Borsa Tokyo colpita dalle vendite dopo sell off Wall Street: Nikkei -1,5%. Bene borsa Shanghai post dato inflazione
Brusco ribasso per l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo, che ha chiuso la sessione odierna in calo dell’1,49% a 27,824.29 punti. La borsa di Shanghai sale dell’1,29%, quella di Hong Kong dello 0,13%, quella di Sidney ha chiuso in flessione dell’1,25%, mentre Seoul ha ceduto l’1,07%.
Sentimenti contrastato, dunque, in Asia, dopo la chiusura negativa di Wall Street. Ieri lo S&P 500 ha perso il 2,38%, a 4.017,82; il Dow Jones Industrial Average è capitolato di 638,11 punti, o 1,94%, a 32,272.79 punti, mentre il Nasdaq Composite è arretrato del 2,75% a 11.754,23.
Il deterioramento del sentiment, già a rischio in vista del dato clou che sarà reso noto oggi, ovvero l’inflazione Usa misurata dall’indice dei prezzi al consumo del mese di maggio, è stato provocato dalle notizie arrivate dalla Bce, che ieri ha annunciato la fine del piano di Quantitative easing APP a partire dal prossimo 1° luglio e un rialzo dei tassi di 25 punti base nella prossima riunione del 21 luglio, seguito da altre strette monetarie.
A essere penalizzati sono stati gli asset direttamente interessati dagli annunci, ovvero l’azionario e i titoli di stato dell’area euro.
Focus sui dati macro relativi all’inflazione del Giappone e della Cina.
Nel mese di maggio l’inflazione cinese misurata dall’indice dei prezzi al consumo (CPI) è salita al ritmo annuo del 2,1%, meno del +2,2% atteso dal consensus. Su base mensile, l’inflazione è scesa dello 0,2%, meno del -0,3% atteso e in rallentamento rispetto al precedente rialzo dello 0,4%.
L’inflazione della Cina misurata dall’indice dei prezzi alla produzione è balzata su base annua del 6,4%, in linea con le attese e in rallentamento rispetto alla crescita precedente dell’8%. Su base mensile il trend è stato di un aumento dello 0,1%.
L’inflazione del Giappone misurata dall’indice dei prezzi alla produzione ha mostrato un rialzo annuo del 9,1% dal precedente 9,8% (dato rivisto da 10%). Il consensus Bloomberg indicava una crescita al ritmo del 10% su base annua.
In attesa dei numeri relativi all’inflazione Usa, i futures sui principali indici azionari riportano un trend in lieve rialzo: quelli sul Dow Jones avanzano dello 0,11%, quelli sul Nasdaq dello 0,41% e quelli sullo S&P 500 dello 0,23%.
L’altroieri la Casa Bianca ha diramato un comunicato in cui ha affermato di prevedere che “i numeri sull’inflazione che saranno resi noti alla fine della settimana si confermeranno elevati”.
Si tratta di un momento cruciale: nel caso in cui l’indice dei prezzi al consumo salisse a un ritmo inferiore rispetto a quello di aprile, i mercati vedrebbero in qualche modo avallata la speranza che l’inflazione degli Stati Uniti abbia toccato il picco.
Dal canto suo, la Fed di Jerome Powell potrebbe forse permettersi di essere meno aggressiva nel suo ciclo di rialzo dei tassi.
Nel mese di aprile, l’inflazione degli Stati Uniti misurata dall’indice dei prezzi al consumo è rallentata su base annua, salendo a un ritmo pari a +8,3%. Gli analisti avevano previsto una decelerazione più forte, al ritmo di crescita dell’8,1%.
Per il mese di maggio, le attese sono di un’inflazione in crescita su base annua ancora dell’8,3%, a fronte di una inflazione core in rallentamento dal 6,2% al 5,9%.
Su base mensile, si prevede una crescita dello 0,7% per l’inflazione headline, rispetto al +0,5% dell’inflazione core. Si tratta di numeri che rimangono elevati, confermando come l’inflazione Usa continui a crescere al ritmo record degli ultimi 40 anni.
Positivo a Hong Kong il trend dei Alibaba, che ieri a Wall Street ha perso più dell’8%, dopo che le autorità di regolamentazione e lo stesso Ant Group di Jack Ma hanno smentito le indiscrezioni su un’Ipo di Ant.