Fmi su Cina: crescita non sostenibile, rischio di crisi finanziaria. Basta aziende zombie
Una revisione al rialzo dell’outlook sul Pil, accompagnata da un chiaro avvertimento sul boom del debito. Nella sua revisione annuale sulla Cina, l’Fmi ha reso noto di aver alzato le stime sulla seconda economia del mondo, lanciando tuttavia un deciso alert:
“L’outlook sulla crescita è stato rivisto al rialzo per riflettere il forte momentum, l’impegno a centrare i target di crescita e la ripresa dell’economia globale – ha scritto il Fondo Monetario Internazionale – Tuttavia, ciò avviene a costo di ulteriori e considerevoli incrementi del debito pubblico e privato, e di conseguenza aumentano i rischi al ribasso nel medio periodo”.
Le stime del prodotto interno lordo relativo al 2017 sono state alzate dal +6,2% precedente al +6,7%, mentre quelle relative al periodo fino al 2021 sono state portate, in media, a +6,4%, rispetto al +6% precedente.
Ma l’Fmi prevede anche che il debito del settore non finanziario della Cina balzerà fino a quasi il 300% del Pil entro il 2022, rispetto al 240% dello scorso anno.
Quello che Pechino può fare, secondo Washington, è sfruttare il momento favorevole dell’economia “per accelerare il processo necessario di riforma e concentrarsi maggiormente sulla qualità e sostenibilità della crescita”. Anche perchè, così alimentata dal debito, la situazione attuale non è sostenibile.
Secondo l’Fmi, la Cina dovrebbe anche fronteggiare il problema dell’eccesso di capacità e aumentare la produttività nei settori inefficienti, inclusi quelli di cui fanno parte le cosiddette aziende “zombie” di proprietà dello Stato.
Il Fondo ha riconosciuto comunque gli sforzi che Pechino sta compiendo per aumentare la supervisione e la regolamentazione dei rischi del settore finanziario, controllare maggiormente i debiti corporate, gestire meglio i flussi di capitali in uscita e stabilizzare le oscillazioni dello yuan.
Azionario cinese sotto pressione, con la borsa di Shanghai in calo dello 0,20% circa.