Azionario europeo: qui fenomeno FOMO non ha molta presa. Sottoindice bancario ancora -66% da record 2007
Nelle ultime ore, il ritorno sui mercati della propensione al rischio ha portato diversi listini a segnare nuovi record: è stato il caso di Wall Street, che ieri ha visto lo S&P 500 volare oltre i 2.600 punti; della borsa di Hong Kong, che oggi ha chiuso al record dell’ultimo decennio; degli emergenti, con l’MSCI Emerging Markets Index che viaggia al record degli ultimi sei anni.
In questo quadro mondiale dell’azionario in preda a una vera e propria sindrome FOMO (fear of missing out, ovvero, in questo caso, paura di perdere le opportunità di acquisto) – c’è un mercato che non riesce a partecipare del tutto al party globale del rally.
Si tratta dell’azionario europeo, rappresentato dall’indice di riferimento Stoxx Europe 600, che rimane ancora indietro di oltre il 6% rispetto al record testato nell’aprile del 2015.
Bloomberg spiega il trend con la scarsa presenza, nell’indice, di titoli tecnologici e anche con alcune notizie negative che hanno visto protagonisti gruppi ad alta capitalizzazione.
Il risultato è che gli indici benchmark di Spagna, Italia e Portogallo sono tuttora ben lontani dai livelli agguantati prima dell’esplosione della crisi dei debiti sovrani in Eurozona: indicativa soprattutto la performance del sottoindice dei titoli bancari in Europa, che è ancora in calo del 66% rispetto ai massimi del 2007.
Fino a poche settimane fa, le borse europee hanno fatto comunque meglio rispetto all’indice di riferimento dell’azionario globale, l’MSCI All-Country World Index, grazie al Dax della borsa di Francoforte, che ha inanellato 25 nuovi record nell’arco degli ultimi sette mesi, al Ftse 100 della borsa di Londra, che ha testato un massimo storico all’inizio di novembre, e al Cac 40 della borsa di Parigi, che ha chiuso al valore più alto dalla crisi finanziaria globale, appena qualche settimana fa.
Tuttavia, se diversi indici azionari a livello globale sono riusciti a riprendersi velocemente dal sell off della metà di novembre, l’Europa ha incontrato maggiori difficoltà a segnare un recupero deciso. Come dimostra il grafico.