Commodities sfidano timori economia globale: miglior trimestre da 2016. Ma il rialzo è sostenibile?
Occhio al settore delle commodities, che ha concluso il primo trimestre migliore dal 2016, in quasi tre anni, sulla scia dei timori legati all’offerta e grazie all’ottimismo sulla crescita della domanda. Nei primi tre mesi del 2019, di fatto, il Bloomberg Commodity Index, che include 23 materie prime, è balzato di oltre +6%, riportando il balzo più forte dall’ultimo trimestre terminato nel giugno del 2016.
I guadagni sono stati sostenuti soprattutto dal prezzo del petrolio, mentre tra i metalli industriali è stato il nickel ad avere la meglio.
La domanda che inizia a insinuarsi tra gli investitori, è, tuttavia, la seguente: fino a che punto questa fase di rally è sostenibile?
I segnali che arrivano dal fronte macroeconomico globale non sono certo confortanti, in particolare dalla Cina e dagli Stati Uniti, entrambi i due principali consumatori di commodities al mondo.
All’inizio di marzo, in particolare, la Cina ha rivisto al ribasso le stime sull’espansione della propria economnia, mentre lo scorso giovedì il dato sul Pil Usa ha messo in evidenza il rallentamento dei fondamentali economici americani.
Non per niente l’indice delle commodity ha rallentato il passo proprio nel mese di marzo, scontando anche i dati sulle vendite di auto e relativi al settore manifatturiero che sono stati negativi sia in Europa che in Cina.
Detto questo, diversi analisti sottolineano che non è il momento di essere ribassisti, facendo notare come ci siano ancora problemi legati all’offerta. Inoltre, sottolineano gli esperti, una Federal Reserve accomodante, ed è questo che si anticipa, potrebbe smorzare la forza del dollaro, rafforzando la richiesta di commodities.
I dubbi, però, non mancano. Rob Haworth, senior investment strategist presso U.S. Bank Wealth Management a Seattle, che gestisce asset per un valore di $164 miliardi, sottolinea per esempio che “è difficile pensare che, nel complesso, le commodities riescano a permanere in questo trend al rialzo”. In particolare, “i cereali faranno fronte ad alcune sfide, mentre per i metalli industriali la domanda è: cosa sta accadendo davvero alla crescita della Cina?”
D’altro canto c’è Darwei Kung, money manager presso l’Enhanced Commodity Strategy Fund di DWS Investment Management Americas, che afferma che “i principali timori rimangono sul lato dell’offerta, con limiti che caratterizzano diverse commodities”. Aggiungendo che, “semplicemente, negli ultimi anni non sono stati fatti gli investimenti in capitali necessari per espandere la capacità a un ritmo più veloce della domanda”.
Occhio alla nota di Nitesh Shah, Director of Research di WisdomTree:
“Nell’ultimo mese i metalli industriali hanno registrato le migliori performance all’interno del settore delle commodity. Il complesso dei metalli industriali ha continuato il forte rally iniziato a gennaio, in un contesto in cui sembra che gli Stati Uniti e la Cina stiano facendo passi avanti verso un accordo commerciale. Lo scorso anno, infatti, i metalli industriali sono stati eccessivamente sottopesati in quanto il mercato temeva delle ripercussioni sulla domanda a causa dell’attrito commerciale tra le due nazioni. Il rally è stato messo in pausa nelle ultime settimane, nonostante i prezzi al rialzo per il mese di marzo. Sembra che un accordo commerciale non sarà firmato a breve come inizialmente sperato e potremmo, quindi, dover aspettare fino a giugno se vogliamo credere alle notizie della stampa cinese. I prezzi dei metalli potrebbero oscillare intorno ai livelli attuali o diminuire fino a quando questa incertezza non sarà terminata. Tuttavia, i fondamentali per la maggior parte dei metalli di base rimangono molto forti e ci aspettiamo che i prezzi continuino a salire una volta raggiunto l’accordo. La maggior parte dei metalli si trova in un deficit di offerta, che difficilmente si invertirà presto. Le scorte del London Metal Exchange sembrano molto scarse di zinco, rame e nichel. Ciò indica che al deficit di offerta di questi metalli si aggiunge il prelievo dalle scorte. Invece quelle dello Shanghai Futures Exchange sono in aumento. Questo potrebbe essere il risultato di una domanda di stagione bassa, che potrebbe però cambiare. A meno che ciò non si verifichi, Shanghai è fortemente incentivata ad esportare metalli a Londra. Nell’ultima settimana del periodo di riferimento, le scorte di rame di LME sono aumentate, mitigando così la scarsità di risorse. Le scorte LME di zinco rimangono scarse e ciò è riflesso nel ritorno dell’intera curva dei futures. Alla luce di una politica monetaria e fiscale accomodante in Cina, stiamo iniziando a vedere come l’impulso al credito stia diventando positivo in Cina. Storicamente, gli stimoli in Cina sono stati indirizzati a progetti infrastrutturali. Se la storia si dovesse ripetere, si potrebbe registrare una forte crescita nel settore delle costruzioni ad alta intensità di materie prime, aggiungendo un altro vento a favore quest’anno al complesso dei metalli industriali”.
Tra l’altro, per quanto riguarda il rame, ING ha diramato una nota in cui spiega come l’offerta del metallo potrebbe continuare a risentire del ritardo che ha colpito le operazioni della fonderia cilena di Chuquicamata, Ritardo che potrebbe essere più lungo delle attese e supportare dunque l’outlook di un deficit dell’offerta, che sarebbe positivo per la dinamica dei prezzi.