Ue: embargo su petrolio c’è, ma proposta originale annacquata da Ungheria di Orban. I dettagli e i commenti
I leader dei 27 paesi membri dell’Ue sono riusciti a raggiungere finalmente un accordo sull’embargo del petrolio russo. Ma, a fronte delle dichiarazioni trionfalistiche che arrivano dai vari capi di Stato, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal numero uno del Consiglio europeo Chrarles Michel, analisti e articoli di approfondimento mettono tuttavia in evidenza come il contenuto della proposta originale sia stato, di fatto, annacquato.
“Invece di vietare tutte le importazioni (Ue) del petrolio russo, l’Ue vieterà le importazioni del petrolio crude trasportato via mare nel corso dei prossimi sei mesi – scrive, Warren Patterson, responsabile della divisione di strategia sulle materie prime di ING – Ciò assicurerà l’offerta ai paesi senza sbocchi sul mare della CEE, ovvero dell’Europa centrale e orientale, che sono molto dipendenti dalle forniture di petrolio che transitano negli oleodotti. In teoria, l’embargo colpirà 2/3 circa dei 2,3 milioni di barili al giorno che l’Unione europea importa dalla Russia. Tuttavia, in pratica, crediamo che i volumi scenderanno in misura ulteriore”.
Patterson ricorda infatti che “i principali paesi che ricevono petrolio attraverso l’oledodotto Druzhba sono Germania e Polonia”. E che “entrambi hanno già detto di voler ridurre le importazioni dalla Russia allo zero. Dunque, il divieto potrebbe interessare un target vicino al 90% dei flussi russi diretti verso l’Ue”.
Per ING è però “improbabile che questo sia l’accordo finale, in quanto l’Ue lavorerà verso l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal petrolio russo anche dell’Ungheria e di altri paesi del blocco CEE in un arco temporale di più lungo periodo. E questa decisione è di sostegno per i prezzi. E’ tuttavia anche vero che il mercato ha avuto un mese per digerire il potenziale embargo, e noi sospettiamo che la notizia sia stata già prezzata, come ha dimostrato il trend del petrolio durante le contrattazioni delle borse asiatiche. (in rally solo il WTI, Brent in rialzo ma nessuna fiammata particolare)”.
Vale la pena di ricordare che l’Europa è il principale acquirente di energia russa, con il petrolio crude che, nel 2021, secondo Eurostat, ha inciso sulle importazioni del blocco con il 27%, ovvero per una quantità di 2,4 milioni di barili al giorno, stando ai dati dell’IEA (agenzia internazionale dell’energia).
Le forniture via oleodotto contribuiscono in misura molto più importante sulle consegne di petrolio crude russo dirette verso l’Ungheria (86%), la Repubblica Ceca (97%) e la Slovacchia“.
C’è però anche la questione del gas naturale: a tal proposito, mentre le trattative tra i leader europei proseguivano, è arrivata la notizia della decisione di Mosca di interrompere le forniture di gas all’Olanda a partire dalla giornata di oggi.
L’annuncio è arrivato dalla società olandese GasTerra, che ha spiegato la mossa della Russia di Putin con la decisione dell’Olanda di non piegarsi alla richiesta del Cremlino di pagare il gas russo in rubli. Da segnalare che il 15% del gas olandese arriva dalla Russia.
Tornando all’accordo sull’embargo sul petrolio russo, su Twitter il presidente della Commissione europea Charles Michel ha confermato, subito dopo l’intesa raggiunta durante la notte, che “le sanzioni colpiranno immediatamente il 75% delle importazioni di petrolio russo. E, entro la fine dell’anno, sarà vietato il 90% del petrolio russo importato dalla Russia”.
Il restante “10%, che riguarda la sezione Sud dell’oleodotto Druzhba, è esente dalle sanzioni”, ha precisato la stessa numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Non solo: Budapest, Praga e Bratislava hanno ottenuto per iscritto che, nel caso in cui il Cremlino decidesse di chiudere l’oleodotto Druzhba, i rispettivi paesi riceveranno aiuti dall’Ue.
Il compromesso con l’Ungheria di Viktor Orban è stato così necessario: e così si è deciso che il petrolio russo che arriva in Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia sarà esente dall’embargo.
Patterson ha commentato l’accordo con una nota con cui ha annunciato anche che il team della divisione di commodities di ING ha rivisto al rialazo l’outlook sui prezzi del petrolio; in particolare quello sul Brent è stato portato dai precedenti $109 al barile stimati in precedenza a $122 per il 2022; per il 2023 l’upgrade ha portato l’outlook da $93 al barile a $99.
ING ha precisato tuttavia che esistono “chiari rischi al rialzo sulle stime del 2023, “inclusi la possibilità di ulteriori sanazioni contro il petrolio russo e il rischio che le sanazioni Usa contro l’Iran permangano nel 2023″