TIM, il titolo supera prezzo Opa KKR che non c’è ancora, poi ritraccia. L’apertura con riserva di Draghi, in attesa del cda della discordia
TIM vola al prezzo dell’Opa di KKR, che però non c’è ancora, mentre il presidente del Consiglio Mario Draghi si esprime sul dossier.
Ieri giornata di rally scatenato per le azioni Telecom Italia, che sono balzate di oltre il 15% agguantando i 50 centesimi per azione offerti dal fondo americano di private equity. Merito di alcune indiscrezioni, peraltro smentite, secondo cui KKR sarebbe stata pronta a rilanciare la proposta con un prezzo magari più appetibile, soprattutto agli occhi del maggiore azionista di TIM, Vivendi, che lo aveva subito bocciato.
L’entusiasmo è stato sostenuto anche dalla possibilità che altri fondi si facciano avanti. Tra i fondi interessati a TIM ci sarebbero – secondo le indiscrezioni stampa emerse negli ultimi giorni – Cvc Capital Partner, che ha visto la luce negli anni ’90 con uno spin-off di Citibank, insieme a Nomura e Advent. Altri interessati sarebbero il fondo britannico Bain e la svedese Eqt.
Certo, il fondo KKR è avvantaggiato: ha già contattato il governo italiano prima dell’annuncio ufficiale della sua mossa da parte di TIM, detiene una partecipazione del 37,5% nella rete dell’azienda, Fibercop, e ha giocato d’anticipo lanciando un’Opa amichevole e a un prezzo comunque indicativo, che segnala la possibilità di ritocchi al rialzo.
E sul dossier si è espresso finalmente anche Draghi, nel corso della conferenza stampa che è stata indetta sulla scia delle nuove regole per il green pass.
Intanto, “siamo ai primissimi passi – ha detto il premier – molte cose devono essere valutate”. Detto questo, “il governo ha tre priorità nell’analizzare questa offerta e anche il futuro di Tim. Una è la protezione dell’occupazione, la seconda è la protezione della tecnologia. C’è una tecnologia di altissimo valore che va tutelata. La terza è la protezione della rete, dell’infrastruttura. Queste sono le priorità. All’interno di queste priorità il governo analizzerà questa offerta e anche le prospettive future della società”.
Draghi ha confermato che “il governo ha creato un comitato di ministri più direttamente coinvolti nella gestione della risposta a questa offerta e in generale del settore delle Tlc”, di cui fanno parte “il ministro dell’industria, il ministro Colao, e ci sarà un interessamento del ministro Orlando per le questioni del lavoro quando si porranno”.
Questa la posizione del presidente del Consiglio, in risposta alle numerose manifestazioni di preoccupazione e timori vari che sono arrivate da diversi partiti e dal mondo dei sindacati. Timori che, qualche ora prima delle dichiarazioni del capo dell’esecutivo, il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti aveva tentato di smorzare.
Così, rispondendo al question time sulla operazione Kkr: La vicenda, aveva detto ieri Giorgetti, “pone un tema di grande interesse e delicatezza trattandosi di una società quotata e di grande complessità. Quello che posso dire è che siamo in presenza di una manifestazione di interesse, non si tratta di una offerta vincolante, che preannuncia di trovare una composizione con interessi del governo e quindi pubblici. Ogni valutazione avverrà solo quando sarà formalizzata una offerta, saranno attentamente vagliati i profili di interesse pubblico in primo luogo, quelli della rete con sui evidenti profili di interesse strategico” e sui livelli occupazionali.
Ancora Giorgetti: “E’ significativo che il governo si sia già allertato e abbia già attenzionato l’operazione che è monitorata con la cabina regia voluta dal presidente Draghi. Parlare allo stato di esercizio di poteri speciali (golden power) è prematuro perchè occorrerà attendere gli sviluppi dell’operazione che andrà vagliata nell’interesse di tutti gli interessi strategici. Anche il comunicato del Mef, che qualcuno ha interpretato come un atteggiamento favorevole, si limitava a dire cosa ovvia, che l’attenzione di un grande fondo americano è comunque qualcosa che va valutata positivamente. Ma per quanto riguarda il contenuto dei dettagli di questa proposta deve richiedere ulteriori momenti di riflessione. Il governo seguirà con attenzione lo sviluppo e valuterà l’esercizio delle proprie prerogative nell’interesse strategico del paese, dell’azienda e dei dipendenti che in essa sono collocati”.
Vale la pena sottolineare, di nuovo, che il fondo KKR non è andato alla cieca, ma ha allertato il governo italiano, che detiene una partecipazione indiretta nel capitale del gruppo con Cassa Depositi e Prestiti, secondo azionista di TIM con una quota del 9,8%. (Il primo azionista è Vivendi, colosso media francese controllato dal magnate Vincent Bolloré, con una quota del 24% circa).
Secondo quanto riportato nelle ultime ore da Bloomberg, il fondo americano KKR ha giocato bene le sue carte con Mario Draghi, che non ha mostrato tra l’altro nessuna fretta di agitare l’arma italiana del golden power:
“Il team di KKR aveva chiaro in mente che non avrebbe potuto procedere con l’offerta, a meno che non avesse avuto un sostegno dal governo, secondo persone vicine al dossier – si legge nell’articolo di Bloomberg – Di conseguenza, all’inizio di questo mese (il team) si è recato a Roma per discutere con i funzionari italiani. Draghi ha presentato alcune condizioni, hanno riferito le fonti, ma alla fine il governo ha dato semaforo verde al fondo di New York”.
Un’eventuale buona riuscita dell’operazione, rimarca Bloomberg nel suo articolo – potrebbe fare di più oltre che risolvere gli annosi problemi dell’azienda italiana, il cui titolo è crollato di oltre il 30% da giugno, a fronte dei due profit warning lanciati dal gruppo, “che sta cercando di difendere la propria posizione in un mercato italiano sempre più competitivo”.
Un’intesa potrebbe “infatti dare al governo un maggiore potere nel concretizzare il piano di Draghi volto a rafforzare l’economia italiana, cementando allo stesso tempo i legami economici (dell’Italia) con gli Stati Uniti e l’amministrazione di Joe Biden”.
Quale ruolo avrebbe invece il presidente francese Emmanuel Macron in tutto questo, visto che il maggiore azionista di TIM è francese? Tra l’altro il caso vuole che il cda di TIM si riunisca proprio domani, lo stesso giorno in cui Draghi e Macron apporranno la firma al Trattato del Quirinale.
Anche l’articolo di Bloomberg ricorda come tra Macron e Vincent Bolleré non scorra esattamente buon sangue, visto che, come riportava anche qualche giorno fa La Repubblica, “il magnate bretone si è costruito Oltralpe un impero mediatico in poco tempo ed è accusato di sostenere il giornalista sovranista Eric Zemmour che dovrebbe correre alle presidenziali contro l’attuale capo di Stato”.
Chissà, forse per Macron la stessa uscita di Vivendi dall’azionariato di TIM non sarebbe alla fine un boccone troppo indigesto, visti i rapporti personali con Bolloré. Che dal canto suo vorrebbe, insieme agli altri di Vivendi, defenestrare l’AD Luigi Gubitosi che, sospettano i francesi, sarebbe stato lui in primis a sollecitare l’offerta di KKR.
Ma a favore di Gubitosi c’è da dire, come scrive oggi La Repubblica, che “ampi settori del governo lo vedono con favore, anche perché i suoi più fermi avversari sono i francesi di Vivendi che hanno il 23,75 di Tim. La sensazione è che i francesi puntino a centrare un doppio bersaglio con una sola freccia: trafiggere Gubitosi significa colpire al cuore anche la possibile Opa di Kkr su Tim, che vede Vivendi in una posizione ostile. Il governo, invece, valuta l’Opa un’opportunità (sia pure a certe condizioni)”.
Ancora il quotidiano:
“Sullo sfondo, poi, si muovono ampi settori di Forza Italia e della Lega che certo non vogliono lasciare a Vivendi il pallino del gioco in questa partita. Sono i settori del centrodestra più sensibili agli umori di Silvio Berlusconi, da anni in lite proprio con Vivendi. Una piccola scialuppa di salvataggio la lanciano a Gubitosi, infine, Cgil Cisl e Uil che bollano come un salto nel buio la sua defenestrazione”.
Ma chi spera nella possibilità che Bolloré & Co mollino l’osso, deve rassegnarsi.
Vivendi ha già chiarito nei giorni scorsi la sua posizione, definendosi “un investitore di lungo termine in TIM”, e ribadendo che “non intende dismettere la propria quota”, tanto da ribadire “la propria volontà di collaborare con le autorità e istituzioni italiane per il successo della società”.
L’agenzia di stampa Radiocor riporta intanto che “a mettere ulteriore carne al fuoco questa mattina sono anche le notizie riferite dal sito Dagospia, secondo le quali Draghi avrebbe fatto sapere ai propri ministri di essere favorevole allo ‘spin off’ di Tim, vale a dire lo scorporo dei servizi commerciali (ServiceCo) e della Rete (NetCo), con lo Stato che punta al controllo delle infrastrutture strategiche.
“Se con Vivendi non si trova un accordo sul piano industriale dello ‘spin off’ (difesa dell’occupazione e sviluppo della rete), oltre alla Golden Power da parte del Governo, nulla vieta che Poste Italiane possa entrare nella partita Tim e schierarsi con Cassa depositi e prestiti’, avrebbe fatto sapere il premier, preannunciando che l’amministratore delegato di Poste, Matteo Del Fante, ha già dato al governo la sua disponibilità”.
Intanto “gli analisti di Equita continuano a raccomandare cautela sulle Telecom, lasciando per altro il target di prezzo invariato rispetto a quello precedente le notizie dell’opa Kkr, esattamente a 0,32 euro per azione. Gli esperti ritengono che sia molto probabile che domani non avverrà nessun ribaltone ai vertici della compagnia, data la delicatezza del momento, anche nel caso in cui si prospettasse il rischio di un nuovo profit warning, per gli scarsi risultati che sta registrando il gruppo, soprattutto sul fronte del contratto con DaZn. Quanto all’offerta del fondo Usa, gli esperti della sim sottolineano che ‘oggi, in un’intervista sul Corriere della Sera, il ceo di Wind apre al progetto rete unica purche’ wholesale only’. In pratica, hanno commentato gli analisti, ‘il piano Kkr, oltre al supporto del Governo, vedrebbe meno ostilità da parte dei concorrenti di Tim’. Ad ogni modo occorrerà attendere la posizione del board di Tim e quella delle autorità europee”.
Per ora, vale la pena di ribadire, c’è una manifestazione di interesse non vincolante da parte del fondo, non una Opa. Il Sole 24 Ore in un articolo fa notare a tal proposito che i rialzi delle ultime ore dell’azione, in Borsa (oggi dopo un +1% le quotazioni sono poco mosse) potrebbero avere anche un effetto boomerang, nel caso in cui alla fine saltasse tutto. Anche perchè una proposta vincolante verrebbe lanciata solo con il consenso del cda e delle autorità, e da una due diligence che avrebbe la durata di un mese. Così il Sole: “Un bell’imbarazzo se il consiglio dovesse dire ‘no grazie’, o se il Governo dovesse decidere di calare la carta del golden power perchè la rete, Sparkle, il cloud, i data center, Telsy sono attività strategiche, o se non fossero soddisfatte le garanzie occupazionali di un gruppo che in solo in Italia impiega più di 40mila addetti. Ma il punto più insidioso è la due diligence: se il fondo dovesse ritirarsi perchè ha scoperto che qualcosa non va, dovrebbe dirlo a tutto il mercato, con tanti auguri per la tenuta delle quotazioni”.