Strage Manchester, borse europee danno prova di forza. Euro a record in sei mesi, guarda a dati PMI
Prova di forza dei mercati azionari europei, dopo l’attacco kamikaze al concerto di Manchester, che ha provocato 22 morti, e le ultime indiscrezioni sull’amministrazione Trump e sui suoi legami con la Russia. L’indice Ftse Mib di Piazza Affari sale di oltre mezzo punto percentuale, trainato al rialzo soprattutto da Banco BPM, Exor, FCA e Ubi Banca. In crescita anche le altre borse principali europee, come Francoforte, Parigi e Londra.
Prosegue sul forex il rafforzamento dell’euro, che oscilla attorno ai massimi in sei mesi nei confronti del dollaro, beneficiando sia del commento della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha addossato la colpa del surplus tedesco alla eccessiva debolezza, a suo avviso, della moneta unica, sia degli ultimi dati arrivati dal fronte macroeconomico.
Fari sull’indice PMI servizi della Francia, che ha messo in evidenza come la crescita del settore privato francese sia balzata a 58 punti a maggio, dopo i 56,7 di aprile, espandendosi al ritmo più forte in sei anni. L’indice complessivo PMI Composite è salito al record dall’inizio della crisi dei debiti in Eurozona, nel 2011.
L’euro sale fino a $1,1258, anche sulla scia della pubblicazione del Pil tedesco, la cui crescita nel primo trimestre dell’anno è stata confermata a +0,6% su base trimestrale e a +1,7% su base annua.
Il PMI manifatturiero tedesco, inoltre, è volato a maggio a 59,4 punti dai 58,2 di aprile, al massimo in ben 73 mesi.
Così, in un’intervista rilasciata a Cnbc, Junichi Ishikawa, strategist senior del mercato del forex presso IG Securities, a Tokyo, commenta il trend dell’euro, che nelle contrattazioni overnight è salito fino a $1,1264, al record dallo scorso 9 novembre:
“Sebbene lo smorzarsi dei rischi politici in Francia (avvenuto con la vittoria alle elezioni presidenziali di Emmanuel Macron) e la prospettiva di un cambio di strategia della Bce abbiano aiutato l’euro, il principale fattore di sostegno rimane il recente indebolimento del dollaro, a causa del Russiagate.
Sicuramente, “i commenti di Merkel hanno dato ulteriore slancio all’euro…detto questo, un dollaro più debole non è necessariamente un fattore negativo per Trump”.
In rialzo lo yen, che ha guadagnato terreno nei confronti delle principali valute internazionali, in concomitanza con la flessione dei futures sullo S&P 500, dopo un nuovo articolo del Washington Post, secondo cui Trump avrebbe chiesto ai responsabili di intelligence in Usa di negare pubblicamente ogni eventuale accusa di collusione tra il suo staff e la Russia.
In base alle indiscrezioni raccolte dal quotidiano, la richiesta sarebbe stata fatta a Daniel Coats, direttore della National Intelligence, e a Michael Rogers, numero uno della NSA.
Sterlina sotto pressione, sconta l’attentato peggiore, nel Regno Unito, da quello che colpì Londra nel 2005. La sterlina ha perso terreno soprattutto nei confronti dello yen, con il rapporto in calo di quasi mezzo punto percentuale a JPY 144 circa, ma nei confronti del dollaro rimane poco mossa attorno a $1,2989.
Dollaro-yen ora piatto a JPY 111,25. Il biglietto verde scende nei confronti del franco svizzero, con -0,11% a CHF 0,9723; euro ora in lieve rialzo sullo yen a JPY 127,17, e in crescita sulla sterlina, a GBP 0,8663.
Sull’obbligazionario bond greci sotto pressione, dopo il mancato accordo nella riunione di ieri dell’Eurogruppo, su una possibile ristrutturazione del debito del paese. La tensione ha portato i tassi decennali a salire al 5,73% dal 5,6% della scorsa notte. I rendimenti rimangono comunque al di sotto della soglia pericolo del 7%.