Gli strategist temono che il rally dei mercati europei avrà vita breve
L’estate ha visto l’azionario riprendere vigore. In Europa l’indice Euro Stoxx 50 è risalito di oltre il 12% rispetto ai minimi del 5 luglio. Il corposo rally delle ultime sette settimane è stato alimentato dalla resiliente stagione degli utili societari e dalle attese che la Federal Reserve rallenti il ritmo degli aumenti dei tassi.
Da inizio anno il saldo dell’Euro Stoxx 50 rimane negativo di circa il 12%.
Cosa aspettarsi adesso per la restante parte dell’anno? Gli analisti non vedono grande spazio per ulteriori scatti in avanti. Guardando all’indice allargato Stoxx Europe 600, l’ultimo survey Bloomberg basato sulla media delle stime di 15 analisti, vedono potenziali guadagni di meno del 2% con l’indice che andrebbe a chiudere il 2022 a 447 punti. Lo Stoxx Europe 600 andrebbe così a chiudere l’anno in calo dell’8%, pari alla sua peggiore performance annuale dal 2018.
C’è chi come Bank of America e JPMorgan Chase che ha ridotto i target di fine anno per l’equity Europa. Lo strategist della Bank of America, Sebastian Raedler, si aspetta che il rally estivo si esaurirà e vede lo Stoxx 600 tornare indietro a 390 punti a fine anno, tra i più pessimisti in seguito al taglio del target di circa il 9% nell’ultimo mese.
“Il prerequisito principale per un rally sostenuto del mercato azionario è un minimo nel ciclo macro e una rinnovata accelerazione dello slancio della crescita – afferma Raedler – mentre il previsto calo dell’attività economica e l’incombente crisi energetica lo impediranno”.
La possibilità concreta di una recessione rappresenta il principale ostacolo con economie come quella tedesca che difficilmente saranno in grado di evitare una contrazione dell’attività economica nei prossimi trimestri.
Tra i più ottimisti sull’Europa c’è invece JP Morgan che, nonostante abbia ridotto del 3% l’obiettivo di fine anno per lo Stoxx 600, ritiene che le prospettive economiche sono già incorporate nei prezzi e prevedono quindi un potenziale ulteriore +10% per l’indice di riferimento europeo da qui a fine anno, il che implica la possibilità di finire il 2022 con una variazione praticamente nulla rispetto al 2021.