Fed più dovish delle attese, sell off su dollaro. Euro oltre $1,14. Occhio a ‘centrale dei rischi’
La Federal Reserve di Jerome Powell si mostra più dovish rispetto alle aspettative dei mercati, provocando con i suoi annunci un forte calo del dollaro e dei tassi sui Treasuries Usa.
La banca centrale americana non si è limitata ad annunciare l’intenzione di lasciare i tassi fermi al range compreso tra il 2,25% e il 2,50% e a rivedere al ribasso le stime sul Pil e sull’inflazione degli Stati Uniti.
Dal dot-plot, ovvero dal grafico che riporta il suo outlook sul percorso di politica monetaria che intende intraprendere, sulla base delle aspettative di ciascuno dei 17 esponenti del Fomc, emerge anche l’intenzione di Powell & Co. di non procedere ad alcun rialzo dei tassi nel corso del 2019.
Nell’outlook del trimestre precedente, erano solo due i funzionari della Fed ad anticipare che quest’anno non ci sarebbe stata alcuna stretta monetaria: il numero è passato a 11 in questo dot plot. Sempre a dicembre 11 membri avevano indicato due strette monetarie per il 2019. Il numero è passato a due.
D’altronde, la Federal Reserve ha comunicato di aver rivisto al ribasso le sue proiezioni di crescita del Pil Usa per il 2019 a +2,1%, rispetto al +2,3% delle stime di dicembre.
L’outlook sull’inflazione è stato tagliato di 0,1 punti percentuali all’1,8%.
Il tasso di disoccupazione è previsto ora al 3,7%, in rialzo di 0,2 punti percentuali rispetto alle previsioni di dicembre.
Immediata la reazione dei mercati, con i tassi sui Treasuries decennali che sono capitolati al minimo dal gennaio del 2018, scendendo di 8 punti base al 2,528%.
Tonfo anche per i rendimenti a cinque anni, scivolati di 10 punti base al 2,328%, al valore più basso dal febbraio del 2018. I tassi a tre mesi sono scesi al 2,473% e quelli a due anni di 7 punti base al 2,4%.
Il risultato è che il differenziale tra i tassi a 10 anni e a tre mesi è calato a 5,5 punti base. E’ stata la prima volta dal settembre del 2007 che la curva dei rendimenti si è appiattita al di sotto dei 10 punti base.
Ma a reagire è stato anche il forex, con gli investitori che hanno penalizzato il dollaro, a vantaggio dell’euro e delle altre principali valute.
L’euro è balzato al record delle ultime sette settimane a $1,1424, dal recente minimo di $1,1177. Il biglietto verde è scivolato sullo yen fino a JPY 110,47, riportando una perdita dello 0,6%, la più forte dal flash crash dell’inizio di gennaio, che era stato scatenato dall’effetto Apple.
Dollar Index in flessione a 95,908, in perdita nelle contrattazioni overnight dello 0,5% circa. Anche la sterlina avanza nei confronti del biglietto verde, salendo dello 0,17% circa a $1,3218.
Riguardo alle potenzialità di apprezzamento dell’euro, occhio al commento di Peter Rosenstreich, responsabile della strategia di mercato e di Arnaud Masset, analista, di Swissquote sui mercati finanziari.
Nella nota, viene messa in evidenza l’opportunità rappresentata, in particolare, dal rapporto euro-franco svizzero, in un contesto in cui l’Europa rischia di portarsi su “un sentiero pericoloso”.
I motivi sono diversi: “la Brexit, il cambiamento alla guida delle istituzioni europee e della BCE, le discussioni su possibili tariffe automobilistiche imposte da Trump”.
“Nonostante ciò – si legge nella nota – gli indici europei (riferimento all’azionario) sembrerebbero aver già incorporato nei prezzi una situazione in peggioramento, il che potrebbe avvantaggiarli su altre Borse mondiali più vicine ai loro massimi storici. Ci sono segnali rassicuranti di passi in avanti, per quanto non possiamo escludere un aumento della volatilità se l’economia europea dovesse finire fuori strada. In tale contesto, i traders rimangono vigili considerando che, a nostro parere, una carta per giocare al meglio l’attuale incertezza potrebbe essere rappresentata dalla coppia Euro Franco svizzero (che rappresenta una sorta di ‘centrale-rischi’ dell’Europa e ha già incorporato nei prezzi il rischio Brexit, il rischio Italia e il rischio di una Bce maggiormente accomodante)”.
“Qualora si allontanasse il rischio di una hard Brexit, gli investitori sono pronti a riallocare su Euro le posizioni ora detenute in franchi e la banca centrale svizzera consentirà alla moneta unica di riapprezzarsi senza porre limiti al rialzo”, si legge nella nota di Swissquote.