Ocse: troppo ottimismo sui mercati, prezzi asset finanziari non coerenti con aspettative crescita
“Continuano ad aumentare le prove sul fatto che i prezzi degli asset finanziari non siano coerenti con le aspettative sulla crescita futura” e “ciò esacerba rischi di correzioni finanziarie e di un dietrofront della crescita”. A lanciare un alert sulle valutazioni dei prezzi degli asset è la stessa Ocse. Per quanto l’economia globale stia riportando tassi di crescita che non si vedevano da anni, per l’istituzione parigina c’è troppo ottimismo, infatti, sui mercati.
Il Pil mondiale è atteso in rialzo del 3,7% nel 2018, per poi rallentare nel 2019, a un ritmo pari a +3,6%. Questo, in quanto l’economia degli Stati Uniti dovrebbe testare il suo picco il prossimo anno, mentre i Pil dell’Eurozona, del Giappone e della Cina dovrebbero soffrire un indebolimento già a partire dall’anno prossimo e nel 2019 compreso.
In un contesto in cui l’azionario globale misurato dall’indice MSCI World Index è salito del 18% circa, solo quest’anno, raddoppiando rispetto al valore del febbraio del 2009, la probabilità di assistere a “forti” correzioni è, per l’Ocse, elevata.
La situazione, come ha spiegato in un’intervista rilasciata a Bloomberg Catherine Mann, responsabile economista dell’istituto, è di conseguenza “fragile, per quanto concerne l’esposizione finanziaria“.
L’outlook è motivato anche con il timore che gli stimoli monetari che hanno sostenuto i prezzi degli asset negli ultimi anni vengano a mancare. Un timore piuttosto fondato, se si considera che è stata la stessa Bce a decidere che, a partire dal prossimo 1° gennaio del 2018, la portata del Quantitative easing sarà dimezzata. A tal proposito, l’Ocse lancia un appello alla banca centrale guidata da Mario Draghi, invitandola a non alzare i tassi almeno fino al 2020.
Viene fatto notare, tra l’altro, che le banche centrali e i governi non dispongono della capacità sufficiente a reagire a una grave crisi.
“Gli spazi di manovra fiscali e monetari sono troppo limitati per far fronte a un indebolimento finanziario”, ha precisato Mann.
Sul fronte Italia, l’Ocse ha rivisto al rialzo le previsioni sul Pil a +1,6% per l’anno in corso e +1,5% per il 2018 (rispetto a +1,4% e +1,2% previsti a settembre). Ma ha anche ricordato che “l’elevato stock dei crediti deteriorati e l’alto debito pubblico espongono il paese a rischi finanziari“.
E’ vero, tuttavia, che “riguardo agli Npl, la strategia del governo di fronteggiare le difficoltà delle banche più deboli sta dando i suoi frutti, con i crediti deteriorati che hanno iniziato a scendere”.
Riguardo al Pil Usa, le attese sono di un aumento del 2,5% nel 2018 dopo la crescita del 2,2% stimata per quest’anno, e incluso anche l’effetto del tanto atteso bazooka fiscale di Donald Trump: per l’Ocse, l’effetto della riforma fiscale degli Stati Uniti sulla crescita sarà soltanto temporaneo. Tanto che il Pil americano rallenterà fino al 2,1% nel 2019.
E’ possibile inoltre che la crescita maggiore degli investimenti, nel 2018, si traduca in un incremento dei salari, tale da portare la Federal Reserve a premere sull’acceleratore nel percorso delle strette monetarie.