Telecom Italia: De Puyfontaine nuovo presidente, prosegue strategia di espansione francese in Italia
“Un ulteriore passo di Vivendi nella direzione della conquista strategica di Tim”, ha commentato così un analista interpellato dalla nostra redazione all’elezione di Arnaud De Puyfontaine alla presidenza del gruppo tlc italiano.
L’attuale Ceo della francese Vivendi diventa dunque anche il presidente della ex monopolista Telecom Italia, sostituendo il presidente uscente Giuseppe Recchi, che passerà alla Vicepresidenza. Incassa la fiducia del nuovo riferimento ai vertici anche l’attuale Ad di Tim, Flavio Cattaneo.
La comunicazione è stata ufficialmente diffusa dalla stessa Vivendi in comunicato di ieri, in cui è stato inoltre confermato che De Puyfontaine manterrà la carica di Ceo anche nella società francese.
“Negli ultimi due anni i francesi si sono mossi in modo graduale ma sempre nella stessa direzione, affermando che da Tim è possibile estrarre valore”, commentano gli esperti dalle sale operative. E infatti la strategia del colosso francese di creare un gruppo media europeo, capace di creare contenuti competitivi era già chiara da tempo, quando già Recchi sottolineava che “i francesi sono entrati in Telecom come investitori industriali e di lungo termine dando nuove prospettive di crescita.
E questa non può che essere una buona cosa per Tim e l’Italia”. Dal canto suo De Puyfontaine ha reiterato l’impegno già espresso anche nei confronti dei soci: “il nostro progetto di sviluppo è ambizioso e nell’interesse di tutti gli azionisti” ha detto il francese.
Dal punto di vista operativo De Puyfontaine ha ottenuto le stesse deleghe di Recchi, esclusa la supervisione della security e di TI Sparkle, società che detiene la rete long-distance del gruppo telefonico e che tempo fa sembrava destinata allo scorporo e alla quotazione.
Vivendi-Tim-Mediaset: il triangolo per creare il campione europeo del settore tlc e media
Dalle sale operative si vocifera addirittura che la marcia francese sull’Italia non sia finita, con De Puyfontaine pronto a puntare dritto alla massima carica societaria, quella di Ad del gruppo Tim. In effetti negli ultimi due anni i francesi si sono mossi in modo graduale ma sempre nella stessa direzione.
Correva l’anno 2015 quando Vivendi nominò quattro consiglieri in Cda, sostenuti da un nutrito gruppo di fondi in assemblea, per poi passare alla nomina dei due terzi del Cda, grazie anche al benestare concesso dall’antitrust europeo.
Ora il cammino verso la creazione di un gruppo integrato media e telecomunicazioni, cui punta il gruppo francese, potrebbe però essere ostacolato dall’altro campo di battaglia aperto relativo a Mediaset. Rimangono infatti alcuni passaggi e nodi da sciogliere, che potrebbero essere non facili da gestire neanche per le menti esperti di Bollorè e i sui.
Primo su tutti il punto interrogativo sulla partecipazione pari al 29,9% dei diritti di voto di Mediaset, che, secondo la delibera dell’AgCom è in conflitto con quella in Tim.