Alert recessione con inversione curva rendimenti Usa. Spread 10-2 anni si allarga. L’impatto sull’azionario
Si allarga sempre di più lo spread, già negativo da un bel po’ di sessioni, tra i tassi dei Treasuries a 10 anni e i tassi dei Treasuries a due anni, a conferma del fenomeno dell’inversione della curva dei rendimenti Usa.
Per Tom Essaye di The Sevens Report l’allargamento del differenziale “è un chiaro avvertimento di recessione”, soprattutto, a suo avviso, se lo spread raggiungerà i 15 punti base.
In attesa del dato cruciale dell’inflazione Usa misurata dall’indice dei prezzi al consumo, in calendario oggi alle 14.30 ora italiana, i tassi sui Treasuries a due anni rimangono sopra la soglia del 3%, al 3,066%, mentre i decennali viaggiano attorno al 2,978%.
Per Essaye, interpellato dalla Cnbc, se lo spread dei tassi Usa a 10-2 anni rimarrà negativo per segnare anche nuovi ribassi, allora “si tratterà di un segnale chiaro di recessione dalla curva dei rendimenti nel tratto 2-10 anni, fattore che ci renderà più cauti nell’allocazione sull’azionario”.
L’attenzione degli investitori oggi è tutta rivolta al dato clou che arriverà dal fronte macro degli Stati Uniti: quello, per l’appunto, dell’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo.
Il consensus degli analisti prevede una ulteriore accelerazione dell’inflazione, ovvero una crescita dell’indice CPI dell’8,8% su base annua, nel mese di giugno, dopo il +8,6% di maggio.
Il dato è cruciale nel determinare le aspettative sulle prossime mosse del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che si riunirà il prossimo 27 luglio.
Le aspettative dei mercati sono di una stretta monetaria della Fed di Jerome Powell di 75 punti base, così come nell’ultima riunione del 15 giugno scorso, quando i tassi Usa sono stati portati al nuovo range compreso tra l’1,50% e l’1,75%.
D’altronde la pubblicazione, venerdì scorso, del report sull’occupazione Usa di giugno, ha messo in evidenza una crescita di 372.000 nuovi posti di lavoro, a fronte di un tasso di disoccupazione che è rimasto invariato al 3,6%.
La crescita dell’occupazione è stata decisamente più forte di quanto atteso dagli analisti: sia gli economisti di Goldman Sachs che il consensus avevano previsto un aumento di nuovi posti di lavoro di 250.000 unità, inferiore all’aumento delle payrolls di 390.000 del mese di maggio.
Una eventuale nuova fiammata dell’inflazione che verrà probabilmente confermata nella giornata di oggi con il dato CPI, insieme alla solidità del mercato del lavoro, potrebbe avallare le attese di una nuova stretta monetaria, da parte della Fed di Jerome Powell, di 75 punti base.