Turchia: banca centrale taglia (ancora) tassi di 100 pb. Inflazione oltre l’80%? Per Erdogan No Problem
L’inflazione in Turchia viaggia a un ritmo annuale superiore all’80%, ma la banca centrale del paese, ostaggio del presidente Recep Tayyip Erdogan, continua a tagliare i tassi di interesse.
All’indomani del maxi rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, pari a +75 punti base, e nello stesso giorno in cui la Svizzera ha dato l’addio ai tassi negativi (anche qui la SNB ha alzato i tassi di 75 pb) e la Bank of England ha alzato i tassi UK per la settima volta consecutiva (in questo caso di 50 punti base), la Banca centrale della Turchia ha optato nuovamente per la politica monetaria ultra espansiva, nonostante l’inflazione galoppante, che fa impallidire i dati del resto del mondo.
Ma non è un problema per il presidente Erdogan che, in un discorso proferito martedì e riportato dalla Cnbc, si è così espresso:
“L’inflazione non è una minaccia economica insormontabile. Io sono un economista”.
Erdogan ritiene che l’inflazione in Turchia scenderà entro la fine di quest’anno.
In Turchia oggi i tassi sono stati tagliati di 100 punti base, dal 13% al 12%, a fronte di un tasso di inflazione (misurato dall’indice dei prezzi al consumo CPI) che, nel mese di agosto, è schizzata dell’80,2% su base annua, accelerando il passo per il 15esimo mese consecutivo e toccando il record degli ultimi 24 anni.
I tassi della Turchia erano stati già tagliati di 100 punti base ad agosto, dopo che verso la fine del 2021 erano stati sforbiciati, nell’arco di diverse riunioni, di ben 500 punti base, scatenando una crisi valutaria.
In Turchia si assiste a un’impennata record delle diverse componenti dell’inflazione: scomponendo l’indice dei prezzi al consumo di agosto, si apprende che i prezzi dei trasporti sono schizzati del 116,87% su base annua, e che i prezzi dei beni alimentari e delle bevande non alcoliche sono volati del 90,25%.
Dall’inizio dell’anno, la lira turca è crollata di oltre il 27% nei confronti del dollaro Usa, soffrendo un tonfo dell’80% negli ultimi cinque anni.
Dopo l’annuncio di oggi della banca centrale, la valuta è precipitata al minimo record di 18,379 nei confronti del dollaro.
In Turchia, il tasso di inflazione ha iniziato a surriscaldarsi ben prima della guerra in Ucraina:
nel mese di gennaio, quando la Russia di Putin non aveva ancora invaso il paese (l’invasione è avvenuta il 24 febbraio), l’inflazione turca volava già al record degli ultimi 20 anni, con un boom di quasi il 50%. Ma gli economisti indipendenti sottolineavano di credere che il boom vero fosse pari a +110%.
Prosegue la politica monetaria dissennata di una banca centrale a cui è stato messo letteralmente il bavaglio, a causa dell’avversione di Erdogan verso i rialzi dei tassi di interesse: secondo il presidente, i tassi di interesse sarebbero “la madre di tutti i mali”.
La banca centrale è stata così costretta a causa delle strampalate idee del presidente turco a tagliare ripetutamente i tassi nonostante le continue fiammate dell’inflazione (non ad alzarli): i tagli si sono succeduti uno dopo l’altro nel corso del 2020 e del 2021. E ora, anche nel 2022.