Mps: ritorno in utile nel terzo trimestre. Cda si dimette, assemblea convocata per il 18 dicembre
Un nuovo passo verso la “nuova Mps“, che ieri ha presentato ufficialmente i risultati finanziari degli ultimi 9 mesi e del terzo trimestre e si prepara a una nuova governance. Nel penultimo trimestre dell’anno la banca senese è tornata in utile, con profitti pari a 242 milioni di euro “dopo impatti positivi relativi al burden sharing (554 milioni), costi di ristrutturazione per l’uscita di 1.200 dipendenti (-280 milioni) e impatto negativo relativo all’intervento del FITD Schema Volontario per aricesena/Carismi/Carim (-46 milioni)”.
Da inizio anno i risultati rimangono, tuttavia, in rosso, con una perdita consolidata del Gruppo che ammonta a circa 3 miliardi di euro, a fronte di un risultato negativo di 849 milioni registrata nello stesso periodo del 2016. Da gennaio a settembre il margine di interesse dei primi nove mesi del 2017 è stato di circa 1,37 miliardi, in flessione del 9,5% rispetto allo stesso periodo del 2016, “per effetto soprattutto della dinamica negativa degli attivi fruttiferi, in particolare degli impieghi commerciali e del portafoglio titoli”. Nota positiva la crescita di depositi vincolati e conti correnti da clientela: “+1,6 miliardi di euro rispetto a giugno e +11 miliardi di euro da inizio anno (target a fine 2019), con un conseguente ribilanciamento su forme di raccolta a minor costo”, sottolinea la società in un comunicato.
Sulla questione Npl, soprattutto alla luce dell’addendum della Banca centrale europea, l’a.d. Marco Morelli ha rimarcato che è ancora presto capire quale sarà l’effetto dell’operatività di Mps, confermando però l’intenzione di accelerare il passo nella riduzione degli UTP, ovvero le inadempienze probabili (unlikely to pay). In ogni caso, “siamo ben equipaggiati per affrontare eventuali modifiche regolamentari” sulle inadempienze probabili.
Il cda si dimette, assemblea convocata per il 18 dicembre
Dopo l’approvazione dei risultati finanziari, i membri del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale della banca senese hanno rassegnato le dimissioni, “a seguito del completamento della procedura di ricapitalizzazione precauzionale, che ha portato una significativa discontinuità negli assetti proprietari”, con il Tesoro che è salito a quasi il 70% del capitale, a seguito dell’iniezione di capitale di 5,4 miliardi.
Il cda uscente ha convocato l’assemblea straordinaria e ordinaria a Siena per il 18 dicembre, quando verranno decise le nuove nomine: se la conferma dell’amministratore delegato Marco Morelli sembra scontata, si discute ancora nel governo quella del presidente di Alessandro Falciai. Intanto, secondo quanto riferisce l’agenzia Radiocor, il nuovo statuto del Monte dei Paschi nazionalizzato prevede un board di 13 membri dei quali 10 saranno scelti dal Tesoro. Generali, socio con oltre il 4% del capitale, presenterà una lista, così come sarà possibile la presentazione di un’altra lista di minoranza da parte dei fondi esteri presenti nell’azionariato di Mps, mentre sembra al momento difficile che lo stesso possa fare Assogestioni.