Borsa Tokyo +0,53%, Hong Kong balza del 2,5% post inflazione Cina. Focus su Bce, Fed, PBOC
Sentiment positivo in Asia e in generale sui mercati azionari globali, all’indomani del BCE-Day e delle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Fed, Jerome Powell. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo è salito dello 0,53%, a quota 28,214.75. Acquisti anche sulla borsa di Shanghai (+0,78%), mentre la borsa di Hong Kong segna un rally del 2,55%. In rialzo anche Seoul (+0,33%), e Sidney (+0,69%). Futures Usa in rialzo: i futures sul Dow Jones salgono dello 0,24%, quelli sullo S&P 500 dello 0,27%, quelli sul Nasdaq avanzano dello 0,43%.
Nel perseguire la lotta contro l’inflazione, che nell’area euro ad agosto è balzata al ritmo annuo del 9,1%, il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di alzare di 75 punti base tutte e tre i tassi di interesse di riferimento della BCE. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente all’1,25%, all’1,50% e allo 0,75%, con effetto dal 14 settembre 2022.
“Non c’è un percorso prestabilito” che stabilisce il tasso da raggiungere per frenare l’inflazione, per fare in modo che torni al target stabilito dalla Bce, pari al 2%. Così la numero uno della Bce Christine Lagarde, nella conferenza stampa successiva all’annuncio della banca centrale europea.
Lagarde ha ripetuto la differenza tra l’inflazione negli Stati Uniti e quella dell’eurozona. La prima è scatenata dalla domanda, la seconda dall’offerta.
In ogni caso, “abbiamo una missione”, che è quella di far scendere “una inflazione incredibilmente elevata”.
Di conseguenza, rispondendo alla domanda di un giornalista, la numero uno della Bce ha detto che, “in caso di bisogno, siamo anche pronti ad alzare i tassi oltre il tasso terminale” (che, nel caso della Bce, non è un tasso che è stato determinato).
Dal canto suo, il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha confermato la determinazione a “finire il lavoro” iniziato: combattere dunque l’inflazione con nuovi rialzi dei tassi. Lo scorso 27 luglio la Fed ha alzato i tassi sui fed funds di 75 punti base, per la seconda volta consecutiva, a conferma della sua lotta contro l’inflazione galoppante negli Stati Uniti.
Con il suo secondo rialzo consecutivo di 75 punti base, Powell & Co hanno portato i tassi sui fed funds Usa nel nuovo range compreso tra il 2,25% e il 2,5%, al record dalla fine del 2018. Guardando alla prossima riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, gli economisti scommettono su una nuova stretta monetaria di 75 punti base.
La probabilità di un nuovo maxi rialzo dei tassi, dopo le parole di Powell, è ulteriormente aumentata, salendo all’86%, stando al CME Group’s FedWatch, che monitora il trend dei futures sui fed funds. Sia Goldman Sachs che Bank of America hanno riferito ai loro clienti di prevedere un altro rialzo di 75 punti base nel meeting di fine settembre. Può stare tranquilla invece la People’s Bank of China, banca centrale cinese, dopo i dati sull’inflazione cinese.
L’inflazione della Cina misurata dall’indice dei prezzi al consumo (CPI) è salita ad agosto del 2,9% su base annua, lievemente al di sopra del rialzo del 2,8% atteso dagli analisti, e in accelerazione rispetto al precedente +2,4%. Su base mensile, l’inflazione è scesa dello 0,1%, rispetto al +0,2% stimato e contro il rialzo precedente dello 0,5%. Resa nota anche l’inflazione cinese misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, salito ad agosto del 2,3% su base annua, meno del +3,1% stimato dagli analisti e contro il precedente rialzo del 4,2%. Su base mensile, il dato è arretrato dell’1,2%. Contrariamente alla Fed di Jerome Powell e alla Bce di Christine Lagarde, la banca centrale cinese People’s Bank of China (PBOC) può mantenere accomodante la propria politica monetaria. “La moderazione nelle pressioni dei prezzi dà alla PBOC spazio per rimanere accomodante”, ha commentato l’economista di UBS, Erix Xin.