Premio Nobel Shiller: a dispetto del CAPE questo mercato azionario salirà del 50%
C’è qualcuno che crede ancora nell’azionario Usa, e non si tratta di uno qualunque. Tutt’altro: lui è infatti Robert Shiller, premio Nobel per l’Economia insieme a Eugene Fama e Lars Peter Hansen nel 2013, noto per aver sviluppato gli indici del mercato immobiliare attentamente monitorati dagli investitori: i cosiddetti S&P/Case-Shiller Home Price Indices.
Nel corso di un’intervista esclusiva rilascia alla CNBC, l’economista si mostra più che ottimista sul trend dell’azionario.
“Vi consiglierei di detenere alcune azioni nel vostro portafoglio, visto che (l’azionario) potrebbe balzare del 50% dai livelli attuali. E’ quello che fece, d’altronde, nel 2000: dopo aver raggiunto questo livello, crebbe di un altro 50%. Dunque, non sono contrario a investire sul mercato azionario, quando vengono considerate le alternative. Ma per chi voglia diversificare, sottolineo che gli Usa presentano un CAPE ratio elevato. Potete andare in qualsiasi altro posto del mondo, e questo ratio è più basso. E potremmo anche segnare un nuovo record massimo del Cape”, sottolinea, aggiungendo che “questa non è comunque una previsione”.
A tal proposito, è bene ricordare che è stato proprio Shiller a sviluppare il CAPE, acronimo di “cyclically adjusted price-to-easings ratio”, parametro di misurazione delle valutazioni del mercato, che si calcola dividendo il prezzo con la media storica a 10 anni degli utili dell’indice che si sta considerando, ed effettuando un aggiustamento tenendo conto dell’inflazione.
Al momento il CAPE ratio dello S&P 500 si attesta a quota 29, dunque ben al di sopra della media storica a quota 17 (riferimento all’indice S&P 500).
Nonostante questo, Shiller – al momento professore di economia presso la Yale University – sottolinea di poter intravedere “una reale possibilità che i prezzi sia delle azioni che delle case continuino a salire per altri anni ancora, anche se non intendo fare assolutamente previsioni”.
Da segnalare tuttavia che l’efficacia del CAPE non viene condivisa da tutti:
Jeremy Siegel – professore di finanza presso la Wharton School della University of Pennsylvania a Philadelphia, tra l’altro amico di Robert Shiller – ha detto più volte di avere un grande rispetto per il parametro CAPE del Premio Nobel.
Tuttavia, ha fatto notare altrettante volte che, a partire dalla fine degli anni ’90, Standard & Poor’s ha cambiato il modo in cui i profitti vengono calcolati, orientandosi verso un metodo mark-to-market, che zavorra in modo significativo gli utili riportati nei periodi di recessione.
Ora, afferma Siegel, dal momento che gli ultimi 10 anni di utili includono la Grande Recessione (scatenata dalla crisi sui mutui subprime), dunque includono il periodo in cui i profitti crollarono allo zero, gli utili appaiono molto al di sotto rispetto a quelli che secondo Siegel dovrebbero essere.
Di conseguenza Siegel ritiene che il risultato finale del ratio Cape venga gonfiato.
L’esperto preferisce piuttosto considerare la media degli ultimi 10 anni delle stime sul reddito National Income Products Accounts (NIPA), invece delle previsioni sugli utili dello S&P. In questo modo, il mercato risulta a suo avviso molto meno sopravvalutato di quello che ritiene Shiller.
Che comunque, ora si scopre, intravede ancora una lauta possibilità di guadagni.