3,789%.
Ancora negativa dunque la borsa Usa, dopo l’ennesima chiusura al ribasso di Wall Street di venerdì scorso, che ha visto il Dow Jones capitolare di 486 punti al nuovo minimo intraday dell’anno, cedendo l’1,62%, a 29.590,41 punti; il Nasdaq scivolare dell’1,8% a 10.867,93 e lo S&P 500 bucare anche i minimi dal mese di giugno con una perdita dell’1,72% a 3.693,23.
Il Dow Jones ha chiuso al di sotto della soglia di 30.000 punti per la prima volta dal 17 giugno scorso, tornando a flirtare con il mercato orso, in quanto a un valore in ribasso del 19,9% rispetto al record intraday. A un certo punto della sessione di venerdì scorso, dove tema dominante è stato l’annuncio del piano di tagli alle tasse shock del governo UK di Liz Truss, il Dow Jones è capitolato di 826 punti.
La borsa Usa ha terminato la sua quinta settimana negativa delle ultime sei, con il Dow Jones che ha perso durante la settimana il 4%, e lo S&P 500 e il Nasdaq in flessione rispettivamente del 4,65% e del 5,07%.
Protagonista a Wall Street sempre la paura dei tassi dopo che la scorsa settimana la Fed di Jerome Powell ha proceduto alla sua terza stretta monetaria consecutiva di 75 punti base, portando i tassi sui fed funds Usa al record dal 2008, nel range compreso tra il 3% e il 3,25%, nell’intento di sfiammare l’inflazione galoppante.