Euro si rafforza, petrolio tonico in attesa Opec. A Milano corrono le banche
Borse europee ben intonate nella prima parte di giornata con riflettori sempre rivolti agli sviluppi sul fronte relazioni commerciali tra Usa e Cina. Spicca il balzo dell’euro (1,165 contro il dollaro) in scia all’accordo fondamentale raggiunto nella notte che permetterà alla Grecia di uscire dalla tutela dei suoi creditori il prossimo 20 agosto e ricominciare a finanziarsi da sola sui mercati. I dati di produzione dalla Francia, che hanno battuto le aspettative, hanno ulteriormente rafforzato l’euro.
A Piazza Affari l’indice Ftse Mib, sceso ieri del 2% complice anche la notizia delle nomine di Alberto Bagnai e di Claudio Borghi rispettivamente alla presidenza della commissione Finanze del Senato e alla presidenza della commissione Bilancio del Senato, segna un progresso dello 0,85% a quota 21.853 punti.
In risalita le banche. Bper scatta del 6% circa a 4,734 euro dopo che Unipol ha concluso l’acquisto di 15.629.789 azioni ordinarie di BPER Banca, pari a circa il 3,25% del capitale sociale della stessa BPER, attraverso una procedura di reverse accelerated bookbuilding. Unipol giunge così a detenere il 13,1% circa del capitale sociale. Tra gli altri titoli bancari rialzi pronunciati per Banco Bpm (+2,66%) e Ubi Banca (+3,18%).
Opec: si punta ad aumento produzioen di 1 mln di barili
A livello internazionale sale l’attesa per il vertice Opec, previsto oggi a Vienna, in cui si discuterà della proposta di un aumento della produzione caldeggiata da Russia e Arabia Saudita.
L’accordo preliminare tra membri Opec e Russia sarebbe di un aumento della produzione di 1 milione di barili al giorno nonostante l’opposizione dell’Iran. Il ministro dell’Energia saudita, Khalid al Falih, ha però sottolineato che l’incremento effettivo dovrebbe essere di 600mila b/g circa, visto che alcuni paesi (tra cui Venezuela e Messico) non sono al momento capaci di aumentare la produzione. Il ministro saudita ha rimarcato che alla base della decisione c’è un mercato petrolifero che richiederà maggiore offerta di greggio nella seconda metà del 2018.
Il ministro del Petrolio nigeriano, Emmanuel Ibe Kachikwu, ha parlato di consensus sull’accordo con tutti i partecipanti al cartello ritengano 65-70$ di Brent un prezzo “giusto”.