Petrolio: Arabia Saudita pronta ad aumentare offerta con calo output Russia. E intanto Orban blocca embargo Ue
L’Arabia Saudita sarebbe pronta ad aumentare la propria offerta di petrolio nel caso in cui la produzione di oil della Russia dovesse scendere in modo significativo, sulla scia delle sanzioni imposte contro Mosca, a causa dell’invasione dell’Ucraina.
Riyadh sarebbe dunque pronta a tendere una mano all’Occidente, già alle prese con uno storico rincaro dei prezzi delle materie prime, in attesa di nuove fiammate previste dopo che l’Unione europea ha raggiunto un accordo sull’embargo sul petrolio russo.
E’ il Financial Times che ha riportato le indiscreaazioni sui sauditi, scrivendo in un articolo che il regno avrebbe indicato all’Occidente di essere pronto ad aumentare la sua offerta di oil.
I rumor arrivano qualche ora prima della riunione ufficiale dell’Opec+, alleanza tra paesi Opec come l’Arabia Saudita e non Opec come la Russia, al termine della quale è previsto l’annuncio di un incremento modesto dell’output di oil per il mese di luglio.
L’FT ricorda come la mano tesa dei sauditi verso l’Occidente segua i ripetuti appelli del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha chiesto diverse volte al cartello di aumentare la produzione più velocemente, per smorzare la corsa dei prezzi energetici – in particolare prezzi della benzina – ,che ha portato l’inflazione degli Stati Uniti a volare al ritmo record degli ultimi 40 anni.
Idem in Europa, dove gli ultimi dati hanno certificato l’impresa ardua della Bce contro il boom dell’inflazione che, nell’area euro, è schizzata dell’8,1% nel mese di maggio.
Il Financial Times riporta che già nella giornata di oggi, in cui si riunisce per l’appunto l’Opec+, potrebbe arrivare il grande annuncio relativo alla svolta di Riyadh, sebbene nulla sia stato finora finalizzato, avverte lo stesso quotidiano britannico. E ora? L’Unione europea dei trionfanti Ursula von der Leyen e Charles Michel si piegheranno – di nuovo – al volere dell’Ungheria?
D’altronde, già la scorsa settimana il ministro degli Esteri saudita aveva sottolineato come non ci fosse nulla da fare per fermare le fiammate del petrolio, suggerendo al contempo come non ci fosse alcuna scarsità dell’offerta di oil.
Le attese, riguardo all’esito della riunione odierna, sono di un’intesa volta a incrementare l’offerta dell’Opec+, nel mese di luglio, di 430.000 barili al giorno dopo che, negli ultimi mesi, l’alleanza ha faticato non poco per riuscire a centrare i target sugli aumenti di produazione prestabiliti.
Stephen Innes, managing partner di SPI Asset Management, ha fatto notare inoltre all’FT che l’Opec non vuole comunque voltare le spalle del tutto alla Russia di Vladimir Putin. In ogni caso, ha sottolineato Finnes, “un cambio di strategia, anche in modo lieve, crea un nuovo rischio al ribasso per il petrolio”.
Detto questo, un articolo della CNN schernisce quasi l’embargo deciso dall’Unione europea, con il titolo che parla chiaro:
“Europe’s Russian oil embargo includes a birthday present for Hungary’s Orban”, ovvero “L’embargo europeo sul petrolio russo include un regalo di compleanno per Orban”.
Il regalo di compleanno si riferisce al fatto che “l’alleato più devoto di Putin nell’Unione europea si è svegliato martedì con un valido motivo per celebrare il suo 59esimo compleanno”. Ovvero con un accordo che ha fatto gongolare non poco il presidente dell’Ungheria, come emerge dal post pubblicato sulla sua pagina Facebook:
“L’Ungheria è esente dall’embargo sul petrolio. Le famiglie ungheresi potranno dormire tranquille stanotte”.
Secondo David A. Andelman, autore dell’articolo, anche Vladimir Putin ha più di un motivo per dormire tranquillo.
“Da ora fino alla fine dell’anno il capo del Cremlino potrà trovare nuovi mercati di sbocco per il suo petrolio, che l’Europa smetterà di acquistare solo in modo lento, con l’embargo” che avverà in modo graduale. “Ci sono alcuni acquirenti disponibili, sopratutto India e Cina: stando al Times of India, già la scorsa settimana tra 74 milioni e 79 milioni di barili di petrolio si dirigevano, per l’appunto, verso i due paesi”.
E non è finita qui, visto che il ricatto di Orban è andato oltre: il presidente dell’Ungheria ha bloccato il sesto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca, che include per l’appunto l’embargo Ue sul petrolio, chiedendo di escludere il capo della chiesa ortodossa russa, patriarca Kirill, dalle misure punitive.
Nella giornata di ieri, l’ambasciatore ungherese ha diramato di fatto il veto Kirill in una riunione che si è tenuta a Bruxelles.