Petrolio: sorvegliato speciale dopo ‘crash Brent’ sotto 100$. Dominano timori debolezza domanda
Il mercato petrolifero resta un sorvegliato speciale sui mercati, dopo le nuove pressioni registrate nella seduta della vigilia. Oggi le quotazioni sembrano essersi stabilizzate, ma la cronaca di ieri ha visto il Brent scivolare di oltre il 7% nel corso della giornata, chiudendo sotto la soglia psicologica dei 100 dollari al barile per la prima volta da aprile. A pesare le crescenti preoccupazioni di un rallentamento dell’economia. Poco dopo l’avvio delle contrattazioni in Europa, il Brent è in rialzo di circa l’1% poco sopra i 100 dollari al barile e il Wti avanza dello 0,95% a quasi 97 dollari al barile. “Al momento, il sentiment macroeconomico più debole sta guidando il mercato ed è probabile che continui a farlo anche a breve termine”, afferma Warren Patterson, head of commodities strategy per ING, aggiungendo che “questo suggerisce potenziali nuovi ribassi, anche se limitati, dato il supporto dei fondamentali”.
Le cause
Diverse le motivazioni che potrebbero tenere sotto scacco il greggio. “I persistenti timori di recessione continuano a colpire il mercato, mentre la forza del dollaro statunitense e la riacutizzazione dei casi di Covid in alcune parti della Cina non lo stanno certamente sostenendo”, segnalano gli esperti commodity di ING, secondo i quali il Brent è al momento in territorio di ipervenduto e i fondamentali non giustificano l’entità del sell-off che visto nelle ultime settimane. “Il mercato petrolifero resta caratterizzato da una scarsa offerta e la prospettiva è che questa situazione persista”, avvertono.
Per Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, è, tuttavia, “difficile attribuire un catalyst specifico al crash, al di là della constatazione che i venti di recessione stanno pesando su tutte le commodities più cicliche, tranne il gas europeo che è sostenuto dalle ragioni specifiche che tutti conosciamo”. “L’ironia – spiega Sersale – è che la discesa di oil, rame e metalli industriali, commodity agricole e infine anche natural gas statunitense ha attenuato le aspettative di inflazione, o quanto meno i timori, visto che i breakeven scendono da 2 mesi ma oggi sono calati relativamente La cosa ha ottenuto l’effetto di ridurre i timori di recessione con progressivo sollievo dell’azionario e risollevare, almeno temporaneamente, le sorti dell’euro, che si è un po’ allontanato dalla fatidica soglia”.
Le stime Opec: le attese per il 2023
In attesa che arrivi la consueta istantanea sul mercato petrolifero dell’agenzia internazionale dell’energia, ieri l’Opec ha pubblicato il suo rapporto mensile, che include anche le prime previsioni per il 2023. Nel dettaglio, l’Opec si attende che la domanda di petrolio cresca di 2,7 milioni di barili/giorno. La domanda 2023 dovrebbe trovare supporto in “una performance economica ancora solida dei principali Paesi consumatori, ma anche nel miglioramento della situazione geopolitica e Covid-19 in Cina”.
Per bilanciare il mercato globale il prossimo anno, ricordano da ING, l’Opec dovrebbe produrre in media 30,1 milioni di barili/giorno, vale a dire circa 1,4 milioni di barili/giorno in più rispetto a quanto il gruppo sta attualmente producendo. “Dato che l’Opec ha combattuto per mesi per raggiungere il proprio obiettivo di produzione, probabilmente sarà una lotta per il gruppo ottenere questo livello, il che suggerisce che la tensione nel mercato petrolifero globale persisterà fino al 2023”, aggiungono ancora gli esperti della banca olandese.