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Debito emergente, Le storie contrapposte di Argentina e Turchia

24 Maggio 2018 10:22

 
 

Il debito in valute locali dei Mercati Emergenti ha registrato una flessione di quasi il 5% dalla metà di aprile e di quasi l’1% da inizio anno spingendo molti investitori irrequieti a interrogarsi in merito alle prospettive di questa asset class. In realtà, come spiega Paul McNamara, direttore degli investimenti per le strategie Emerging Markets di GAM Investments, la recente debolezza delle valute EM è pressoché interamente ascrivibile alla solidità del dollaro Usa.
Dalla metà di aprile – dice lo strategist – il dollaro si è rafforzato in modo marcato e le valute dei Mercati Emergenti si sono comportate esattamente come accade in tali circostanze. Se da un lato riteniamo che vi siano numerose ragioni per la solidità del dollaro Usa nel breve termine, dall’altro prevediamo che questa solidità non sarà sostenuta”.

Nel medio termine, infatti, il biglietto verde tende a essere correlato al ciclo di crescita globale e, in particolare, alla differenza tra la crescita negli Usa e nel resto del mondo. “A nostro parere – spiega McNamara – i fondamentali di crescita globale permangono robusti. Prevediamo un rimbalzo della crescita nell’Eurozona, un rafforzamento nei Mercati Emergenti (Cina esclusa) e un rallentamento graduale in Cina”
In un contesto simile, quindi, secondo lo strategist il dollaro USA avrà un andamento orizzontale.
 
Solidi fondamentali

 

Quanto ai fondamentali nazionali dei Mercati Emergenti sono solidi. Come spiega McNamara, la crescita del PIL si sta consolidando, gli EM continuano a registrare un surplus delle partite correnti e le riserve di valuta estera migliorano sempre più. Generalmente, in un contesto di questo tipo, le valute EM mettono a segno performance positive, permettendo agli investitori di beneficiare di rendimenti interessanti.
Tuttavia, nel caso in cui un investitore sia preoccupato per la solidità sostenuta del dollaro Usa, questi potrà ricorrere a una copertura alquanto economica ed efficace, acquisendo posizioni lunghe in dollari Usa rispetto alle valute dei mercati sviluppati, come per esempio il dollaro canadese.

“Non solo le prospettive dei mercati emergenti si mantengono positive – dice Mc Namara – ma attualmente questi mercati offrono opportunità eccezionali di valore relativo: recentemente sia il peso argentino (ARS) che la lira turca (TRY) hanno accusato una netta flessione; manteniamo tuttavia un atteggiamento positivo sul peso e negativo sulla lira”.

 

Argentina

 

Vediamo di analizzare queste due valute e i rispettivi Paesi. Entrambi – come spiega lo strategist – hanno sperimentato una domanda robusta e un deterioramento della bilancia commerciale ed entrambi necessitano di un rialzo dei tassi, pena dover sopportare un ulteriore indebolimento delle rispettive valute.

In Argentina – dice Mc Namara – gli incentivi sono tutti allineati per ulteriori rialzi dei tassi e una valuta stabile: il Paese vanta somme relativamente ingenti di debito in valute locali e livelli relativamente contenuti di credito nazionale. Il suo indebitamento aumenterà se il peso argentino si indebolirà troppo ed è poco probabile che tassi di interesse nazionali superiori possano far precipitare in recessione l’economia interna in quanto i livelli dei prestiti locali sono contenuti”. I politici argentini, inoltre, hanno già mostrato la volontà di fare tutto il necessario per difendere la valuta nazionale, innalzando i tassi del 12,75% nelle ultime due settimane.

 

Turchia

 

Al contrario, in Turchia, le famiglie e le imprese hanno visto aumentare il loro indebitamento nel corso del tempo e la leadership politica si è dimostrata fermamente contraria a ulteriori rialzi dei tassi di interesse. Persino quando ha agito in tal senso nel 2017, Ankara ha fornito un cuscinetto all’impatto che questo avrebbe avuto sull’economia nazionale, introducendo il Credit Guarantee Fund, così che la crescita del credito è effettivamente aumentata dopo l’innalzamento dei tassi.

In sintesi, le condizioni complessive del credito sono state allentate piuttosto che inasprite. “La Turchia non intende subire un netto rallentamento della crescita prima delle imminenti elezioni e, di conseguenza, è poco probabile che la Banca centrale turca (CBT) aumenti i tassi sufficientemente. È molto più probabile che la correzione avvenga a causa della debolezza della lira turca”, dice Mc Namara.

 

Scelte di investimento

 

Tirando le somme, le due valute emergenti con le peggiori performance (insieme alla Russia assoggettata a sanzioni) sono state quelle dei soli due Paesi che hanno registrato saldi esterni significativi e in peggioramento, ossia la Turchia e l’Argentina.

A nostro parere il saldo esterno è un elemento di assoluta importanza, e l’attuale situazione, sebbene più debole rispetto a un paio di anni fa, è di gran lunga più solida rispetto ai livelli associati agli ampi sell-off. Le valute dei mercati emergenti, infatti, tendono a essere molto più stabili e raramente subiscono ingenti drawdown quando le partite correnti sono in surplus”.
Secondo Mc Namara, con un debito in valuta locale elevato, un settore bancario vulnerabile, una dipendenza pesante dalle costruzioni quale driver di crescita e una politica divisa, la Turchia è soggetta a vulnerabilità, mentre i livelli di debito nazionale molto contenuti dell’Argentina rendono i tassi di interesse elevati relativamente sopportabili.
Infine, viste le solide prospettive dei fondamentali dei Mercati Emergenti, lo strategist conferma il sovrappeso nella maggior parte delle valute ad alto rendimento con solidi fondamentali quali rublo, peso messicano, real brasialiano e nuovo sol peruviano. “Manteniamo in ogni caso il sovrappeso in ARS (peso argentina), l’ingente sottopeso in TRY (lira turca) e un netto sottopeso in PLN (zloty polacco) per compensare alcuni dei rischi derivanti da un dollaro Usa più forte”, conclude Mac Namara.