Sterlina affossata da rumor e da avvertimento Barnier. Il supporto a cui guardare
Sterlina sotto pressione nei confronti delle principali valute, sconta nuovi problemi al concretizzarsi della Brexit e alla stessa leadership della premier britannica Theresa May. Dopo due sessioni consecutive di rialzi, la valuta britannica cede sia nei confronti dell’euro che del dollaro, dopo che il Sunday Times ha riportato che 40 membri conservatori del Parlamento – un numero vicino alla soglia di 48 parlamentari, necessaria a indire elezioni interne a un partito – hanno deciso di firmare una lettera di sfiducia nei confronti della premier.
Immediata la reazione dell’opposizione laburista, che ha attaccato May, facendo notare come la premier non abbia più il sostegno del proprio partito per assicurare quel periodo di transizione, in vista della Brexit, che lei stessa ha proposto.
La sterlina è così scesa fino a -0,8%, a $1,3092, soffrendo anche la decisione dei trader attivi nel mercato delle opzioni di scommettere su un ulteriore calo della valuta, entro la fine dell’anno.
Intervistato dal Guardian, Hussein Sayed, responsabile strategist di mercato per FXTM, ha commentato che, “con la posizione in cui versa May, potenzialmente a rischio, e nessun progresso significativo dopo sei round di negoziati con l’Unione europea, la sterlina potrebbe cadere vittima di ulteriori pressioni nell’arco dei prossimi due giorni, nel caso in cui il supporto di $1,3024 dovesse essere rotto. Una lettera emersa di Boris Johnson e Michale Gove, che spingono per una Hard Brexit, è un altro elemento di incertezza che si aggiunge alla riunione della Camera dei Comuni nella giornata di martedì”.
Da segnalare che la sterlina è in calo di ancora -10% rispetto al valore che riportava sul dollaro prima del referendum sulla Brexit, del 23 giugno 2016, quando era pari a quasi $1,50.
La moneta sconta oggi anche le dichiarazioni che il responsabile Ue per le trattative, Michel Barnier, ha rilasciato in un’intervista al quotidiano francese Le Journal du Dimanche.
Discutendo sulla probabilità che i negoziati collassino, Barnier ha sottolineato che uno scenario del genere “non è la mia opzione, ma è una possibilità”, e ha affermato anche che tutti hanno bisogno di tenersi pronti e avere un piano per affrontarla, sia gli stati membri (dell’Ue) che le aziende. Anche noi, da un punto di vista tecnico, ci stiamo preparando a (questa eventualità)”.
Sicuramente, ha sottolineato, “un fallimento dei negoziati avrebbe conseguenze su diversi fronti“.
Indiscrezioni che non lasciano molto spazio all’ottimismo sono arrivate anche da parte del quotidiano spagnolo El Pais, che ha riportato che Bruxelles starebbe già lavorando a un piano di emergenza, attraverso un gruppo ad hoc, che al momento sarebbe segreto, in quanto la stessa ammissione di un “piano B” rischierebbe di far precipitare gli eventi e concretizzare lo scenario da evitare per entrambe le parti, ovvero il collasso delle trattative.
Ma El Pais ha scritto: “l’esecutivo Ue sta già valutando le conseguenze dello scenario peggiore: una Brexit improvvisa”.