S&P: Euro forte potrebbe posticipare tapering QE, ma da solo non riuscirà a evitarlo
“La forza dell’euro potrebbe posticipare il tapering del QE?”. E’ questo il titolo della nota diramata da Standard & Poor’s, che arriva qualche ora prima della riunione della Bce, prevista per la giornata di oggi. La decisione sui tassi sarà annunciata alle 13.45 ora italiana, mentre alle 14.30 prenderà il via la conferenza stampa di Mario Draghi, numero uno della Bce.
Secondo l’agenzia di rating Mario Draghi si confermerà ancora una volta dovish, ovvero colomba, nei toni con cui commenterà le condizioni di salute attuali dell’Eurozona e con cui presenterà l’outlook della politica monetaria. Tenendo conto, molto probabilmente, anche del recente apprezzamento dell’euro, favorito dai continui smobilizzi che hanno colpito e continuano a colpire il dollaro.
Così Marion Amiot, economista della divisione di rating di S&P Global:
“L’inflazione dell’Eurozona sarebbe oggi più alta di 0,7 punti percentuali (l’ultimo dato sull’inflazione, viene indicato, era di un tasso a dicembre dell’1,4%), in altre parole molto più vicina al target della banca centrale, se l’euro fosse rimasto ai livelli di inizio 2015, invece di apprezzarsi a partire dalla seconda metà dello scorso anno”.
“A $1,24 mentre scriviamo – si legge nella nota di S&P – il cambio euro-dollaro Usa è tornato ai livelli della fine del 2014, prima dell’annuncio del Quantitative easing all’inizio del 2015, e a un valore superiore del 18% rispetto al minimo di un anno fa”. E “con il rafforzamento del tasso di cambio, il compito della Bce di far salire l’inflazione a un livello vicino, ma inferiore al 2%, si complica. I beni importati, dai prezzi più convenienti, (l’euro forte rende più bassi i prezzi dei beni importati) stanno pesando sulle dinamiche dei prezzi in Eurozona”, in un contesto in cui “le aspettative dei mercati sui rialzi dei tassi da parte della Bce all’inizio del 2019 o anche entro la fine di quest’anno segnalano tempi in anticipo rispetto a quelli degli stessi falchi della Bce”.
Di conseguenza, “sebbene la maggior parte dell’attenzione si focalizzerà sui cambiamenti alla forward guidance, è più probabile che Draghi smorzi le attese dei mercati sull’arrivo del rialzo dei tassi. Detto questo, al di là della comunicazione, noi crediamo che un euro forte, da solo, non possa essere una ragione sufficiente per far desistere la Bce dal tapering. Siamo dell’idea che una minore incidenza del tasso di cambio sull’inflazione, in una situazione di accelerazione della domanda, insieme ai prezzi più elevati delle commodities, riusciranno probabilmente a compensare alcuni effetti negativi di breve termine sul tasso di inflazione”.