Inflazione USA scatena i sell a Wall Street e mette alle corde la Fed
L’inflazione USA sui massimi da quarant’anni mette in ansia i mercati in attesa della Fed di settimana prossima. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) a maggio è cresciuto del 8,6% su base annuale e dell’1% su base trimestrale, ben al di sopra delle aspettative di 8,3% e 0,7% rispettivamente. L’indice core, depurato dall’energia e beni alimentari per il mese di maggio segna +6% anche qui leggermente al di sopra delle stime di 5,9% e su base mensile invece avanza dello 0,6% rispetto allo 0,5% previsioni degli analisti.
L’aumento dei prezzi nel mese di maggio significava che i lavoratori hanno subito un altro taglio degli stipendi durante il mese. I salari reali, tenendo conto dell’inflazione, sono diminuiti dello 0,6%, anche se la retribuzione oraria media è aumentata dello 0,3%, secondo il report del BLS . Su una base di 12 mesi, la retribuzione oraria media reale è scesa del 3%. Su base annuale, la retribuzione oraria media reale è scesa del 3%.
Wall Street arranca
Wall Street in forte calo nell’ultima seduta della settimana: l’indice Dow Jones cede 660 punti, il Nasdaq Composite segna -3% mentre l’S&P 500 perde il 2,5%.
Non è mancata anche la reazione dell’mercato obbligazionario, sale il rendimento del Treasury decennale a 3,13% mentre il Tresury con scadenza a 30 anni viaggia sui 3,21%.
“È difficile guardare i dati sull’inflazione di maggio e non rimanere delusi”, ha affermato John Leer, Capo Economista di Morning Consult. “Semplicemente non stiamo ancora vedendo alcun segno che il peggio è dietro le spalle”.
L’aumento dei prezzi dell’energia e degli alloggi spingono l’inflazione ai massima da 1981
L’aumento dei prezzi dei rifugi, della benzina e dei generi alimentari hanno contribuito in maniera significativa all’aumento generalizzato dei prezzi.
I prezzi dell’energia sono ampiamente aumentati del 3,9% rispetto a un mese fa, rispetto ad un anno fa invece aumentano del 34,6%. Il prezzo del carburante segna un aumento mensile del 16,9%, spingendo l’impennata su base annuale al 106,7%.
I costi delle abitazioni che rappresentano circa un terzo della ponderazione dell’indice CPI, sono aumentati dello 0,6% per il mese, il più rapido aumento di mensile da marzo 2004. Il rialzo del 5,5% su 12 mesi è il massimo dal febbraio 1991.
Infine, i costi alimentari sono aumentati di un altro 1,2% a maggio, portando la percentuale anno su anno al 10,1%.
“Il mese di maggio è una doccia fredda per la Fed, che attendeva possibili segni di stabilizzazione e un eventuale rallentamento della dinamica mensile dei prezzi nel corso dell’estate. La nostra previsione per ora è che la dinamica mensile core resti, nella migliore delle ipotesi, in media fra 0,4% e 0,5% m/m nel prossimo paio di trimestri. La diffusione e l’entità dei rialzi di maggio rendono improbabile un raffreddamento dell’inflazione significativo entro settembre e rinforza la nostra previsione che la politica monetaria entri in territorio restrittivo per riportare la dinamica dei prezzi sotto controllo. A nostro avviso, la sequenza di rialzi di 50 pb probabilmente dovrà estendersi oltre giugno e luglio: la conferenza stampa di Powell dovrà mantenere toni hawkish per segnalare l’impegno a riportare l’inflazione sotto controllo”, sottolineano gli analisti di Intesa Sanpaolo.