Corea del Nord, Basse le probabilità di un conflitto: gli analisti consigliano di restare nell’area Apac e diversificare
Aumentano i timori, ma restano basse le probabilità di un conflitto militare con la Corea del Nord, mentre l’intera area Apac (Asia e Pacifico), colpita da intense raffiche di volatilità, deve trovare un nuovo equilibrio geopolitico. Quanto agli investimenti nell’area Apac, la forte base economica e gli ottimi fondamentali aziendali sono garanzia di tenuta per un portafoglio ben diversificato. “Le posizioni di Stati Uniti e Corea del Nord rimangono inconciliabili, con Pyongyang saldamente fermo nel portare avanti il suo programma di missili nucleari”, è il commento di Mark Haefele, Global Chief Investment Officer di Ubs – Ma pensiamo che la guerra sarà evitata e che i mercati finanziari torneranno a riflettere le condizioni di business sottostanti, anche se sono probabili oscillazioni periodiche legate all’interesse delle parti di costruire una presenza militare nell’area, alternando sanzioni commerciali a minacce”.
Le sanzioni
Le sanzioni hanno già inferto alla Corea del Nord pesanti perdite nelle esportazioni di frutti di mare e prodotti minerari, mentre le restrizioni sulle importazioni di materie prime hanno frenato la produzione di tutti i settori in termini di Pil nominale dal 2015 a oggi. Dopo il lancio, a luglio, del missile balistico intercontinentale (ICBM) il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato un nuovo ciclo di sanzioni nei confronti del regime nordcoreano, che la Cina si è impegnata ad attuare. Queste sanzioni prevedono perdite all’esportazione per la Corea del Nord fino a un miliardo di dollari. “Per applicarle efficacemente, gli Stati Uniti probabilmente eserciteranno pressioni sulla Cina nei futuri negoziati commerciali”, dice Haefele.
La mediazione di Pechino
Come sottolinea Ubs, è infatti la Cina l’ago della bilancia nella crisi coreana, le cui scelte potranno favorire o scongiurare il conflitto. “I nostri scenari sono fondamentalmente tre – spiega Haefele – Il primo è di mantenimento dello status quo, fino a giungere a una soluzione diplomatica. Il secondo scenario prevede un’escalation temporanea in seguito a sanzioni più severe da parte degli Stati Uniti e della Cina, per poi tornare alla normalità”.
“Il terzo scenario – aggiunge lo strategist – prevede un forte aumento delle tensioni per giungere a un conflitto militare della durata di 3-6 mesi, ma senza nucleare”. Secondo Ubs sarebbe il secondo scenario il più probabile dopo le recenti sanzioni, “previsione che manteniamo nonostante un moderato aumento della probabilità di conflitto, che passa da molto basso (<10%) a basso (10-20%)”.
Soprattutto equity
Se i rischi di coda sono improbabili, gli investitori devono comunque risolvere il rischio potenziale. “Nel caso di un conflitto militare, ci sarebbe una forte reazione del mercato con vendite a pioggia nella regione. Le stime sono di decrementi del 20% sui titoli azionari e contrazioni sul credito (-8%), le valute (-5/-10%) e le merci (-10%)”, spiegano gli analisti di Ubs.
Ma questo, come detto, è uno scenario poco probabile. “Riteniamo che l’economia globale sia ancora solida, sostenuta da una politica monetaria benigna e inflazione mutata”, dice Haefele. Che conclude: “L’Asia si distingue per i suoi solidi fondamentali economici e aziendali, e prevediamo una crescita del reddito a due cifre sia nel 2017 che nel 2018. Sovrappesiamo quindi l’equity rispetto alle obbligazioni”.