Carney prende distanze dai falchi Bank of England: non è momento di alzare tassi. Sterlina giù
Mark Carney, governatore della Bank of England, prende le distanze da quei tre membri della banca centrale che la scorsa settimana hanno votato per un rialzo dei tassi di interesse nel Regno Unito dallo 0,25% allo 0,5% (i tassi sono rimasti poi fermi allo 0,25% con 5 voti favorevoli e i 3, appunto contrari). E, in un modo che il “Guardian” definisce enfatico, afferma che “non è questo il momento di alzare i tassi”. Una dichiarazione, questa, che sa quasi di monito.
Parlando alla Mansion House, Carney afferma che la crescita dei salari è troppo debole per giustificare una stretta monetaria. Riconosce che il board della Bank of England è diviso su come impostare le prossime mosse di politica monetaria. Ma spiega anche che “in base alla mia prospettiva, considerati i segnali contrastati che arrivano dal fronte delle spese per i consumi e degli investimenti aziendali, considerate inoltre le pressioni inflazionistiche che rimangono ancora contenute, e in particolare la crescita anemica dei salari, non è questo il momento di iniziare ad avviare il processo di aggiustamento (dei tassi).
Carney preferisce insomma aspettare altri segnali che facciano chiarezza sullo stato di salute dell’economia del regno Unito.
“Nei prossimi mesi, vorrei vedere fino a qual punto la crescita più debole dei consumi sarà compensata da altri componenti della domanda, se i salari inizieranno a rafforzarsi e, più in generale, se l’economia reagirà…alla realtà dei negoziati sulla Brexit”.
Il punto, infatti, è proprio questo: la Brexit. Carney lancia un chiaro avvertimento al popolo britannico. La Brexit provocherà danni all’economia e la Bank of England non riuscirà a impedirlo.
“La politica monetaria non può prevenire la crescita dei redditi reali che sarà probabilmente più debole, e che accompagnerà la transizione verso nuovi accordi commerciali con l’Unione europea”.
Detto questo,
“(La politica monetaria può condizionare in che modo questa conseguenza sui redditi venga distribuita tra perdite dei posti di lavoro e aumenti dei prezzi”.
La sterlina fa dietrofront dopo le sue parole; le aspettive sull’arrivo di un rialzo dei tassi erano salite d’altronde già la scorsa settimana, con l’annuncio sull’inflazione UK, balzata a +2,9%, ben oltre il target del 2% della banca centrale, e molto più velocemente rispetto ai salari. Delusione dunque tra i bullish sulla valuta, che cede fino a $1,2675 nei confronti del dollaro, al livello più basso in una settimana. La sterlina cede anche nei confronti dell’euro, attestandosi a 87,9 nei confronti della valuta.