Brexit, rumor trattative UK-Ue al collasso, brusco dietrofront sterlina. Mentre la City invia segnali SOS
Tonfo improvviso del rapporto sterlina-dollaro che ha testato il minimo intraday, scivolando in pochi minuti di 50 pips, sulla scia di alcune indiscrezioni riportate da Bloomberg. E’ atteso per oggi l’incontro, a Bruxelles, tra la premier britannica Theresa May, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e il responsabile delle trattative sulla Brexit Michel Barnier.
L’incontro avverrà oggi alle 18.30, e avrà una durata di 90 minuti. Nel Regno Unito, riporta una fonte vicina al governo May, il clima non potrebbe essere peggiore.
Oggi la sterlina aveva aperto in rialzo sul dollaro, a $1,3301: i rumor hanno portato il cambio al minimo intraday di $1,3247, rispetto agli $1,3285 del valore di chiusura di venerdì scorso. Al momento la situazione si è stabilizzata: alle 15.40 ora italiana il cambio segna una variazione -0,07%, a $1,3276.
La fonte sottolinea che le trattative sono destinate a frantumarsi entro poche settimane, in quella che viene definita una “rottura catastrofica”, a meno che, nel corso di questa stessa settimana, l’Unione europea non manifesti l’intenzione di continuare a trattare sui nuovi rapporti commerciali che nasceranno con il concretizzarsi della Brexit.
Bloomberg scrive che, “senza un chiaro segnale di progressi nelle trattative sul commercio, in occasione della riunione dei leader europei di questa settimana, l’intero processo della Brexit rischierà di collassare”.
L’umore a Londra è a livelli rasoterra, con diversi politici britannici che stanno perdendo la fiducia nel desiderio dell’Unione europea di arrivare davvero a un accordo.
Tutto questo mentre la City invia segnali di SOS, come emerge da uno studio appena diffuso da Morgan McKinley London Employment Monitor: l’analisi, numeri in mano, comunica che il numero dei professionisti che stanno cercando un posto di lavoro nella City è crollato del 49%, su base annua, nel mese di settembre.
Così Hakan Enver, dirigente di Morgan McKinley Financial Services, ha descritto le condizioni in cui sta versando la City:
“Sebbene sia giusto affermare che la City non tornerà mai ai livelli di assunzione a cui assistette prima del 2007, la Brexit ha ostacolato ulteriormente qualsiasi forma di recupero reale, con le aziende intrappolate in un limbo, incapaci di impegnarsi a creare nuovi posti di lavoro. Tutti i makers di un mercato di successo si trovano lì, ma la confusione su come avverrà la regolamentazione sta frenando tutti”.
Ancora Enver avverte che, “a meno che (le imprese) non riescano a impegnarsi ad assumere sia cittadini del Regno Unito che vivono nei paesi dell’Ue che cittadini Ue che al momento risiedono nel Regno Unito, il livello della preoccupazione generale sarà tale da provocare una fuga dalle rispettive nazioni“. Insomma, “Londra rischia di assistere a una importante fuga di cervelli“.