Cina: crescita degli investimenti ai minimi da 18 anni. Deludono anche produzione industriale e vendite al dettaglio
Minimo dal dicembre del 1999 per gli investimenti della seconda economia mondiale. Il National Bureau of Statistics of China ha annunciato che nei primi 8 mesi gli investimenti sono cresciuti del 7,8% rispetto a un anno prima, mezzo punto percentuale in meno rispetto alla rilevazione precedente e dato minore degli ultimi 18 anni. La contrazione attesa era decisamente minore e pari all’8,2%.
L’indiziato n.1 è la spesa pubblica, in aumento per quanto riguarda il governo centrale (il 18 ottobre è in calendario il diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese) ma in netta riduzione a livello locale a causa dei vincoli imposti da Pechino.
Minori investimenti hanno finito per penalizzare anche l’andamento della produzione industriale che, cresciuta ad agosto del 6%, è risultata inferiore al +6,6% atteso dagli analisti. Per l’istituto di statistica il rallentamento è da attribuire a contesto meteorologico “eccezionalmente caldo e umido” e probabilmente hanno influito anche le nuove normative per combattere l’inquinamento (che hanno portato alla chiusura di antichi stabilimenti nell’area della capitale).
A completare il quadro di un’economia alle prese con un’importante opera di ribilanciamento, c’è l’indice delle vendite al dettaglio, salito il mese scorso del 10,1%, 40 punti base al di sotto del consenso.
“I progressi compiuti finora per quanto riguarda le riforme che realmente contano, come quelle destinate ad incrementare le performance nelle aziende statali, sono stati modesti e il freno strutturale alla crescita resta abbastanza forte”, segnala Julian Evans-Pritchard di Capital Economics.
Sul terzo trimestre, gli analisti di Nomura hanno confermato la stima di una crescita del Pil al 6,8%, dal 6,9% dei primi sei mesi. Per l’intero anno, il consenso stilato da Bloomberg vede il Pil in aumento del 6,7%, in linea con il dato precedente. Per il 2018-19 l’economia è vista in rallentamento prima al 6,4 e poi al 6,2 per cento. “Ritengo che la Cina –continua Evans-Pritchard – non corra rischi nei prossimi mesi, credo che i pericoli arriveranno nei prossimi due anni”.