Mercati, il commento di Algebris: volatilità elevata e diffusa, meno indulgenza verso politiche fiscali governi
Il team strategie di credito globale di Algebris fa il punto della situazione dei mercati, ricordando le ultime dichiarazioni arrivate dalle banche centrali.
Così si legge nell’Algebris Global Credit Bullets:
“La scorsa settimana abbiamo assistito a una raffica di dichiarazioni rilasciate da parte delle banche centrali globali. La Federal Reserve si è dimostrata aggressiva, con un rialzo di 75 pb e una forte revisione al rialzo del suo tasso terminale al 4,6%, nonostante l’indebolimento delle previsioni di crescita per il 2023. La BoE ha incrementato i tassi di 50 pb e ha avviato il Quantitative Tightening, un programma attivo di riduzione del proprio bilancio, dopo l’espansione avuta nel periodo del Covid. Anche in Norvegia e in Svizzera si sono registrati forti rialzi. In Giappone, la Bank of Japan (BoJ) è risultata accomodante e si è astenuta dall’azione politica, ma ha dovuto affrettarsi a sostenere la propria valuta, in quanto lo yen è finito sotto pressione a seguito della riunione di politica monetaria”.
“In generale – si legge anche nel commento di Algebris – le valute asiatiche rimangono sotto pressione, poiché il differenziale sui tassi d’interesse rispetto agli Stati Uniti si sta allargando in favore di questi ultimi. In effetti, le valute rimangono sotto pressione anche in Cina e in India. Tra i mercati emergenti, il Sudafrica ha aumentato i tassi mentre il Brasile ha concluso il proprio ciclo di rialzi. Nel complesso, le banche centrali continuano ad essere in modalità gara. La Fed sta dettando un tono hawkish al mercato, con le altre banche centrali globali che devono scegliere se tenere il passo innalzando la parte a breve della curva dei rendimenti interna (Europa), o se restare indietro e subire un indebolimento della propria valuta (Giappone). I Paesi in cui la banca centrale è in ritardo e il mix di politiche non è credibile ottengono pressioni su entrambi (Regno Unito). Nel complesso, la volatilità rimane elevata e diffusa, con i mercati che sono molto meno indulgenti nei confronti delle politiche fiscali dei governi, rispetto ai tempi del Quantitative Easing a tempo indeterminato. La volatilità dei rendimenti e dei tassi di cambio è quindi destinata a persistere nei mercati globali, almeno fino a quando la Fed non fornirà indicazioni sul termine del ciclo di rialzi”.