Riforma fiscale Usa, Il maggiore impatto su aliquote societarie e deficit federale
In seguito all’approvazione della radicale riforma fiscale americana, molti osservatori si sono dichiarati ottimisti riguardo a una fase rialzista per le azioni e per l’economia nel complesso.
“Riteniamo che la legge fiscale possa incentivare una maggiore crescita del Pil – è il parere anche di Ed Perks, Chief Investment Officer di Franklin Templeton Multi-Asset Solutions – lo scenario “Goldilocks” è una situazione in cui la combinazione di imposte societarie più basse, aumento degli utili esteri rimpatriati e ammortamento accelerato determinano maggiori spese in conto capitale negli Stati Uniti, contribuendo così a un ritmo di crescita economica più elevato in futuro”.
Tuttavia, secondo lo strategist, se è difficile prevedere l’entità dell’impatto delle riforma sul Pil, per due aree – ovvero le aliquote per le società e il deficit federale – l’impatto potrebbe essere ben più ampio.
Le aliquote
Le aliquote delle imposte sul reddito delle società sono state ridotte dal 35% al 21%%, una percentuale non così bassa come nelle precedenti versioni della legge, ma comunque significativa. “Sembra ovvio che questa riduzione sia destinata a creare redditi al netto di imposte più elevati per le aziende, destinati a imprimere slancio all’indice S&P500 e ad altri indici primari – commenta Perks – Tuttavia, alla luce delle differenze significative tra le attuali aliquote d’imposta effettive delle società, gli impatti a livello di utile netto dopo le imposte esercitati dal disegno di legge fiscale in realtà varieranno notevolmente da un’azienda all’altra”.
Un’aliquota fiscale ridotta sugli utili esteri rimpatriati e il pagamento retroattivo obbligatorio su tali utili conseguiti in passato incrementeranno la quantità di liquidità rimpatriata negli Stati Uniti.
Le aliquote
Le aliquote delle imposte sul reddito delle società sono state ridotte dal 35% al 21%%, una percentuale non così bassa come nelle precedenti versioni della legge, ma comunque significativa. “Sembra ovvio che questa riduzione sia destinata a creare redditi al netto di imposte più elevati per le aziende, destinati a imprimere slancio all’indice S&P500 e ad altri indici primari – commenta Perks – Tuttavia, alla luce delle differenze significative tra le attuali aliquote d’imposta effettive delle società, gli impatti a livello di utile netto dopo le imposte esercitati dal disegno di legge fiscale in realtà varieranno notevolmente da un’azienda all’altra”.
Un’aliquota fiscale ridotta sugli utili esteri rimpatriati e il pagamento retroattivo obbligatorio su tali utili conseguiti in passato incrementeranno la quantità di liquidità rimpatriata negli Stati Uniti.
“Tale rimpatrio di liquidità – dice Perks – potrebbe portare a potenziali incrementi di riacquisti di azioni proprie, dividendi e spese in conto capitale (capex) all’interno degli Stati Uniti. Le spese in conto capitale potrebbero poi ricevere un ulteriore impulso dall’ammortamento accelerato”.
Il deficit
Una cosa di cui si è certi è che la nuova legge fiscale aumenterà le dimensioni del deficit federale statunitense, che alcune stimano in crescita di un trilione di dollari a causa del minore gettito fiscale nel prossimo decennio. “Sebbene l’impatto effettivo di un maggiore deficit federale dipenderà in parte dal grado di rafforzamento della crescita del Pil, dall’aumento dei redditi e dal maggiore gettito delle imposte federali che la riforma indurrà nell’economia Usa, riteniamo che l’esito probabile sarà un incremento dei tassi d’interesse statunitensi a lungo termine”, afferma lo strategist.
Le prospettive di aumento del deficit coincidono con la decisione della Fed di ridurre il proprio bilancio, mentre parecchi acquirenti primari di Treasury Bond (come governi esteri, Banche centrali asiatiche e Paesi produttori di petrolio) hanno ridotto i loro acquisti. “A fronte del maggiore debito che i mercati globali devono assorbire, ci si deve chiedere se gli attuali livelli dei rendimenti siano abbastanza alti da attirare acquirenti – si domanda Perks – Io penso che i rendimenti dovranno salire allo scopo di trovare un equilibrio tra domanda e offerta”.
Scelte di investimento
Il deficit
Una cosa di cui si è certi è che la nuova legge fiscale aumenterà le dimensioni del deficit federale statunitense, che alcune stimano in crescita di un trilione di dollari a causa del minore gettito fiscale nel prossimo decennio. “Sebbene l’impatto effettivo di un maggiore deficit federale dipenderà in parte dal grado di rafforzamento della crescita del Pil, dall’aumento dei redditi e dal maggiore gettito delle imposte federali che la riforma indurrà nell’economia Usa, riteniamo che l’esito probabile sarà un incremento dei tassi d’interesse statunitensi a lungo termine”, afferma lo strategist.
Le prospettive di aumento del deficit coincidono con la decisione della Fed di ridurre il proprio bilancio, mentre parecchi acquirenti primari di Treasury Bond (come governi esteri, Banche centrali asiatiche e Paesi produttori di petrolio) hanno ridotto i loro acquisti. “A fronte del maggiore debito che i mercati globali devono assorbire, ci si deve chiedere se gli attuali livelli dei rendimenti siano abbastanza alti da attirare acquirenti – si domanda Perks – Io penso che i rendimenti dovranno salire allo scopo di trovare un equilibrio tra domanda e offerta”.
Scelte di investimento
Gli stimoli esercitati dalla riforma fiscale su una continua espansione economica contribuiranno a un contesto inflazionistico. “A nostro giudizio, in una fase in cui la Fed riduce il proprio bilancio da livelli senza precedenti, eventuali incertezze del mercato potrebbero avere un enorme impatto sulle valutazioni obbligazionarie – dice Perks – Riteniamo quindi che gli investitori debbano essere prudenti circa i potenziali rendimenti dei titoli del Tesoro di lungo termine”.
In questo contesto di crescita economica globale sincronizzata, moderata inflazione e condizioni di liquidità favorevoli, secondo Perks, sono da preferire gli asset rischiosi, ovvero azioni rispetto alle obbligazioni. “Sul fronte azionario, privilegiamo le esposizioni non statunitensi, inclusi Giappone e Mercati Emergenti”, spiega Perks. Che conclude: “Sul versante obbligazionario, siamo propensi a un’esposizione breve in termini di duration, a scapito di esposizioni più lunghe”.
In questo contesto di crescita economica globale sincronizzata, moderata inflazione e condizioni di liquidità favorevoli, secondo Perks, sono da preferire gli asset rischiosi, ovvero azioni rispetto alle obbligazioni. “Sul fronte azionario, privilegiamo le esposizioni non statunitensi, inclusi Giappone e Mercati Emergenti”, spiega Perks. Che conclude: “Sul versante obbligazionario, siamo propensi a un’esposizione breve in termini di duration, a scapito di esposizioni più lunghe”.