La chiamata di Carlo Messina (Intesa SanPaolo) per blindare i BTP: ‘risparmio italiani sostenga debito pubblico, crescita PIL sia una ossessione’
Il numero uno di Intesa SanPaolo Carlo Messina invita gli italiani a canalizzare i loro risparmi verso il debito pubblico italiano e sottolinea l’importanza della crescita del Pil, affermando che deve essere una ossessione. Messina ha parlato in occasione del nuovo accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo che è stato siglato oggi: un accordo firmato da Messina e dal numero uno di Confindustria Carlo Bonomi, che metterà 150 miliardi di euro a disposizione delle imprese italiane per promuovere l’evoluzione del sistema produttivo in un percorso congiunto basato sui 3 driver “Competetivita’, Innovazione, Sostenibilità”, fondamentali per la crescita e in coerenza con il Pnrr.
In occasione dell’accordo, il numero uno di Intesa SanPaolo ha commentato, parlando dell’Italia, che “noi abbiamo un grado di dipendenza dalla Bce molto elevato e in uno scenario prospettico dobbiamo riprenderci i gradi di indipendenza che ogni Paese deve avere”. Ovvero? “Il risparmio che c’è in Italia deve sostenere il debito pubblico italiano”. E “non è una misura sovranista, ma un modo per mantenere margini di libertà strategici”. Insomma, “dobbiamo cercare di destinare delle quote di risparmio italiano al finanziamento del debito pubblico e allo stesso tempo avere una crescita del Pil”. Una crescita del Pil che sia sicuramente più solida rispetto ai numeri del passato precedente lo scoppio della pandemia Covid-19.
“Non possiamo permetterci di crescere a livelli tra 1,5% e 2% dal 2023, perchè se non cresceremo oltre il 2% avremo un problema con il debito pubblico, soprattutto quando non ci sarà più il volano della reputazione di Mario Draghi”, ha spiegato Carlo Messina.
“Il nostro Paese registra una ripresa consistente e superiore rispetto alla media europea – ha puntualizzato l’AD di Intesa SanPaolo – Ora la vera sfida, anche alla base di questo accordo, è far sì che tale ripresa si consolidi nel tempo e sia diffusa, dando vita ad una economia strutturalmente più robusta, in grado di sostenere livelli di crescita del Pil stabilmente maggiori di quelli cui siamo abituati”.