Wall Street contrastata, Dow Jones zavorrato da Disney. Nasdaq in ripresa dopo sell off da inflazione
Wall Street contrastata, dopo le perdite della vigilia scatenate dalla pubblicazione del dato sull’inflazione Usa, ovvero dell’indice dei prezzi al consumo, relativo al mese di ottobre.
Il dato è schizzato del 6,2% su base annua, al record dal 1990. Su base mensile, l’indice è balzato del +0,9%, più del rialzo del +0,6% atteso dal consensus degli analisti.
L’inflazione core, ovvero l’inflazione depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi energetici e alimentari, è aumentata dello 0,6%, rispetto al +0,4% stimato e dopo il +0,2% di settembre. Su base annua, l’inflazione core è avanzata del 4,6%, rispetto al +4,3% atteso, contro il +4% di settembre.
Wall Street ha scontato la prospettiva di una Fed più aggressiva sia sul fronte del tapering che del rialzo dei tassi. Il Dow Jones Industrial Average ha ceduto così a fine seduta 240,04 punti a 36.079,94 punti, mentre lo S&P 500 è calato dello 0,82% a 4,646.71. Il Nasdaq Composite ha fatto -1,66% a quota 15.622,71.
Così ha commentato la nuova fiammata dell’inflazione Usa Ryan Detrick, chief market strategist di LPL Financial:
“L’inflazione rimane ostinatamente alta, con sorpresa di molti, che avevano previsto un calo dei prezzi prima di quanto sta avvenendo. La verità è che non si può chiudere una economia da $20 trilioni e non sentire qualche scossa quando riapre. Ma la nostra speranza è che i problemi che hanno colpito le catene di approviggionamento si risolvano nei prossimi trimestri e che l’inflazione rallenti”.
Detto questo, a seguito della pubblicazione del dato, i trader hanno rivisto al rialzo le loro attese sulla prima stretta monetaria della Federal Reserve: i futures sui fed funds scommettono ora con una maggiore probabilità su un primo rialzo dei tassi nel luglio del 2022.
Dopo il sell off della vigilia, c’è voglia di recupero a Wall Street: alle 15.40 ora italiana, il Dow Jones cede tuttavia lo 0,19% a 36.012 punti circa; lo S&P 500 avanza dello 0,18% a 4.655, mentre il Nasdaq fa +0,66% a 15.727 punti.
Tra i titoli Tesla sempre grande protagonista: alla fine Elon Musk ha davvero smobilizzato un po’ di azioni detenute nel colosso da lui fondato. Stando alla documentazione finanziaria comunicata nella serata di mercoledì, Musk ha venduto titoli azionari Tesla per un valore complessivo di circa $5 miliardi. Il suo fondo fiduciario, per la precisione, ha smobilizzato più di 3,5 milioni di azioni per un vcalore superiore a $3,88 miliardi, tra le giornate di martedì e mercoledì. Queste transazioni non sono state di tipo 10b5, il che significa che non erano state programmate. Sempre nella serata di ieri, altri documenti hanno mostrato che Musk sta procedendo alla vendita di un blocco separato di azioni Tesla attraverso un piano che ha lanciato lo scorso 14 settembre. Queste vendite hanno riguardato più di 930.000 azioni, per un valore superiore a $1,1 miliardi.
Ieri il titolo Tesla ha recuperato terreno, chiudendo in rialzo di oltre il 4%, dopo che il colosso produttore di auto elettriche ha perso quasi $ 200 miliardi di dollari di valore nelle due sessioni precedenti. Oggi le quotazioni avanzano di appena mezzo punto percentuale.
Il survey su Twitter di Musk che ha chiesto se avrebbe dovuto vendere il 10% della sua quota è stato seguito dalla notizia del fratello Kimbal Musk che ha venduto alcune azioni la scorsa settimana. L’altro ieri era poi arrivato l’affondo di Michael Burry che ha accusato Elon Musk di voler vendere azioni per coprire i debiti personali.
In evidenza oggi anche il forte calo del titolo Disney, quasi -9% dopo che il colosso dell’intrattenimento americano ha annunciato di aver terminato il terzo trimestre del 2021 con un numero di abbonati e un bilancio che hanno deluso il mercato.
Va ancora peggio al titolo di Beyond Meat, l’azienda specializzata in carne a base vegetale, fondata dal vegano Ethan Brown e che ha potuto vantare tra i suoi primi finanziatori Bill Gates e Leonardo Dicaprio. Le quotazioni affondano di quasi il 20% dopo che il gruppo ha reso noto di aver riportato nel terzo trimestre del 2021 una perdita netta per of $54,8 milioni, o 87 centesimi per azione, peggiore del passivo per azione di 39 centesimi atteso dal consensus, e peggiore anche della perdita netta di $19,3 milioni, o di 31 centesimi per azione, riportata nel terzo trimestre del 2020.
Beyond Meat ha deluso anche sul fronte del fatturato, con ricavi che si sono attestati a $106,4 milioni, livello inferiore ai $109.2 milioni attesi da Wall Street. Sconfortante infine anche l’outlook: per il quarto trimestre l’azienda prevede vendite nette comprese tra $85 milioni e $110 milioni, meno dei $131,6 milioni attesi dal consensus.