Bce in ritirata: l’acquisto di bond non è più una garanzia
Ritirata lenta, per non innervosire i mercati, ma inevitabile. La “politica della comunicazione” di Mario Draghi è efficace ma ormai è evidente che la fine delle politiche monetarie non convenzionali è imminente anche nel Vecchio Continente
L’acquisto di bond sul mercato secondario da parte della Bce non sarà più un dogma. È quanto emerge dall’analisi delle minute dell’ultimo meeting Bce del 7 e 8 giugno scorso, nel quale il board guidato da Mario Draghi ha aperto la porta all’eliminazione dal suo messaggio di politica monetaria dell’impegno di estendere o prolungare il programma di acquisto titoli “se necessario”.
Si procede dunque verso il lento ma inevitabile processo di rimozione delle politiche monetarie “non convenzionali”, attraverso un’attenta e minuziosa “politica della comunicazione” volta a non far cadere nel panico i mercati.
“La discussione c’è stata, ma Draghi ha poi deciso di non modificare il messaggio in attesa di segnali più concreti dal punto di vista inflattivo”, ha commentato un analista interpellato dalla nostra redazione. Infatti nei verbali del meeting diffusi oggi si legge quanto segue:
“Se la fiducia nell’outlook dell’inflazione dovesse migliorare ulteriormente, si potrebbe rivedere la possibilità di rimuove gli easing bias”
Mario Draghi, dal canto suo, ha mostrato segni di resa nei confronti dei falchi Bce. Un analista interpellato dalla redazione di Borse.it ha detto di aspettarsi la completa rimozione degli attuali stimoli monetaria entro la fine del 2018.
Il compito di raffreddare le attese da “falchi” oggi è spettato a Peter Praet, membro del comitato esecutivo della Bce: “Nonostante prospettive economiche brillanti e profitti più alti sugli investimenti, la nostra missione non è ancora compiuta. Occorre pazienza e perseveranza per mantenere condizioni di finanziamento crescentemente attraenti”.