Tech sotto attacco, tre fronti aperti: come investire oggi
La politica, le valutazioni e la guerra commerciale: sono questi i tre fonti aperti che mettono sotto pressione oggi le grandi aziende tecnologiche. Ad individuarli Quirien Lemey, Senior Portfolio Manager di Degroof Petercam AM secondo cui tutto questo dimostra quanto la tecnologia sia diventata importante nella nostra vita quotidiana.
“La tecnologia è oltretutto un tema chiave nelle nostre strategie sostenibili, per cui riteniamo che meriti grande attenzione”.
Il fronte politico
Il più grande dei fronti che preme sui big tech nasce nel mondo politico, in cui le autorità di regolamentazione e i governi esercitano una pesante pressione sulle grandi aziende tecnologiche. La politica – afferma Quirien Lemey – è per lo più schierata contro i grandi gruppi tecnologici, i FANGS nel mondo occidentale, e sempre più contro le BAT (Baidu, Alibaba, Tencent) in Asia. “Sul fronte regolamentare, è sotto gli occhi di tutti che i giganti della tecnologia sono soggetti a un crescente controllo da parte di numerosi enti regolatori europei, come riflesso di una generale preoccupazione in Europa sull’influenza esercitata dai gruppi statunitensi, leader nei settori della tecnologia e di internet”, afferma Lemey.
La previsione di Lemey è che la guerra mossa dalla politica contro i big della tecnologia non finirà presto e continuerà anche nei prossimi anni, con molte cause legali, multe, nuovi regolamenti e tweet di Trump a venire.
“Crediamo che la Silicon Valley abbia bisogno di cambiare il suo atteggiamento di indifferenza e di essere più umile. Potrebbe essere opportuno smettere di ignorare le preoccupazioni in materia di privacy e adottare un approccio più cooperativo nei confronti delle autorità di regolamentazione europee. Non fraintendete, crediamo che i gruppi tecnologici potrebbero uscirne più forti di prima. Non dimenticate che una maggiore regolamentazione crea spesso maggiori barriere all’ingresso”.
Il fronte delle valutazioni
Il secondo fronte riguarda le valutazioni: anche quest’anno l’indice composito NASDAQ ha raggiunto i massimi storici con le valutazioni che si stanno nuovamente alzando. “Non pensiamo che le valutazioni del settore tech siano eccessivamente care” dice Lemey che spiega anche i motivi.
“Innanzitutto, perché si tratta di uno dei settori più diversificati (che spazia da software gestionali, servizi IT, pagamenti, social media a hardware, semiconduttori e semilavorati): non si può parlare genericamente di valutazione del settore tecnologico. (…) Inoltre, la tecnologia in generale e alcuni di questi sotto-settori in particolare, rappresentano uno dei segmenti di mercato ad alta generazione di liquidità, il cui maggiore premio al rischio è quindi più che giustificato. Del resto, non siamo più nell’era delle dotcom dove c’erano tanti modelli di business non ancora testati e dove solo poche società generavano profitti”.
Il fronte della Guerra commerciale
Altro fronte è quello del protezionismo dove le tensioni stanno aumentando e la situazione sembra aggravarsi per quanto riguarda quella che la Casa Bianca ha definito “l’aggressione economica” della Cina.
“La tecnologia”, afferma Lemey, “è una delle ragioni più importanti di questa situazione. ““Made in China 2025” è la strategia industriale del Presidente Xi Jinping, uno sforzo guidato dallo Stato per stabilire la leadership cinese nella tecnologia che mostra anche l’espansione incessante dell’industria cinese dei semiconduttori, un prodotto che sarà senza dubbio pronto a mettere sul mercato sottocosto nei prossimi anni”.
Dobbiamo ancora investire nella tecnologia?
Da qui la domanda principale: con la tecnologia sotto attacco da parte dei regolatori di tutto il mondo, valutazioni in aumento e una guerra commerciale che incombe a detrimento delle aziende tech, dovremmo investire nella tecnologia? Secondo Lemey, il settore tecnologico è ancora uno dei migliori settori in cui investire nel lungo periodo, in quanto l’innovazione è elevata e alla base vi sono fattori strutturali di crescita, ma in ogni caso è necessaria un’attenta selezione iniziale, un’adeguata e approfondita verifica e molta attività di ricerca.
La conclusione è che non si deva non investire nelle FANG o nelle BAT, ma lo si deve fare in modo selettivo, dopo un’adeguata ricerca. “Per esempio, se si teme l’impatto che Trump ha sulla catena logistica di approvvigionamento di Amazon, potrebbe essere bene chiedersi quale parte dei profitti proviene effettivamente dalla divisione e-commerce(suggerimento: non così tanto). Sconsigliamo di puntare grosse scommesse su singole aziende tecnologiche, ma riteniamo decisamente più appropriato diversificare e mantenere un approccio di gestione attivo”.